“Non sei nero, sei solo sporco”. Dicono in famiglia che da piccola piangessi disperata ogni volta che a Carosello appariva Calimero, il pulcino che tutti sfuggivano perché piccolo e nero fino a quando l’Olandesina lo buttava nel mastello e lo strofinava ben bene con il detersivo Ava “come lava”, trattamento dopo il quale riappariva bianco e splendente appunto perché, semplicemente, non si era lavato. “Eri politicamente corretta ante litteram e a tua insaputa”, ridacchiano, ma in realtà è probabile che singhiozzassi per la crudeltà bullista degli altri pulcini. Il fatto che Calimero venisse ostracizzato perché nero e che desiderasse essere bianco (attenzione: non sapeva di essere uguale agli altri, lo scopriva solo dopo il salto nel mastello), non mi sfiorava nemmeno: vivevo in un ambiente abbastanza multireligioso da poter festeggiare una sorta di “christmukkah” lungo tutto il mese di dicembre, luci prima e albero di Natale poi senza soluzione di continuità, ma in effetti la pelle scura nell’ambiente in cui vivevo era un non dato. Che tutti volessero essere bianchi era un’ovvietà.
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