Foto tratta dalla pagina Facebook @lultimaruota  

Alle ultime ruote dello spettacolo rimane un Recovery Funk verso Sanremo

Giovanni Battistuzzi

Da Milano alla città dei fiori in tempo per il Festival di Sanremo. Il viaggio in bicicletta de "L'Ultima ruota" per per affermare che la cultura è necessaria. Parla Guido Foddis

La maglia nera è stata nel ciclismo una rivoluzione soprattutto culturale. Pensare che un mondo, quello sportivo e non solo ciclistico, che esalta i primi, i vincitori, i più bravi (o fortunati) degli altri, potesse premiare il peggiore, l'ultimo, il derelitto dei pedali, era qualcosa di totalmente insensato che andava contro la funzione stessa dello sport: vincere. Il ciclismo però è un mondo strano, fatto di anime in bicicletta che sfidano le regole della resistenza e a volte, o almeno così viene visto da fuori, anche del buon senso. Chi glielo fa fare a correre sotto l'acqua o il sole bollente, su e giù per montagne, per centinaia e centinaia di chilometri?, si chiedono in molti. Nessuno. Eppure lo fanno per il piacere di farlo. E lo fanno nonostante tutto. Perché, chi pedala lo sa, in fondo in fondo c'è poco di meglio.

     

Florian Schneider dei Kraftwerk nel 2000 disse che "il ciclismo non era diverso dalla musica. Segue le stesse dinamiche, ha la stessa divisione tra gregari e capitani. La grande differenza è che i capitani non sempre hanno chiaro in testa il gran lavoro dei gregari". La pandemia di Covid-19 ha reso più evidente tutto ciò.

  

La musica, e più in generale tutto il settore dello spettacolo, ha perso i palcoscenici, il virus li ha ridotti a ricordo sempre più lontano. E così un gran numero di persone che attorno allo spettacolo si muovevano sono rimaste bloccate in un limbo di riaperture slittate, rimandate, cancellate, in un'attesa costante di una riapertura che non è ancora arrivata. "Il 2021 per la musica e lo spettacolo è già finito. E così forse pure il 2022", dice al Foglio il cantautore Guido Foddis. "Le grandi agenzie di eventi si stanno concentrando per il 2023, hanno già dato per persi questi due anni. Certamente le speranze non sono a zero per ripartire con i live, ma da dove si può ripartire? Se anche la situazione migliorerà in questi mesi, se veramente il vaccino sistemerà un po' le cose, mancheranno le sale, i locali. Molti di quelli che davano spazio ai concerti non ci saranno più, chi riuscirà ad aprire farà due conti in tasca prima di programmare qualcosa. E chi vive di musica e di spettacolo non è riuscito neppure a prendere le monetine che dalle case ci tiravano mentre suonavano sui balconi. Non sono arrivate nelle terrazze, sono cadute giù in cortile, ma in cortile non potevamo scendere".

    

Le maglie nere dello spettacolo sono i fonici, gli addetti alle luci, gli artisti di strada, gli attori di teatro, i musicisti da concerti e tutte le altre categorie che si assiepano nell'ultima carrozza del treno della cultura, da dove però "sono dovuti scendere per paura dell'arrivo del controllore visto che il biglietto non ce l'avevano". Quelli che inseguono un ritorno alla normalità che probabilmente non ci sarà a breve. Ultime ruote del gruppo che hanno deciso di non abbandonare la bicicletta, anzi. “L’Ultima Ruota” è una ciclocarovana musicale itinerante alla quale partecipano in sella le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo per affermare che la cultura è necessaria. Sono partiti il 24 febbraio dal capoluogo lombardo, arriveranno a Sanremo domani, "salvo forature", in tempo per il via del Festival di Sanremo. L'appuntamento dell'anno della canzone italiana, "un gran bel spettacolo televisivo. Noi ci arriveremo pedalando perché non abbiamo niente da fare, ci piace utilizzare così il nostro tempo. E al banchetto degli eletti del personaggismo musicale porteremo un po' di lettere e allegria. Perché quello che stiamo facendo non è mica una protesta, è una festa. Festeggiamo il Recovery Funk, la fine dei problemi, perché siamo sicuri che il futuro dell'Italia sarà un gran festival della cultura. Il paese più bello del mondo non potrà che investire in futuro per rilanciarsi".

 

Oltre trecento chilometri, sei tappe, buone per raccogliere strada facendo messaggi e idee da artisti e maestranze dello spettacolo. Perché non sempre, come sostengono con faciloneria i più, lo spettacolo può sostenersi grazie a internet. "La rete è ormai una teca con troppa roba stipata sugli scaffali, è un luogo pieno di oggetti invenduti che è diventato un costo, non un modo per sbarcare il lunario", sottolinea Foddis.

   

Gli ultimi nello sporto come nello spettacolo sono l'avanzo, il non considerato. Altra cosa il ciclismo. La maglia nera sembrava un gioco, una boutade. Ma non fu né gioco, né boutade, c'è chi la prese in modo serissimo. Anzi, ne fece vanto, inventò una miriade di stratagemmi per arrivare ultimo. Luigi Malabrocca fu un campione dell'ultimo posto. Non perché fosse scarso, tutt'altro, perché aveva la capacità di nascondersi, di farsi staccare e il tempismo di non arrivare mai fuori tempo massimo. Perché non basta andare piano per finire in coda a tutti. Per riuscirci ci vuole anche far di corso, non superare un certo ritardo, altrimenti si è fuori dalla corsa. E Luisin in questo era maestro. Riuscì a conquistare due maglie nere: 1946 e 1947. Nel 1949 venne battuto da Sante Carollo solo perché i giudici se ne andarono via prima del suo arrivo, non aspettando la scadenza del tempo massimo.

 

Malabrocca se lo ricordano ancora tutti gli amanti del ciclismo. Per molti è ancora un mito: l'uomo che ha deciso che tra la gloria e un salame (all'epoca molti dei premi erano in natura, spesso animale) preferì il salame. Divenne più celebre dei secondi e dei terzi arrivati. Anche per questo il Giro d'Italia decise di eliminare la maglia nera.

 

La bicicletta non ha mai schifato gli ultimi, anche perché senza il lavoro di chi arriva attardato, i primi faticherebbero molto di più a esserlo. Per il semplice motivo che prima di staccarsi quasi sempre tagliano il vento per i capitani, inseguono i fuggitivi, distribuiscono borracce. Insomma permettono ai campioni di prendersi la scena finale.

   

Il cantautore ferrararese alla bici ha dedicato canzoni e festival, quello del Ciclista lento, su di una bici canta alimentando, pedalando, luci, amplificatori, microfoni. Questa volta si è messo a pedalare "su di una bici rafazzonata, costruita con materiale di scarto, in pratica come i musicisti. L'abbiamo chiamata la Derelitta, ma funziona bene, anche se in salita, spesso cade la catena".

 

Guido Foddis, assieme al bassista Davide Mantovani, musicista che a lungo ha girato il mondo sul palco assieme a Lisa Stansfield ("ma che ora è tornato a Ferrara perché il lockdown costa meno che a Londra", dice Foddis), ha creato anche una colonna sonora di questa pedalata ciclomusicale. L'ha chiamata Recovery Funk.

   

    

"Muovendo i pedali per la Liguria porteremo questa canzone per tutte le spiagge italiane. Abbiamo pensato a un tour incredibile di concerti subacquei, così con maschere e bombole nessuno potrà infettarsi. La musica è immaginazione e gli artisti hanno mille risorse, altro che i 209 miliardi del Recovery Fund".

 

Le maglie nere della musica pedalano piano verso Sanremo, verso il Festival, aspettando lo spettacolo dell'altra Sanremo, quella a pedali, la Classicissima.