“Amo la Francia”. E la scrittrice turca Claire Koc finisce sotto scorta
Il libro della giornalista che ha elogiato l'assimilazione degli immigrati nella cultura francese. "Sporca puttana, sarai abbattuta"
Per finire la propria formazione universitaria e sposarsi aveva dovuto rompere con la famiglia. Per diventare cittadina francese ha dovuto soffrire l’ostilità dei fratelli. Adesso che difende l’assimilazione e proclama il suo “amore per la Francia che mi ha permesso di essere libera”, Claire Koç è finita sotto protezione della polizia francese.
Figlia di immigrati turchi, Koç è l’autrice del libro “Claire, le prénom de la honte” (Albin Michel). Le sue interviste, soprattutto al Figaro Magazine, non sono piaciute a tanti: “Dai primi articoli ho iniziato a ricevere molti insulti sui social, soprattutto su Twitter”, dice la giornalista. Poi le minacce. Ora è soggetta a protezione del ministero dell’Interno. I sostenitori di Emmanuel Macron hanno elogiato il libro di Koç, sostenendo che questo dimostra il perché sia necessario che il governo incoraggi l’assimilazione e impedisca alle minoranze e alle comunità di immigrati di isolarsi e di vivere separate dalla Repubblica.
Claire aveva un anno quando i suoi genitori sono immigrati in Francia, nel 1984, ed è cresciuta in Bretagna e a Strasburgo, nei tipici progetti di edilizia popolare. Nel libro spiega che da bambina la mandarono a lezioni di turco, dove la mattina si univa ai compagni di classe nel cantare il mantra: “Che la mia esistenza sia un regalo alla Turchia”. Alla fine di febbraio, France Télévisions – il suo datore di lavoro – ha scoperto quel che si scriveva di lei sui social. “Questo è il vero volto di Cigdem Claire Koç. Se avessi le coordinate, non esiterei”. La giornalista cancella il proprio account Twitter, ma continua a essere insultata. “Neghi il tuo paese”, ha scritto su Instagram un individuo che ha aggiunto al suo profilo una bandiera turca e la testa di un lupo grigio, l’organizzazione ultranazionalista turca. “Sporca puttana, prima o poi verrai abbattuta”, la ha detto un altro, mentre un altro account le prometteva “proiettili veri”. Ha contato più di 1.500 messaggi di odio, provenienti dai turchi in Francia ma anche da comunità nordafricane. Il suo avvocato, Gilles-William Goldnadel, è lo stesso che difese Oriana Fallaci quando in Francia fu trascinata in giudizio per il libro “La rabbia e l’orgoglio”.
Koç è dura nelle critiche, prendendo di mira non solo l’oscurantismo religioso e culturale ma anche alcuni politici e gruppi antirazzisti che nutrono, dice, “un atteggiamento secondo cui gli immigrati sono sempre vittime del razzismo”. E critica le moschee francesi, finanziate dal governo del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, e incoraggia gli immigrati turchi a mantenersi separati dalla società francese tradizionale. La senatrice Valérie Boyer, dei Repubblicani, ha twittato che è “intollerabile che sia perseguitata perché ama troppo la Francia. Per quanto tempo continueranno queste minacce?”. Avevamo raccontato del libro di Lale Gül in cima alla lista dei best seller in Olanda, “Ik ga leven” (Io vivrò), che le è costato una fatwa e il ripudio della sua famiglia. Adesso un’altra.
Da mesi elogiamo la coppia di ricercatori turchi che ha creato il vaccino della BioNTech-Pfizer. Un grande esempio di integrazione nella cultura europea e occidentale. Ma non si capisce come possano essere emulati se non difendiamo le scrittrici turche che in Europa si battono per essere libere. Ma noi siamo troppo impegnati a togliere Maometto dall’Inferno dantesco.
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