Jean de Kervasdoué, economista liberale e collaboratore del Point, ha appena pubblicato un libro, “Les écolos nous mentent” (Plon), sulle esagerazioni dei catastrofisti del clima in materia di energia nucleare, di bio, di ogm e di deforestazione
Siamo nel febbraio del 2026. Da quattro anni all’Eliseo c’è un presidente ecologista. Le temperature, in Francia, sono le stesse del 2021, ma le case sono ghiacciate, perché il governo verde ha autorizzato il riscaldamento soltanto per poche ore al giorno, costringendo i cittadini a mangiare e leggere libri con addosso guanti e cappotto all’interno delle mura domestiche. Metà delle centrali nucleari sono state chiuse, i militanti green esultano, ma i pannelli solari, coperti di neve, non funzionano più, e le pale eoliche restano immobili per assenza di vento. La poca elettricità rimasta per far funzionare il metrò viene dalle ultime centrali nucleari rimaste e le pompe di calore per i bus elettrici non resistono al freddo. I musei e i teatri sono deserti per via delle temperature polari che vi regnano, la polizia ecocida creata dall’esecutivo per dare la caccia ai critici del cambiamento climatico è la più temibile, la Marsigliese, troppo bellicosa, è stata sostituita da un poema di Greta Thunberg, che ha come sfondo sonoro i canti degli uccellini, mentre il Tour de France, troppo inquinante per via di tutte quelle persone che si riuniscono producendo Co2, è stato cancellato.
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