La trilogia di Lodovico Festa (La provvidenza rossa, La confusione morale, Addio Milano bella) è arrivata al terzo stadio con un racconto-saggio sulla Milano in cui si avvia il ciclo arrivato fino a oggi, la distruzione dei partiti repubblicani classici per mano delle inchieste sulla corruzione. Festa è dei nostri, gli anniversari lo fanno sorridere, sono una scansione pigra del tempo. Il nuovo libro, come i precedenti ma stavolta partendo dalla fine, è il ritratto della variante italiana del virus comunista internazionalista, attecchito in Russia nel 1917, quattro anni prima del fatale contagio al Congresso di Livorno, appena rievocato tra le polemiche. E’ la Versione di Vichi, dal nome amicale dell’Autore, una riscrittura e ricostruzione di un tratto pertinente, ma aspro e ingarbugliato, della storia italiana del Novecento, dipinta e concettualizzata nel vasto mondo. E’ un testo felicemente scorretto sul tempo nostro e dei nostri padri e madri, afferrato nel momento in cui si esauriva.
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