L'editore francese di Ta-Nehisi Coates scelto in base al numero di dipendenti neri

La denuncia di Pierre Assouline: “È lo spirito del tempo”. 

Giulio Meotti

Un bianco oggi non può tradurre i versi di una poetessa di colore (Amanda Gorman). Figuriamoci raccontare degli schiavi.

“Dopo un anno in cui le statue di schiavisti e colonizzatori sono state rovesciate, deturpate o abbattute in tutta Europa e negli Stati Uniti, la Francia ha deciso di muoversi nella direzione opposta”. Scrive così sul New York Times l’accademica Marlene Daut. Il paese “sta per commemorare il più grande tiranno francese, un’icona della supremazia bianca, Napoleone Bonaparte, morto duecento anni fa sull’isola di Sant’Elena”. Daut spiega che, “come donna nera di origine haitiana e studiosa del colonialismo francese, trovo particolarmente irritante vedere che la Francia intende celebrare un architetto del genocidio moderno”.

Qualcuno in Francia potrebbe prenderla sul serio, se pensiamo che il sindaco di Rouen vuole sostituire la statua di Napoleone con una donna e il ministro dell’Uguaglianza Elisabeth Moreno lo ha definito “uno dei più grandi misogini della storia”. Un appello sul Figaro di alcuni fra i maggiori storici francesi, come Rémi Brague e Jean-Marie Salamito della Sorbona, attacca questi “paranoici becchini americani”. Razza e gender dominano sotto forma di decolonizzazione le università francesi. Ora è Pierre Assouline, del comitato del più blasonato premio letterario francese, il Goncourt, biografo di Georges Simenon e fra i più temuti critici letterari del paese, a spiegare sull’Express che il woke anglosassone è un cinghiale nella vigna della letteratura francese. “Lo spirito del tempo?”, chiede Assouline. “Prima di scegliere l’editore francese a cui assegnare i diritti del prossimo libro dello scrittore afroamericano Ta-Nehisi Coates, il suo agente ha chiesto ai suoi interlocutori di diverse case parigine quale fosse la percentuale di impiegati neri nella loro azienda”. Dunque adesso per decidere a quale editore francese assegnare i diritti gli americani contano il numero di volti di colore nelle redazioni. “Lo spirito dei tempi?”, chiede ancora Assouline. Hervé Le Tellier che riceve una telefonata sbalorditiva da un “lettore sensibile” che l’editore newyorkese ha arruolato per vedere se “L’Anomalie”, con cui Le Tellier ha vinto l’ultimo Goncourt, contiene parole che possano “offendere le suscettibilità di neri, gay, donne”. “Stranamente, il capitolo sulle religioni non ha posto problemi…”, dice Le Tellier a Assouline.

 

La scrittrice americana Lionel Shriver parla ora di capitolazione alla cancel culture, ammettendo che per un romanzo in uscita lei stessa ha accettato di rimuovere un dialogo. La scrittrice americana, che si era sempre descritta come una sostenitrice del “diritto di pubblicare ciò che vogliamo”, nel weekend al Financial Times rivela di avere “capitolato su un paio di punti”. “Nel mio prossimo libro avevo messo un po’ di accento africano in un dialogo. Sono stata scoraggiata dall’usarlo e ho obbedito. La mia casa editrice, Harper Collins, era in ansia. E’ impossibile valutare il grado di censura politicamente corretta in atto dietro le quinte di case editrici e agenzie letterarie”. Va da sé che Timothée de Fombelle, noto scrittore francese di libri per l’infanzia, non abbia trovato editori anglosassoni per il suo romanzo “Alma”. Racconta di una ragazza africana durante la schiavitù. Un bianco oggi non può tradurre i versi di una poetessa di colore (Amanda Gorman). Figuriamoci raccontare degli schiavi.

Appena due anni fa, Gallimard valutava la ripubblicazione delle “Bagatelle per un massacro” di Louis-Ferdinand Céline, il più sensazionale e famoso dei suoi pamphlet antisemiti. Oggi le case editrici “pettinano” i propri manoscritti alla ricerca di una parentesi fuori posto sulla razza. Ridateci le Bagatelle.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.