“Il Signore degli anelli transgender e antirazzista”. Arruolato pure Tolkien
La Tolkien Society trasforma il grande scrittore cattolico in una bandiera dell’inclusione
Iniziò due anni fa, quando partì la demonizzazione degli orchi da parte di J.R.R. Tolkien nel “Signore degli Anelli”. Andy Duncan, scrittore di fantascienza, ebbe a dichiarare: “In Tolkien alcune razze sono peggiori di altre e alcune persone sono peggio di altre”. Stephen Shapiro, un accademico in studi culturali, aveva già dichiarato: “In parole povere, i buoni di Tolkien sono bianchi e i cattivi sono neri, con gli occhi a mandorla, poco attraenti, inarticolati e un’orda psicologicamente non sviluppata”.
Nella riscrittura forsennata del canone letterario in corso, per cui in Inghilterra si arriva a tacciare di colonialismo anche Jane Austen, non poteva salvarsi lo scrittore dell’epopea della lotta contro il Male capitanata da Frodo Baggins, il cantore del coraggio, delle debolezze, della mediocrità, della determinazione, della terribilità inesorabile del potere, della diffidenza verso il progresso, che Elémire Zolla elogiò come colui che aveva messo in guardia “le scienze naturali scisse dalle divine che troveranno il modo di far deflagrare il fuoco essenziale di ogni cosa”.
La Tolkien Society, che dal 1969 custodisce la memoria e l’opera di Tolkien, il prossimo 3 e 4 luglio ospiterà una conferenza su “Tolkien e la diversità”. L’elenco dei temi parla da se. “Gondor in transizione: breve introduzione alla realtà transgender nel ‘Signore degli Anelli’”. “Ritrarre la disabilità fisica nella fantasia di J. R. R. Tolkien”. “L’ecologia nella Terra di Mezzo di Tolkien”. “Il queer nel Signore degli Anelli di Tolkien”. “Miti, cultura e storia indiane nei mondi di Tolkien”. “Le donne nane di Tolkien e la ‘mancanza femminile’”. “Queer atei, agnostici e animisti nel ‘Signore degli anelli’”. “L’amatonormatività cis destabilizzante nelle opere di Tolkien”.
E non importa che lo scrittore nato in Sud Africa e morto a Oxford nel 1973, fine studioso di letteratura medievale, che provava smarrimento di fronte all’inaridimento del mondo moderno, avesse lasciato scritto: “Ovviamente ‘Il Signore degli Anelli’ è un’opera fondamentalmente religiosa e cattolica; all’inizio lo è stata inconsciamente, ma lo è diventata consapevolmente nella revisione. In realtà ho pianificato consapevolmente ben poco; e soprattutto dovrei essere grato di essere stato educato (da quando avevo otto anni) in una Fede che mi ha rafforzato e mi ha insegnato tutto quel poco che so; e questo lo devo a mia madre, che restò fedele alla sua conversione e morì giovane, in gran parte a causa delle privazioni causate dalla povertà che ne era derivata”. Ce ne vorrà più del solito di fantasia per fare del padre del fantasy cattolico un guerriero della giustizia sociale.