Il racconto di Gogol’, i cimeli di Proust, il grande schermo. Quando un abito non ripara soltanto dal freddo, ma è la promessa di una rinascita
Quello verde mi è rimasto in mente più degli altri: lungo fino ai piedi, di una tonalità acida, quasi azzardata; di velluto ma effetto astrakan; da chiudere in vita e lasciare scivolare verso il basso con una svasatura piena di grazia. Tutti parlano dei cappotti di Nicole Kidman nella nuova serie Hbo The Undoing. Cappotti rossi e a quadri, sinuosi e abbondanti, cappotti ricamati da sera, alcuni argentati, alcuni creati cucendo pezzi di altri cappotti. Cappotti che dicono dell’umore di Grace, la psicologa che vive nell’Upper East Side e si ritrova coinvolta nelle indagini per l’omicidio di una donna, di cui suo marito Jonathan (Hugh Grant) sembra essere il principale indagato. I cappotti sono molto di più di un capo di abbigliamento. Indossati ci ridisegnano, ci custodiscono; e infatti dei cappotti non ci dimentichiamo mai. Gogol’, grandissimo autore russo, scrisse Il cappotto nel 1842: insieme ad altri quattro racconti (Il naso, Il ritratto, Le memorie di un pazzo e La Prospettiva Nevskij) fa parte dei Racconti di Pietroburgo.
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