In un’intervista rilasciata negli anni 80 alla Paris review leggibile integralmente anche nel bellissimo Perchè scrivere? (Einaudi, 440 pp., 22 euro), Philip Roth ha detto: “Scrivere non è partecipare a un concorso di bellezza morale”. Bene – aggiungiamo modestamente noialtri – nemmeno leggere! Anche se, in realtà, sembrerebbe il contrario: non c’è post su social, campagna di promozione alla lettura, pistolotto di zietta iscritta al circolino del venerdì che non punti sugli aspetti edificanti della lettura, spesso definita, con sprezzo del ridicolo, “cibo per la mente”. La lettura è gravata da aureole tremende, ma chi la ama sa benissimo che leggere è altro: godimento, vizio, ossessione, mania, malattia. Leggere è una droga, pertanto urge consolazione per il negletto Lettore Immorale attraverso un piccolo manifesto portatile che lo emendi di ogni vergogna, tre punti in cui si stabilisca una volta per tutte il diritto a rifiutare i capisaldi, i corollari e tutto ciò che pare essere d’obbligo per il Lettore Morale.
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