Che bello vaccinarsi in questa specie di Biennale di architettura diffusa
Dall'Hangar Bicocca alla Nuvola di Fuksas, il vaccino è anche un'occasione per riscoprire le città
Quando un giorno si ricostruirà la storia di questi anni, tra i libri dei virologi e i romanzi su com’è stato essere chiusi in casa, forse un saggio da scrivere sarà un’urbanistica del virus. Così in questa fase – si spera – finale della lotta, mentre le vaccinazioni corrono, si moltiplicano anche i luoghi “altri”, quelli non ospedalieri, dove ricevere l’iniezione. E sono posti magari noti solo ad alcuni, o dimenticati, comunque talvolta architetture notevoli che grazie ai vaccini potrebbero improvvisamente ricevere attenzione, o magari, addirittura, cura.
E’ una specie di Biennale di architettura diffusa, del costruito, e parallela a quella in corso a Venezia: a Milano i più artistici in questi giorni corrono a vaccinarsi all’Hangar Bicocca, l’ex fabbrica di treni (foto sopra) poi restaurata dalla Pirelli che ne ha fatto un museo di arte contemporanea aperto alla città nel quartiere che ospita anche l’università, rifatto da Vittorio Gregotti. E lì, ora, è tutto un fotografarsi in fila sotto i Sette palazzi celesti, la colossale opera di Anselm Kiefer: sette torri di cemento armato del peso di 90 tonnellate ciascuna e di altezze variabili tra i 14 e i 18 metri, fa parte della collezione permanente del museo diretto dallo spagnolo Vicente Todolì. Un altro luogo destinato a “hub” vaccinale a Milano è il palazzo delle Scintille, ex padiglione 3 della Fiera di Milano costruito negli anni Venti, oggi inglobato in Citylife. Nel Dopoguerra ospitò la stagione estiva della Scala ancora bombardata.
Roma risponde alla disfida archi-vaccinale: da una parte ecco la Nuvola di Fuksas, che dopo una lunghissima gestazione è stata infine aperta a fiere (vi si tiene quella della piccola editoria) e convegni, ma che proprio con le vaccinazioni attuali sembra aver trovato una validazione identitaria che la emenda anche dalle lungaggini immani di progettazione e realizzazione. Sempre all’Eur ci si può anche vaccinare alla sede della Confindustria, il mitico viale dell’Astronomia dove un tempo sfilavano i Gianni Agnelli e i Lucchini e i presidenti gloriosi in quel palazzo tutto-specchi. Chi preferisce può andare fino alla Vela di Calatrava, monumentone di acciaio bianco rimasto spiaggiato nel ricordo della “Città dello sport” di Tor Vergata, coi lavori interrotti nel 2010 e mai ripresi (ecco che il tour vaccinale può essere occasione di riscoperta, valorizzazione, denuncia).
E’ anche questione di tipo di vaccini, ogni “hub” ha il suo, Alla Vela si distribuisce quello più ambito, il Johnson & Johnson monodose, come in un altro luogo “iconico”; l’Outlet di Valmontone, quell’enorme centro commerciale in stile losangelino, dove è possibile vaccinarsi, raccontano, anche mettendosi in fila senza prenotazione e lì, tra una maglietta e un reggiseno, una Nespresso da Euronics, vagando tra i saldi, si torna a casa vaccinati e felici.
A Roma, la città policentrica e sterminata, non a caso in questa Open House vaccinale i centri commerciali svolgono un ruolo fondamentale; altra destinazione è “Porta di Roma”, il colossale mall (il più grande d’Europa) a nordest, con Apple Store e Ikea e cinema, oggi vicino alla nuova straordinaria chiesa dei Mormoni che somiglia alla milanese torre Unicredit di César Pelli (entrambi sono citazioni neanche tanto vaghe del grattacielo Illinois alto un miglio che Frank Lloyd Wright progettò ormai anziano, e mai realizzò).
Insomma, che occasioni anche per fare turismo architettonico, questi vaccini, meglio di gite organizzate dagli ordini professionali. Anche per esplorare architetture che torneranno forse protagoniste: la Nuvola potrebbe essere infatti sede del prossimo G20 romano, mentre il palazzo delle Scintille forse ospiterà il prossimo Eurovision (e alla fine anche l’idea delle tanto vituperate Primule, vaccinarsi in manufatti belli e significativi non era così grottesca). Chi scrive farà il suo Johnson & Johnson alla farmacia di piazza Manfredo Fanti, accanto al magnifico Acquario romano oggi “Casa dell’Architettura”; circondato dal più grande orinatoio pubblico certamente di Roma, forse d’Italia. Così magari questa Biennale del Vaccino sarà anche occasione per fare – osiamo la terribile parola – un po’ di rigenerazione urbana.