Se un personaggio tende a piangere troppo, lo taglio di netto”. Valerio Bonelli può farlo, lavora al cinema come montatore. Bravo, perché subito precisa: “Non è importante insistere sul suo sguardo bagnato di lacrime. L’importante è commuovere lo spettatore”. Bravissimo, perché ha lavorato quasi un anno sulla docuserie “SanPa” diretta da Cosima Spender (sua moglie, figlia dello scultore Matthew Spender, a sua volta figlio del poeta Stephen Spender). In corso d’opera, le puntate da sei sono stare ridotte a cinque, e i 19 intervistati sono stati ridotti a 15. Ottimo. Dice infatti la regola numero uno del montaggio, o quella che del montaggio dovrebbe essere la regola numero uno: “Quel che non c’è, non si vede”. Nessuno spettatore verrà mai a lamentarsi “ma perché hai tolto quella scena, era tanto bella…”. Quel che resta deve risplendere e funzionare. Vale sullo schermo, vale per i libri (se non togliete le pagine meno riuscite il lettore ricorderà soltanto quelle). Vale per gli articoli (anche se, qualunque riga un caporedattore elimini, il giornalista protesterà “era fondamentale). Vale per la radio: un collega, di cui mai faremo il nome, riascoltava sistematicamente i pezzi di intervista tagliati, trovandoli indispensabili (cosicché un servizio da cinque minuti ne durava dieci).
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