Pagina 69

“Due vite” di Trevi e uno stuzzicante aneddoto su Carrère

Mariarosa Mancuso

La pagina del favorito per lo Strega contro i romanzetti intimisti da ricicciare

Ultima perizia sui finalisti al premio Strega 2021, premiazione l’8 luglio al Museo Etrusco di Villa Giulia o in diretta su Rai 3. Quest’anno i titoli erano maneggevoli, ben lontani da “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati che vinse nel 2016 con 1.300 pagine: la cinquina sommata ne fa 920.

 

Abbiamo misurato “Due vite” nell’edizione Neri Pozza del 2020, piccola e tascabile. Un’altra più recente, diciamo “regular”, meglio si addice alla fascetta che quasi sicuramente arriverà: Emanuele Trevi era primo nella cinquina, con 256 voti. Tutto dipenderà dalle alleanze dopo il primo turno, servirebbero antenne più sensibili delle nostre. Va ricordato che Mondadori per la prima volta dopo 20 anni non ha un libro in gara, Teresa Ciabatti con “Sembrava bellezza” è passata da favorita a esclusa dalla cinquina (cosa sia successo dagli elogi del 2017 a oggi si spiega soltanto con il marziano a Roma di Ennio Flaiano: un giorno esisti solo tu e tutti parlano di te, il giorno dopo fai parte del panorama).

 

“Due vite” racconta Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori e amici, entrambi morti giovani. Lei, molto simile nell’aspetto a una signorina inglese, aveva raccontato la sua malattia in un libro poco sentimentale intitolato “Al giardino ancora non l’ho detto” (da un verso di Emily Dickinson, sottinteso “che mi resta poco da vivere”). A pagina 69 è di scena Rocco, e subito ci imbattiamo in una bella provocazione: “Val più mezza pagina di uno scritto minore di Freud di intere biblioteche di romanzetti intimisti”. I due amici discutono, sembra di capire, di “L’apparizione”, romanzo pubblicato da Rocco Carbone nel 2002, dove si parla di malesseri, nevrosi, buchi neri dell’anima.

 

Le biblioteche di romanzetti intimisti sono attorno a noi, non c’è terreno più battuto. E siccome sono intimisti si pretendono veri. E siccome sono veri non si preoccupano di non essere noiosi. Né di ottenere “l’effetto Metastasio” che Emanuele Trevi prende come guida in “Sogni e favole”: lo scrittore che inventa, e la fa tanto bene da credere a quel che ha appena inventato. Ripetiamo, “inventato” (non sono le chiacchiere che faremmo con l’amica del cuore venuta a consolarci in un momentaccio).

 

Tentiamo la controprova di pagina 99 (era questa secondo Ford Madox Ford la pagina rivelatrice, non la 69) sperando di trovare Pia Pera. C’è ancora Rocco Carbone, anzi qualcosa di molto simile al suo fantasma. L’insonnia non era dovuta allo shock per la morte di Rocco in un incidente stradale. Era proprio Rocco, scrive Trevi: “Come sempre aveva fatto nella vita, voleva accertarsi che qualcuno gli volesse bene”.

 

Qualche pagina non era inedita – non c’è Strega senza polemica sul vincitore annunciato – ma la questione sembra rientrata. Più stuzzicante la vita vissuta: Emmanuel Carrère incontra Emanuele Trevi e gli fa un sacco di elogi. Ma è colpa della mascherina, era convinto di complimentare il rivale Andrea Bajani. Ora la gara è a chi per primo – tra Carrère, Trevi, e Bajani – metterà l’incidente nel suo prossimo libro.

 

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