Sarà lo stress da dpcm e festività, ma strani individui venuti da chissà dove, somiglianti a noi, ma con una testa un po’ più grande, si sparpagliavano per la città come uno sciame d’insetti
Qualche notte fa ho avuto un incubo. Sarei voluto scappare, avrei voluto gridare, mi sarei voluto svegliare. Ma niente. Rimanevo prigioniero nel sonno, mentre intorno a me tutto prendeva le sembianze di una normalità insolita, che mi faceva paura, senza che capissi di preciso perché. Strani individui venuti da chissà dove, somiglianti a noi, ma con una testa un po’ più grande, si sparpagliavano per la città come uno sciame d’insetti. Entravano nelle fabbriche, negli archivi, nei musei, nei laboratori, nei palazzi dell’università e del governo con la frenesia tipica di chi cerca qualcosa, di chi vuol conoscere, sapere. Ecco: avrei detto che ci stavano studiando. Ognuno di loro portava a tracolla una borsa che era in realtà una specie di computer sul quale apparivano in continuazione, a grande velocità, oggetti, formule, pagine di libri, monumenti, palazzi, quadri, eventi; il tutto attivato da tante piccole scariche elettriche che uscivano a rapida intermittenza dai loro occhi e dalle loro teste. Era come se stessero scannerizzando la nostra intera civiltà. Lo facevano con una frenesia meccanica, ma avrei detto senza trovarci nulla di interessante. Troppo evoluta la loro intelligenza. Mi colpì in particolare il sorriso di scherno che compariva sui loro volti ogni volta che sui computer scorrevano temi religiosi: chiese, testi sacri, immagini, sacerdoti, papi benedicenti e cose simili.
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