I designer di Memphis non amano parlare di Memphis. “E’ come chiedergli della prima moglie” dice un conoscente. Così, mentre l’anniversario incombe, il celeberrimo collettivo è orfano di padri accorsi a festeggiarlo. C’è il Covid e il basso profilo è molto chic; dunque anche la mostra Memphis: 40 Years of Kitsch and Elegance alla Vitra Design Museum Gallery di Weil am Rhein in Germania apre in sordina (ufficialmente da questo weekend ma non si può andare a vedere finché Merkel non allenterà le restrizioni pandemiche e prosegue comunque fino a gennaio 2022). Va detto, la fama del gruppo Memphis è sproporzionata alla durata della vicenda. Otto anni scarsi dalla prima pizza in compagnia a casa di Ettore Sottsass e Barbara Radice – quando secondo leggenda il nome del movimento fece capolino dal refrain di un disco di Bob Dylan inceppato – alla disgregazione – quando, uscito Sottsass, ciascuno decise di proseguire per proprio conto. Non che ci sia mai stato un vero studio in cui s’aggregavano, piuttosto allegre trattorie; e comunione d’intenti.
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