I deliri della censura
Contro la cancel culture arriva il manuale di lotta dell'insolente Beigbeder
La “Bibliothèque de survie” e la letteratura non moralizzatrice
Tenete alla larga dalle vostre librerie gli autori col ditino alzato che si sentono investiti di una missione purificatrice, igienizzante, redentorista, che deve elevare le coscienze. Diffidate da questi tediosi moralizzatori secondo cui l’unico obiettivo della letteratura è veicolare messaggi positivi e riparare gli squilibri della società. Non frequentate, vi supplico, gli autoproclamati salvatori dell’umanità, quelli che riempiono le librerie di operette di rieducazione morale e vogliono imporre la loro bontà per riportare i traviati sulla giusta via. Se volete sopravvivere, ricordatevi che “i migliori libri sono spesso salaci, ripugnanti, ricoperti di sputi, osceni, attingono da ciò che vi è di più voyeurista dentro di noi, espongono ciò che la società vorrebbe mascherare, rivelano il lato oscuro della nostra umanità, fabbricano il bello col perverso, esplorano i limiti, li superano, infrangono i divieti, ma soprattutto si interessano a ciò che non li riguarda”. Ogni settimana, da più di dieci anni, Frédéric Beigbeder racconta i suoi amori e disamori letterari sul Figaro Magazine con stile baldanzoso e insolente, da parigino figlio dell’edonismo anni Ottanta, che dal 2017 divide la sua vita tra la mondanità di Saint-Germain-des-Prés, di cui è stato re indiscusso per molto tempo, e il piccolo comune di Guéthary, nei Paesi baschi, dove ha acquistato una casa.
Cinquanta delle sue “chroniques littéraires”, dove alterna slanci di passione per gli autori che continuano a tenere alto il nome delle belles lettres francesi come Michel Houellebecq e stroncature in punta di fioretto, sono appena state raccolte dalle Éditions de l’Observatoire in un unico volume: “Bibliothèque de survie”, impreziosito da una prefazione in cui Beigbeder condensa la sua idea di libertà e il suo disgusto per il clima di censura e di controllo totalitario portato dalla “cancel culture” e aggravatosi durante la pandemia. “Credevo di essere pessimista per estetismo, ma in realtà avevo previsto il futuro. Uno o due decenni fa, descrivevo una letteratura minacciata di morte: da marzo a novembre 2020, lo stato l’ha ufficialmente considerata come un’attività non essenziale. ‘Bibliothèque de survie’ è un manuale di combattimento pubblicato nel 2021, in un mondo in cui la vendita dei libri è stata proibita dal sistema biopolitico; il termine non è mio, ma di Michel Foucault. È così che definisce il controllo dei nostri corpi da parte dello stato (in “Surveiller et punir”, 1975) (…). Bisogna guardare in faccia la realtà: la chiusura delle librerie francesi da parte del ministero della Salute è stato il culmine di un processo di distruzione della letteratura iniziato molto prima. Il delirio di censura è anteriore e profondo. Viene dalla ‘cancel culture’ nata dal politicamente corretto americano, che a sua volta ha avuto inizio negli anni Novanta”, scrive Beigbeder.
Nella biblioteca di sopravvivenza dello scrittore e giornalista francese, che ha iniziato il suo percorso a 25 anni curando la rubrica mondana delle riviste Glamour e Globe, uno spazio privilegiato è consacrato a Philippe Muray, che nel suo “Empire du Bien” anticipava la dittatura del Bene che si sarebbe impossessata di ogni aspetto della società, della cultura, della letteratura. “La critica letteraria deve continuare a essere un’arte integralmente antidemocratica”, afferma Beigbeder, prima di aggiungere: “È cruciale, per il futuro della letteratura francese, che l’arte rimanga una zona incontrollabile da parte dell’Impero del Bene”. Perché la benevolenza, conclude, “è l’altro volto dell’autoritarismo”.