"La quarantena è definitiva”, scrive Bruno Latour, sociologo e antropologo francese, nel suo nuovo libro “Où suis-je”. La tesi è chiara: l’antropocene è in crisi, Gaia si è vendicata, il nostro “stile di vita” è malato e, anche una volta sconfitta la pandemia, non si deve uscire dal contenimento. Non si torni indietro, per il bene del pianeta. “Fermate il catastrofismo!”, chiede invece Marc Fontecave, scienziato di fama internazionale esperto di chimica bioinorganica, docente al Collège de France di Parigi, dove dirige il laboratorio di Chimica dei processi biologici ed è membro dell’Accademia francese delle scienze. “Halte au catastrophisme!”, il titolo di Fontecave appena pubblicato da Flammarion. Si dice infastidito da questa “malattia infantile dell’ecologia” di cui i Latour sono espressione ed esponenti. “L’idea di un incombente disastro ambientale non è nuova, ma è parte integrante dell’ecologia”, dice il professor Fontecave al Foglio.
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