“Churchill ha salvato due volte la civiltà occidentale. Ora lo chiamano fascista”
Intervista al suo biografo, Andrew Roberts. "Si sentiva soltanto la sua voce prima contro i nazisti e poi contro il comunismo sovietico"
Perché l’Inghilterra non vuole sentire la verità su Winston Churchill?”, si chiedeva il Guardian, mentre Chartwell, l’ex residenza del primo ministro inglese, finiva nell’elenco delle “proprietà degli schiavisti” del National Trust britannico. E a Churchill avevano appena dato del “suprematista bianco” che guidò un impero “peggiore di quello dei nazisti”. L’accusa è arrivata da una conferenza accademica al college di Cambridge chiamato in onore del primo ministro, il Churchill College. Intanto una scuola inglese, la Seaford Head School, cancellava il nome di Churchill dalle sue strutture. Il numero due di Jeremy Corbyn e cancelliere ombra, John McDonnell, aveva definito Churchill un “criminale” e come dimenticare che, sulla scia di Black Lives Matter, il monumento di Churchill davanti a Westminster è stato vandalizzato e che le autorità sono state costrette a coprirlo alla vista del pubblico.
“Winston Churchill è stato una delle figure più notevoli della storia moderna” dice al Foglio Andrew Roberts, il biografo di Churchill (presso Utet è appena uscita la sua biografia, considerata quella definitiva). “Il suo carattere è stato formato dal suo background aristocratico, nipote di un duca e nato a Blenheim Palace; dall’incuria e spesso dal disprezzo dei suoi genitori, che tuttavia amava profondamente; dall’essere un autodidatta mentre serviva come soldato alla frontiera nord-occidentale dell’India; dal suo immenso coraggio fisico che lo ha portato a combattere in quattro continenti; e dalla sua sensazionale fuga da un campo per prigionieri di guerra nel Boero. La guerra e la sua relativa povertà, a causa dei genitori spendaccioni, lo hanno costretto a guadagnarsi da vivere come corrispondente di guerra e a scrivere 37 libri, per i quali ha vinto il Nobel per la letteratura”.
Il carattere di Churchill era pervaso da uno straordinario senso dell’umorismo. “Era incredibilmente divertente e il mio libro include duecento delle sue battute. Uno dei piaceri di scrivere il libro è che non ho mai dovuto leggere più di quattro o cinque pagine - nemmeno dei suoi discorsi sul bilancio quando era Cancelliere dello Scacchiere - senza imbattermi in una gag o una battuta”.
L’aspetto più importante del carattere di Churchill, tuttavia, era il suo coraggio morale. “Quando ha messo in guardia contro i pericoli rappresentati dai nazisti stava predicando a un popolo che non voleva ascoltare, a causa del trauma che ogni famiglia in Gran Bretagna aveva vissuto nella Prima guerra mondiale. E’ stato ridicolizzato dalla stampa, contestato ai Comuni e per poco non gli è stato tolto il seggio dal partito. Tuttavia, nemmeno per un momento ha considerato di attenuare le sue critiche a Hitler, perché sapeva di aver ragione. Ciò che mi ha colpito di più nello scrivere questo libro è stato questo suo aspetto sul coraggio morale, per cui denunciava notte dopo notte i nazisti in Parlamento, nonostante fosse sostenuto solo da due o tre parlamentari in una Camera che contava 650 membri, ma non cambiava il suo messaggio per adattarsi alla visione prevalente”.
Churchill è una delle figure chiave del Ventesimo secolo, per diversi motivi. “Quando scoppiò la Prima guerra mondiale era già da tre anni Primo Lord dell’Ammiragliato a capo della Marina britannica e si assicurò che la Royal Navy fosse pronta per il conflitto. Il fatto che il corpo di spedizione britannico fosse in grado di raggiungere il continente per aiutare a proteggere Parigi se fosse caduta in mano ai tedeschi era in parte dovuto a lui. È stato il primo sostenitore del carro armato, che ha avuto così tanta influenza - nel bene e nel male - nel Ventesimo secolo. Era il padre della Royal Air Force che ha salvato la Gran Bretagna dall’invasione nel 1940 e le permise di continuare la lotta contro Hitler dopo che la British Expeditionary Force fuggì da Dunkerque. C’erano quelli dell’establishment britannico, tra cui Lord Halifax, ministro degli Esteri, che volevano fare la pace con Hitler. Sarebbe stato disastroso per il morale britannico e avrebbe permesso ai tedeschi di concentrarsi sull’Unione Sovietica. Se Hitler avesse vinto in Russia, avrebbe controllato l’intero continente dagli Urali alla Manica. Inoltre, gli Stati Uniti non avrebbero potuto utilizzare la Gran Bretagna come trampolino di lancio per la liberazione dell’Europa nel D-Day. Dopo che gli americani entrarono in guerra nel dicembre 1941, fu Churchill che li persuase ad adottare la strategia in base alla quale prima il Nord Africa fu liberato dall’Asse, poi la Sicilia e l’Italia continentale, portando alla caduta di Mussolini. Fu solo il giorno dopo la liberazione di Roma che gli Alleati poterono attraversare la Manica nell’operazione Overlord. Questa strategia era di Churchill”.
I militaristi prussiani nel 1914, i nazisti negli anni ‘40 e il comunismo sovietico dopo la guerra… “Churchill ha commesso un gran numero di errori nella sua carriera: il gold standard, la campagna di Gallipoli, l’ammirazione per Mussolini, la sua iniziale opposizione al suffragio femminile e così via. Ma sulle tre maggiori questioni del XX secolo, ovvero le minacce poste alla libertà dalla Germania Guglielmina, poi dalla Germania di Hitler e poi dal comunismo sovietico, ebbe ragione. Non fu solo il primo importante politico britannico a mettere in guardia sulla minaccia nazista e successivamente sovietica, ma per diversi anni fu l’unico. È stato l’oratore più stimolante della storia britannica e uno dei più grandi retori della storia mondiale. Anche se i suoi avvertimenti non furono ascoltati all’inizio, tale era il potere del suo linguaggio che il messaggio finalmente arrivò, anche se non era al governo quando mise in guardia contro i nazisti, o nella seconda metà degli anni Quaranta, quando mise in guardia contro l’imperialismo sovietico. Nel marzo 1946, Churchill si recò a Fulton, nel Missouri, per dare il suo fatidico avvertimento che Stalin aveva già iniziato una Guerra Fredda. ‘Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico’, disse a un pubblico che comprendeva il presidente americano Harry Truman, ‘una Cortina di ferro è scesa in tutto il continente. Dietro quella linea si trovano tutte le capitali degli antichi stati dell’Europa centrale e orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia, tutte queste famose città e le popolazioni intorno a loro si trovano in quella che devo chiamare la sfera sovietica’. Vienna era sotto l’occupazione russa e solo nel 1955 si unì alla sfera occidentale. I partiti comunisti nell’Europa orientale erano, disse Churchill, ‘governi di polizia’ governati ‘da dittatori o da oligarchie che operavano attraverso un partito privilegiato e una polizia politica’. Questa non era certamente, ha detto, ‘l’Europa liberata per la quale ci siamo battuti’. Nessuno all’epoca voleva sentire questa verità. L’Unione Sovietica aveva perso oltre venti milioni di morti combattendo i nazisti e anche se oggi sembra difficile dargli credito, all’epoca Stalin era tremendamente popolare in Occidente, soprannominato ‘zio Joe’. Ci voleva il coraggio morale per Churchill, così come una grande preveggenza”.
Oggi in Inghilterra pezzi importanti dell’élite lo chiamano “colonialista” e “razzista”. “E’ dovuto in gran parte ad alcune battute e osservazioni fatte da Churchill sulle persone non bianche e strappate dal loro contesto storico e volutamente umoristico”, ci dice Roberts. “Il contributo che ha dato alla lotta contro il peggior razzista della storia - Adolf Hitler - viene ignorato, a favore di una campagna politica su alcune osservazioni che oggi giustamente troviamo insensibili. La discussione sull’atteggiamento di Churchill nei confronti dei popoli nativi dell’Impero britannico, ad esempio, non può essere riassunta con tre parole dipinte sulla sua statua, come è successo nella piazza del Parlamento. Churchill fece osservazioni e battute sui non bianchi che oggi troveremmo del tutto inaccettabili, anche se vale la pena sottolineare che ha anche fatto molte osservazioni più ugualmente o più denigratorie anche sugli europei. A differenza di Karl Marx, Churchill non ha mai usato la parola ‘N’. Quando Churchill era a scuola, Charles Darwin era ancora vivo e la gente credeva che una gerarchia razziale fosse un fatto scientifico. Tuttavia, per tutta la sua vita, Churchill ha combattuto per proteggere i popoli non bianchi dell’Impero ed era orgoglioso del modo in cui l’aspettativa di vita degli indiani era raddoppiata e la loro popolazione quasi triplicata sotto il dominio britannico. Considerava suo dovere cercare di migliorare la vita dei popoli nativi. ‘Black lives matter’ per Churchill. Alcuni degli attacchi a Churchill provengono dall’estrema sinistra e dagli anarchici, perché era schietto nel suo anticomunismo e nella sua opposizione all’anarchismo. Ha incontrato per la prima volta gli anarchici come una minaccia terroristica nel 1910-11 come ministro degli Interni, e in seguito lo ha identificato come un pericolo durante la Guerra civile spagnola. Churchill non era un liberista ideologico, ma credeva implicitamente nella capacità del mercato di fornire beni e servizi al prezzo più basso per il consumatore e vedeva il capitalismo come un motore indispensabile per lo sviluppo umano e il miglioramento materiale e morale dell’umanità”.
Strappare le figure storiche fuori dai contesti è assurdo. “La reputazione delle persone viene distrutta per aver espresso opinioni che una grande maggioranza di persone aveva in quel momento, perché non sufficientemente politicamente corretto, o woke. Persino Gandhi sosteneva quelle che per noi oggi sono opinioni estremamente offensive sui neri, descrivendoli come ‘un grado sotto l’animale’. Molto spesso le statue attaccate nelle nostre guerre culturali sono di persone che hanno costruito o difeso l’Impero. Gli Ittiti, i Mongoli, gli Aztechi, gli Zulu, gli Ottomani e tanti altri nel corso della storia, hanno tutti costruito grandi imperi e non erano europei bianchi. Molti sono durati molto più a lungo dell’Impero britannico. Ma dov’è lo Zulu che si vergogna di Shaka? E il mongolo che si lamenta di Gengis Khan? E l’uzbeco che si scusa per il Tamerlano? Il virus dell’odio di sé è esclusiva dei popoli di lingua inglese. E’ raro trovare un italiano che non si senta orgoglioso dell’Impero Romano. La rivoluzione culturale cinese non è un avvertimento per la sinistra britannica; è un modello. Dobbiamo sopportare questo movimento distruttivo, guidato in gran parte da ignoranti, arrabbiati, woke sotto i trent’anni che odiano il passato della Gran Bretagna perché non gli è mai stato insegnato oggettivamente. Sono fiocchi di neve che non sopportano il fatto di vivere in un paese pieno di storia, in parte brutta, ma per la maggior parte gloriosa. Fortunatamente, la maggior parte del popolo britannico è scioccata e respinta da questo assalto alle statue. Quindi sono felice di combattere la guerra culturale, poiché nonostante i media di sinistra, il mondo accademico, i sindacati di insegnanti e i burloni con la vernice spray, il popolo britannico vincerà, purché il dibattito sia condotto in modo razionale e non dalla mafia vista negli ultimi mesi. Solo allora chiederemo la fine di questa distruzione dei nostri monumenti e del passato”.
Lei ha scritto che credere nella civiltà occidentale è l’ultima migliore speranza non solo per l’Occidente, ma per l’umanità. “L’eredità occidentale è insuperabile nella storia umana” conclude Andrew Roberts al Foglio. “Stiamo sottovalutando i maggiori contributi apportati alla poesia, all’architettura, alla filosofia, alla musica e all’arte per sentirci meno in colpa per l’imperialismo, il colonialismo e la schiavitù, anche se l’ultimo è stato un crimine morale commesso dai nostri trisnonni. Dobbiamo mostrare la cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova, che articola la complessa scolastica di sant’Agostino nella pittura; il ‘principe’ di Machiavelli, la prima moderna teoria politica; la primavera di Botticelli, la quintessenza dell’umanesimo rinascimentale; le opere di Teresa d’Avila e di Cartesio; le sinfonie di Beethoven e Shakespeare, le cui opere teatrali Harold Bloom ha detto ‘rimangono il limite esteriore del successo umano’. Non possiamo sapere se una volta che l’attuale campagna contro la civiltà occidentale avrà raggiunto il suo obiettivo, ai nostri figli e nipoti verrà insegnato ciò che è vivo e collega intimamente le cattedrali gotiche europee, i giganti del romanzo ottocentesco da Dickens a Flaubert e Tolstoj, i maestri olandesi del XVII secolo come Rembrandt, e poi Versailles, l’Ermitage e l’Alhambra. Al centro di questo trasferimento di valori nel tempo e nello spazio c’era la democrazia, di cui Churchill disse notoriamente: ‘La democrazia è la peggiore forma di governo, ad eccezione di tutte le altre’. Le generazioni che sono cresciute conoscendo quella verità, piuttosto che litigare col senso di colpa e insicurezza sulla ‘falsa coscienza’, sono le fortunate, perché gli fu permesso di studiare le glorie della civiltà occidentale in modo che non fossero imbarazzati, senza vergogna e non gravate da sensi di colpa. Chi lo farà conoscerà il meglio della propria civiltà e come ne ha beneficiate, e continua a beneficiarne, il genere umano”.
A patto che l’uomo che ha liberato il campo di concentramento di Bergen Belsen e che ha detto agli inglesi di combattere sulle spiagge non sia trattato da nazista. Dobbiamo uscire dall’ora più folle dell’occidente.