Le due anime di Oxford
C’è chi guarda al futuro e tira fuori un vaccino e chi al passato e abbatte le statue. C'è grande libertà di ricerca, ma anche repressione della libertà di espressione
“Gli inglesi salvano il mondo”, scriveva un anno fa l’economista americano Tyler Cowen, mentre uscivano i primi dati sul vaccino di Oxford, AstraZeneca. “La divisione accademica della Gran Bretagna: problem-solving contro problem-wallowing”, titola l’Economist di questa settimana. Il 12 giugno un numero impressionante di scienziati di Oxford è stato premiato dalla regina per il loro ruolo nella lotta alla pandemia. C’erano Sarah Gilbert e Adrian Hill, che hanno contribuito allo sviluppo del vaccino AstraZeneca; e Peter Horby e Martin Landray, che hanno diretto i grandi test di trattamento del Covid.
Giorni prima, 150 professori di Oxford avevano pubblicato una lettera aperta che annunciava il boicottaggio dell’Oriel College di Oxford. Si rifiutano di insegnare agli studenti, di frequentare i suoi seminari o di aiutare i suoi candidati, in segno di protesta contro la decisione di non rimuovere una statua di Cecil Rhodes che si affaccia su High Street. Fra i firmatari, Dan Hicks, uno dei principali attivisti per il ritorno dei bronzi del Benin in Nigeria. Sostiene che i musei occidentali “ospitano violenza senza fine, traumi incessanti, crimini coloniali commessi ogni mattina quando le luci si accendono”. Il contrasto tra i premiati di Oxford e i boicottatori, spiega l’Economist, “indica l’esistenza di due culture nell’università moderna e in generale nel mondo intellettuale moderno: una di problem-solving ottimista e un’altra di problem-wallowing pessimista”.
I primi stanno inventando il futuro; i secondi si preoccupano di eliminare i peccati del passato. A Oxford hanno appena votato per tirare giù un dipinto della regina. Faceva troppo “coloniale”. “Questa ossessione per i crimini passati fa parte di un progetto più ampio di decostruzione del potere occidentale”, secondo l’Economist. “Ciò significa abbattere strutture che, presumibilmente, continuano a opprimere tutti tranne i maschi bianchi eterosessuali. Significa anche condannare il capitalismo come intrinsecamente razzista e colonialista”. Oxford è dunque un simbolo della libertà di ricerca, con la scoperta di AstraZeneca, ma anche di repressione della libertà di parola. Quando Nigel Biggar, docente di Oxford, ha chiesto di non lagnarsi troppo del passato britannico è partita una petizione di studenti e professori per farlo fuori. Oxford ha appena chiesto che le misurazioni britanniche (usate in altre parti del mondo) siano cancellate. Non perché desuete, ma perché il miglio, il pollice, la libbra e l’oncia sono “profondamente legati all’idea dell’Impero” e devono cambiare, suggeriscono le facoltà di Matematica, Fisica e Scienze di Oxford. I curricula scientifici di Oxford saranno resi meno “eurocentrici”. Un libro di interviste è stato soppresso dalla Oxford University Press solo perché c’era il nome della filosofa femminista, critica del transgender, Kathleen Stock. Alla storica di Oxford, Selina Todd, è successo di peggio, come ha appena rivelato al magazine inglese Spiked. “Sono tornata a insegnare a Oxford nel 2017, dopo un paio d’anni di assenza per la ricerca. Sono rimasta colpita da quanto fosse cambiata la cultura, da quanto fosse diventata più intollerante e dal grado di limitazione della libertà. Mi è stata assegnata una guardia del corpo durante le lezioni”. Quindi, nelle stesse aule dove si è scoperto un vaccino contro il Covid non può mettere piede senza due guardie a sua protezione una femminista critica dell’identità di genere. D’altronde, una visione dell’“inferno sulla terra” come una “festa letteraria con persone importanti che bevono sherry” spinse il grande poeta Philip Larkin a rifiutare una cattedra proprio a Oxford.