Solo un italiano su cinque vuole il ritorno alle urne, e vorrei vedere, siamo un popolo pratico, antico, esperto di umanità e di modi informali e liberi di pensare. La sproporzione tra quello che ci sta succedendo e quello che ci facciamo con le nostre mani è veramente bizzarra, per usare un eufemismo non troppo triste. E in giro c’è ancora abbastanza saggezza per capirlo. I vaccini camminano con lentezza, per lo più, e in mezzo a mille difficoltà anche previsionali. Sono la fine dell’incubo? Forse sì, forse no. Le varianti virali impazzano, e come al solito ne sappiamo poco. Il premier britannico, in un paese stordito dalla conta dei morti quotidiani e dalle cifre inverosimili dei contagi, con tutto chiuso per la terza volta, annuncia che secondo certi studi la variante inglese è del trenta per cento più letale e infinitamente più rapida nella trasmissione infettiva. Pandemia vuol dire che nessuno è escluso da un dramma collettivo, e ci sono parti del mondo che ancora non conoscono picchi simili ai nostri, attendono che venga la loro ora nefasta in una circolarità della piaga che sconcerta. La JPMorgan ha riunito le industrie della salute, il giro di Big Pharma, e ha concluso: ci sono anni ancora di tamponi necessari, di medicine da trovare, di rimedi vaccinali da perfezionare e rendere idonei ai movimenti maligni del virus, dei virus.
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