I discriminati delle leggi Zan

Giulio Meotti

Libri e premi cancellati, professori licenziati, vescovi, ministri  e pasticcieri in tribunale. È già molto lungo l'elenco di quelli finiti nell'Indice dei buoni

“I benpensanti sono diventati come una religione”, scriveva a gennaio Nicolas Beytout sul quotidiano L’Opinion. “Impone le sue regole, la sua liturgia, le sue messe. Scomunica coloro che non rispettano questo nuovo catechismo progressista. Il pensiero dominante e travolgente è seguace della teoria del gender”. Queste le scomuniche soltanto nell’ultimo mese… 
“When Harry became Sally”, il libro di Ryan Anderson critico del gender, è scomparso da Amazon. Il colosso mondiale delle vendite di libri ha dichiarato che non commercializzerà più “libri transofobi”. E non importa che non ci sia alcuna fobia nel libro di Anderson, gli basta mettere in discussione l’identità di genere per finire all’indice. L’altro libro che adesso proveranno a cancellare è “Irreversible Damage: The Transgender Craze Seducing our Daughters” di Abigail Shrier. Libri che non hanno più senso di esistere, ora che l’Amministrazione Biden ha cancellato le donne con un colpo di penna, sostituendo il sesso con l’identità di genere nei documenti amministrativi.


In un’aula di Londra, intanto, Maya Forstater, ricercatrice licenziata da un think tank per aver scritto sui social che “le donne trans non sono donne”, cercava giustizia dopo la propria estromissione dal lavoro. Dall’altra parte dell’oceano, l’American Humanist Association cancellava retroattivamente venticinque anni dopo il “Premio Umanista dell’Anno” assegnato a Richard Dawkins, sulla base del fatto che non è sufficientemente devoto al “culto del transgenderismo”, come il famoso biologo lo ha definito sul Times, dicendo che da biologo non può ignorare i cromosomi XX e XY. “Dato il suo disconoscimento di uno dei più famosi atei al mondo, è difficile evitare la conclusione che la parte ‘progressista’ stia vincendo e, per estensione, che i ‘valori progressisti’ non includano più alcun dissenso”, scrive la National Review.


E come poteva salvarsi l’ex cappellano del Trinity College di Cambridge, Bernard Randall, cacciato dal Trent College a Nottingham e segnalato al programma deradicalizzazione antiterrorismo per le critiche alla teoria gender e al programma Lgbt introdotto nella sua scuola? “E’ una religione surrogata, completa di eretici al rogo”, ha detto Randall al Telegraph. “E’ una specie di chiesa del postmodernismo. Ma manca l’elemento del perdono. Quando guardi alle radici di questo tipo di identità di genere e di questioni politiche sull’identità, sono nel marxismo e nel postmodernismo”. Randall ha preso posizione quando ha sentito che nella scuola parlavano di “schiacciare l’eteronormatività”. Dice che questa ideologia ricorda quella dei gesuiti, la cui massima era “dammi un bambino di sette anni e ti mostrerò l’uomo”. “Stavo solo sottolineando la visione cristiana del matrimonio”, ha spiegato Randall al Times. “Quando le ideologie competono, dovremmo rispettare le convinzioni degli altri, anche dove siamo in disaccordo”, aveva detto Randall agli studenti. “Dobbiamo trattarci l’un l’altro con rispetto, non attacchi personali: questo è ciò che significa amare il prossimo come se stessi. Discuti con tutti i mezzi, fai un dibattito ragionato sulle convinzioni, ma mentre va bene cercare di persuadersi a vicenda, a nessuno dovrebbe essere detto che deve accettare un’ideologia. Ama la persona, anche quando non ti piacciono le sue idee. Non denigrare una persona semplicemente per avere opinioni e convinzioni che non condividi”. Parole davvero “offensive” che gli sono costate il posto di lavoro e la reputazione. 


George Orwell aveva capito che la “neolingua” non sarebbe stata radicalmente nuova, ma la manipolazione di quella esistente. Così l’aggettivo “libero” non si sarebbe più usato nel significato di “intellettualmente indipendente”, ma in frasi come “questo cane è libero dalle pulci” o “questo campo è libero da erbacce”.


Nelle stesse ore, l’ex ministro dell’Interno finlandese, Päivi Räsänenuna, che è anche un medico, era con i suoi avvocati a preparare il processo che la attende. Aveva criticato la partecipazione della chiesa luterana finlandese (di cui è membro) ai festival Lgbt e aveva citato la Bibbia (Genesi, “maschio e femmina li creò”) nei suoi social. Räsänen ha detto che la decisione del procuratore è “scioccante”. “Non mi considero colpevole di minacciare, calunniare o insultare alcun gruppo di persone”. Se ritenuta colpevole, l’ex ministro rischia due anni di carcere. Räsänen aveva detto di sostenere dignità e diritti di tutti gli omosessuali, perché “la visione cristiana degli esseri umani si basa sulla dignità intrinseca e uguale di tutte le persone”. Ma che non è favorevole alle nozze gay. Ha sottolineato l’importanza che i cittadini dei paesi democratici e liberi utilizzino il diritto fondamentale di esprimere le proprie opinioni: “Più tacete su temi controversi, più si restringerà lo spazio per la libertà di parola”.


Questo, dicevamo, soltanto per restare all’ultimo mese. Anche senza considerare l’indottrinamento nelle scuole, dal Canada alla Svezia, i trattamenti ormonali per i bambini (l’ospedale di Stoccolma Karolinska li ha appena proibiti) o l’agenda che si portano dietro (come l’utero in affitto), le tante leggi Zan in giro per l’occidente, nate per difendere dei diritti, si sono rivelate delle macchine perfette per distruggerne uno che non è poca cosa: il diritto alla libertà di parola.


Secondo quaranta attiviste per la libertà di parola che hanno scritto al Times, “dozzine di donne in Inghilterra hanno subito azioni disciplinari sul lavoro per aver messo in discussione la teoria gender”. Le attiviste affermano che i datori di lavoro di un quarto dei dipendenti britannici si sono iscritti al programma “Diversity Champions” gestito dall’ente benefico Lgbt Stonewall. Significa che se le persone mettono in dubbio ciò che gli attivisti chiamano la “legge di Stonewall” – secondo cui “le donne trans sono donne” e “gli uomini trans sono uomini ” – rischiano una sanzione. Una donna è stata disciplinata dopo aver difeso J.K. Rowling nei dibattiti con i colleghi. Anche negli Stati Uniti è già prassi consolidata.


James Damore, ingegnere senior di Google, aveva diffuso nelle chat interne dell’azienda un manifesto contro la “cassa di risonanza ideologica” della Silicon Valley. Secondo l’autore dentro Google ci sono idee “troppo sacre per venire messe in discussione”. Nella valle del silicio, questo oggi è “discorso dell’odio”. E Damore è stato licenziato. E come non pensare a Brendan Eich, programmatore creatore della lingua del web (il JavaScript), amministratore delegato di Mozilla solo per undici giorni, licenziato a causa di mille dollari donati alla campagna in favore del “sì” al referendum della California per vietare i matrimoni gay? A difenderlo ci ha pensato Andrew Sullivan, icona gay, giornalista inglese trapiantato negli States che fu uno dei primi a dichiararsi omosessuale, secondo cui Brendan Eich è stato “scotennato da attivisti gay, trattato da eretico. Brendan è vittima dell’intolleranza della sinistra liberal e della mafia gay. Adesso sarà costretto a sfilare per le strade nella vergogna? Perché non metterlo ai ceppi? Se l’attivismo omosex è diventato questo, mi dimetto subito dal movimento. Se si tratta di minacciare la libertà di parola degli altri, allora non siamo meglio dei prepotenti anti gay che ci hanno preceduto”.


Succede di tutto, in nome dell’amore (il “joycamp” di 1984 di Orwell). Uno degli autori della serie “Doctor Who”, Gareth Roberts, è stato estromesso da una nuova antologia a causa di quello che la Bbc Books (di proprietà della Penguin Random House e dell’emittente pubblica inglese) ha descritto come “linguaggio offensivo sulla comunità transgender”. Roberts, che è gay, aveva solo detto di non credere nell’identità di genere: “E’ impossibile per una persona cambiare il proprio sesso biologico”. Succede anche che un vescovo spagnolo, nominato cardinale da Papa Francesco, di cui è anche amico personale, sia stato incriminato per “omofobia”. Si tratta dell’arcivescovo  di Pamplona, Fernando Sebastián Aguilar, un teologo di cui il Papa si dichiara “alunno”. In un’intervista a Diario Sur, il quotidiano di Malaga, il presule aveva spiegato: “La sessualità ha una struttura e un fine, che è quello della procreazione.

 

L’omosessualità, in quanto non può raggiungere questo fine, sbaglia”. Per queste parole si è ritrovato nel registro degli indagati. Nella liberissima Spagna, dove da dieci anni si celebrano i matrimoni gay, c’è una nuova inquisizione, dove non vengono più puniti i “rei d’immoralità” come nel XV secolo, ma il minimo sospiro  critico nei confronti delle politiche gender-friendly.
Succede che Allan M. Josephson, primario della scuola di Medicina pediatrica dell’Università di Louisville, Stati Uniti, per aver partecipato a una tavola rotonda del think tank Heritage sul gender, campo in cui è esperto, e aver affermato che il gender non ha basi scientifiche, perché “dovrebbe avere la meglio su cromosomi, ormoni e organi riproduttivi”, sia stato licenziato dopo 43 anni di docenza. Succede che all’Università di Bordeaux, in Francia, sia stata eliminata la conferenza di Sylviane Agacinski, famosa femminista e psicoanalista, rea di aver attaccato il gender nel libro “Femmes entre sexe et genre”. Succede che la procura di Parigi abbia aperto un fascicolo sul giurista della Sorbona Aram Mardirossian per “incitamento all’omofobia e alla transfobia” (sei mesi di carcere e 22.500 euro di ammenda), o che un professore di Filosofia di Tolosa, Philippe Soual, membro della società internazionale di studi su Hegel e del centro Cartesio della Sorbona, si sia visto cancellare un corso su Hegel all’ateneo Jean Jaurès di Tolosa, dopo che Soual è stato accusato da un’associazione di studenti, l’Union des EtudiantEs de Toulouse, di essere un “portavoce della Manif pour tous”, il movimento che ha riempito le piazze di Francia per manifestare contro le nozze gay. Va da sé che il Consiglio di stato francese ha appena giudicato nei canoni della libertà di espressione la canzone “Gesù è gay” trasmessa dalla radio pubblica France Inter. Puoi dire che Gesù era un sodomita, ma non che le donne trans non sono donne.


Paul Coleman, direttore della Alliance Defense International e autore di “Censored: How European Hate Speech Laws Are Threatening Freedom of Speech”, ha commentato: “In una società libera, a tutti dovrebbe essere consentito di condividere le proprie idee senza timore di censura. E’ il fondamento di ogni società libera e democratica. La criminalizzazione attraverso le cosiddette ‘leggi sull’incitamento all’odio’ rappresenta una grave minaccia per le democrazie. La libertà di parola è sotto attacco in Europa e in altri paesi occidentali e il caso Räsänen mostra quanto velocemente lo stato può rivolgere le sue leggi contro i propri cittadini. C’è una cultura di paura e censura e fin troppo comune in tutta Europa”.


Succede  che si arrestino i pastori cristiani per strada, anziché ignorarli come si faceva un tempo a Londra con gli “speaker’s corner”. La polizia ha detto di aver ricevuto informazioni che l’uomo stava facendo “commenti omofobi” e lo ha arrestato. Si tratta del pastore John Sherwood, che stava definendo il matrimonio come una relazione tra un uomo e una donna alla stazione di Uxbridge, ovest di Londra. L’uomo è stato portato via in manette, interrogato, trattenuto per una notte e rilasciato senza accuse. “Non stavo facendo commenti omofobi, stavo solo definendo il matrimonio come una relazione tra un uomo e una donna. Stavo solo dicendo quello che dice la Bibbia: non volevo ferire o offendere nessuno”, ha spiegato Sherwood. “Quando la polizia si è avvicinata, ho spiegato che stavo esercitando la mia libertà religiosa. Credo di essere stato trattato in modo vergognoso. Non sarebbe mai dovuto accadere”. Ovviamente non succede mai che un imam sia arrestato per i sermoni contro gli omosessuali, quelli sì davvero omofobi.


Jack Phillips è il pasticciere più famoso del Colorado, anzi d’America. Ed è di nuovo stato trascinato in tribunale perché non vuole realizzare dolci contrari alla sua fede cristiana. Se nel 2012 una coppia omosessuale gli aveva chiesto una torta per celebrare il proprio matrimonio gay, al tempo della richiesta illegale nello stato, questa volta un avvocato ha preteso da Phillips una torta per festeggiare la propria “transizione di genere”. Nello storico processo Masterpiece Cakeshop v. Colorado Civil Rights Commission, la Corte Suprema stabilì che rientra a pieno titolo nel Primo emendamento il diritto a non creare con le proprie capacità artistiche qualcosa che vada contro le proprie convinzioni religiose. La prima udienza del nuovo processo ha avuto luogo qualche giorno fa e Phillips, insieme alla sua legale, Kristen Waggoner, spera che finisca proprio come nel 2018. “Oggi tocca a Jack, ma domani potrebbe toccare a voi”, ha detto Waggoner.


“La maggior parte dei professori negli anni Settanta credeva che la nuova teoria gender fosse una mania che sarebbe stata spazzata via come le foglie d’autunno”, ha detto a Quillette Camille Paglia, femminista che hanno provato a cacciare dalla University of the Arts di Philadelphia. Si sbagliavano. Uscita dalle aule di Berkeley e dagli asili svedesi, questa teoria è diventata una doxa da cui non è ammesso dissenso. Ma i suoi sostenitori ne sono consapevoli e, a fronte di tanti simili casi di violenza ideologica, quella che dicono le loro leggi dovrebbero guarire, sostengono che per fare una rivoluzione biologica si devono rompere diverse uova. E poi, da Barilla a Dolce & Gabbana, quelli che “la famiglia è solo quella tradizionale e non ci convincono bambini sintetici e uteri in affitto”, siamo tutti un po’ omotransofobi. Fino a prova contraria.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.