L'intervista
Che ci fanno i manga nelle classifiche dei best seller?
Cambia il canale di vendita e si aprono nuove vetrine per i fumetti giapponesi. “Occorre un pieno riconoscimento della nona arte, è assurdo mischiare tutto insieme con la narrativa”. Parla Vanni Santoni
Il giornalista Roberto Gervaso diceva di leggere le classifiche dei best seller con lo stesso approccio con cui si leggono i risultati di un check-up. E’ un atteggiamento giusto: andare alla ricerca di belle notizie pensando che saranno rare e per questo preziose. A volte però lo sconforto è troppo grande. Basta vedere quali libri sono entrati nella sezione “saggistica”.
Altre volte invece compaiono titoli che, senza suscitare immediato sdegno, lasciano perplessi. Come c’è finito un manga nella classifica dei più venduti di letteratura straniera? Non si tratta nemmeno di un’edizione speciale o una graphic novel: no, proprio l’ultimo numero di una serie molto lunga.
I manga, per i pochi che ancora non lo sapessero, sono i fumetti giapponesi. Il loro ingresso in classifica è recente, sebbene abbiano sempre venduto molto, perché prima si acquistavano in edicola. Le classifiche sui giornali invece sono basate sulle vendite in libreria. I servizi di distribuzione online come Amazon stilano le proprie.
Vanni Santoni, scrittore e narratore di una certa “nerd way of life”, ha idee molto nette sui manga che ama e sul loro successo, che inizia a “bucare” anche le pagine culturali dei giornali. Ma perché sta succedendo ora? Ci sono nuovi lettori che stanno contribuendo?
“Non credo ci sia chissà quale allargamento del pubblico. I fumetti giapponesi hanno sempre venduto moltissimo, si pensi solo al fatto che One piece ha venduto finora 18 milioni di copie dei vari volumi, o che già vent’anni fa Dragon Ball viaggiava sopra le centomila copie ogni due settimane. Quello che è cambiato è il canale di vendita. Le edicole, canale egemone per la vendita dei fumetti in edizione economica, ora sono in crisi: stanno chiudendo una dopo l’altra, così i manga si vendono sempre più online e in libreria”.
Le edicole in Italia oggi sono meno di 15mila, a inizio Duemila erano 40mila. L’effetto di vedere accostati in libreria manga seriali e romanzi è però in parte straniante. E il fatto che nelle classifiche non finisca sempre narrativa di qualità pone il problema di come valutare questi fumetti. Per Santoni non ci sono dubbi. “Finalmente si vedono dei capolavori in questa pagina”, ci dice di aver pensato quando ha letto che Slam Dunk e L’attacco dei giganti sono entrati in classifica. “Al di là delle ironie è normale che due dei migliori fumetti di tutti i tempi straccino un qualunque gruppo di romanzi stranieri di una sola stagione. Se si parla solo di qualità, c’è poco da dire: Slam Dunk e L’attacco dei giganti, che sono picchi di quel medium, se la giocano, rispetto alla narrativa, con Tolstoj o Dickens, mica con i benintenzionati romanzucci che vedono normalmente la classifica”.
“Dall’altro lato – continua Santoni – questo confronto è del tutto assurdo per una serie di motivi: non solo perché sono arti diverse, ma anche perché il costo è molto inferiore (un volumetto costa meno di 5 euro). Inoltre si tratta di serie che possono contare su una fidelizzazione dei lettori e ripetere la performance di vendita ogni due settimane”. Infine, nota lo scrittore, “in entrambi questi casi, e di altri finiti in classifica, come il già meno bello My hero academia, si è trattato di ristampe, quindi in teoria, anche mantenendo un ingiustificabile accorpamento, questi titoli andrebbero nella sezione ‘tascabili’”.
Servirebbe una categoria a parte? “Mettere i fumetti assieme alla narrativa resta un’aberrazione, che viene da una sottovalutazione della ‘nona arte’. Pensiamo anche a quando fumetti come quelli di Gipi o Zerocalcare vengono candidati a premi letterari normalmente destinati ai romanzi: di fatto è un modo, più o meno conscio, per dire che sono così buoni da essere al pari dei romanzi. Il che è assurdo: cosa accadrebbe se alla prossima Lucca Comics & Games arrivasse, che so, Walter Siti a vincere il Gran Guinigi per il miglior fumetto… con un romanzo? Sarebbe assurdo, come è assurdo, oggi, mischiare i fumetti con la narrativa, nelle classifiche o nei premi. Servono categorie separate, che diano all’arte del fumetto un pieno riconoscimento”.
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