Il filosofo francese Michel Onfray (foto Flickr)

il foglio del weekend

"La messa voluta da Papa Francesco è un caffè decaffeinato". Intervista a Michel Onfray

Giulio Meotti

È ateo, ma difende la messa in latino “che ha plasmato la civiltà da chi vuole eliminarla”. Parla il filosofo francese

"Se qualche decreto insensato ordinasse la distruzione totale o parziale di basiliche o cattedrali, allora sarebbero ovviamente i colti – qualunque siano le loro convinzioni personali – che si alzerebbero con orrore a opporsi a tale possibilità. Ora il fatto è che basiliche e cattedrali furono costruite per celebrare un rito che, fino a pochi mesi fa, costituiva una tradizione viva. Ci riferiamo alla messa cattolica romana. Eppure, secondo le ultime informazioni da Roma, c’è un piano per cancellare quella messa entro la fine dell’anno”.

 

Due appelli appelli firmati da Graham Greene, Robert Graves,  Iris Murdoch,  Jorge Luis Borges, Julien Green, Henri de Montherlant, Eugenio Montale, Robert Lowell, Mario Luzi,  Wladimir Ashkenazy e Yehudi Menhuin, Elena Croce, Guido Piovene, Giorgio Bassani, Augusto Del Noce, Giorgio De Chirico, W. H. Auden, Cristina Campo, Francois Mauriac, Salvatore Quasimodo, Evelyn Waugh, Maria Zambrano, Cyril Connoly e Agatha Christie. Molti non cristiani. Appelli firmati nel 1966 e nel 1971. Gli anni in cui “Comment notre monde a cessé d’être chrétien”, dal titolo dell’ultimo libro dello storico Guillaume Cuchet, storico dell’Università Paris-Est Créteil. Eravamo alla fine del Concilio Vaticano II, quando è iniziata la riforma liturgica. Come scrive Alain Besançon nel magazine Causeur, “i fedeli non ebbero più il bisogno di ascoltare i sermoni che predicavano la moralità umanitaria, il buon spirito sociale, l’antirazzismo, la simpatia per tutte le religioni e altre raccomandazioni sentite ogni giorni in televisione”.

Nel 1968, Louis Bouyer darà alle stampe “La decomposizione del cattolicesimo”. Nel 1974, Michel de Certeau e Jean-Marie Domenach escono con “Il cristianesimo spezzato”. Nel 1976, Jean Delumeau fa scalpore con “Il cristianesimo morirà?”. Ogni mese uscivano libri che sentenziavano la crisi quasi terminale della chiesa. In quegli anni, cento fra i maggiori scrittori e intellettuali del tempo chiesero al cattolicesimo di salvare il rito latino e, con esso, la civiltà. “Questo rito, che ha dato vita a opere insigni in ogni paese e ogni epoca e che appartiene alla cultura universale non meno che alla chiesa e ai fedeli”, scrissero i cento. “Uno degli assiomi della pubblicità contemporanea, religiosa oltre che laica, è che l’uomo moderno in generale, e gli intellettuali in particolare, sono diventati intolleranti a tutte le forme di tradizione e sono ansiosi di sopprimerle e di mettere qualcos’altro al loro posto. Ma, come molte altre affermazioni delle nostre macchine pubblicitarie, questo assioma è falso”. 

 

Michel Onfray: "Sono ateo ma il mio mondo è reso possibile dal dio dei cristiani"

 

Nei giorni scorsi un appello simile è uscito a firma di un ateo che più ateo non si può, il filosofo francese Michel Onfray, che assieme a Christopher Hitchens e Richard Dawkins ha guidato per anni la carica del nuovo ateismo. “Sono ateo, come sapete, ma la vita della chiesa cattolica mi interessa perché dà il polso della nostra civiltà giudaico-cristiana, che è in cattivo stato”, ha scritto Onfray sul Figaro. “Perché se Dio non è del mio mondo, il mio mondo è quello reso possibile dal Dio dei cristiani. Checché ne dicano quelli che pensano che la Francia sia cominciata con la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, il che è tanto stupido quanto credere che la Russia sia nata nell’ottobre 1917, il cristianesimo ha plasmato una civiltà che è la mia e che sento di poter amare e difendere senza battersi il petto, senza dover chiedere perdono per le sue colpe, senza aspettarsi la redenzione dopo la confessione, la contrizione e l’inginocchiamento”. E ancora: “La messa in latino è il patrimonio del tempo genealogico della nostra civiltà. Eredita storicamente e spiritualmente una lunga stirpe sacra di riti, celebrazioni, preghiere, tutto cristallizzato in una forma che offre uno spettacolo totale – un Gesamtkunstwerk, per usare una parola che deriva dall’estetica romantica tedesca”.

Abbiamo chiesto una intervista a Onfray per capire come l’autore del “Trattato di ateologia” (330 mila copie solo in Francia) sia arrivato a intervenire a difesa del rito tridentino. “Perché siamo il prodotto di due civiltà, greco-romana e giudeo-cristiana, e siamo in una lotta di civiltà” dice Onfray al Foglio. “Sono un puro prodotto di questa civiltà che cristallizza e armonizza Saulo, Pericle, Cesare e Costantino. Non credo in Yahweh, Zeus, Giove o Gesù Cristo. Ma vibro con tutta questa civiltà che ha generato geni in filosofia, arte, architettura, agronomia, teologia, poesia, letteratura, storia, tecnologia, medicina, farmacia, astronomia, astrofisica, politica – tra altri campi... E’ questa civiltà che ha inventato il microscopio e il telescopio, l’asepsi e l’antisepsi, gli antibiotici e l’aspirina, il motore e l’automobile, il treno e l’aereo, il sottomarino e il razzo, l’elettricità e l’elettronica, il computer e la radio, la televisione e il telefono, prima via cavo e poi portatile, il volo spaziale e la rivoluzione digitale, l’ingegneria genetica e la medicina predittiva, i trapianti: dobbiamo continuare? Queste invenzioni hanno contribuito allo sviluppo di altre civiltà. Chi potrebbe immaginare la Cina o l’India senza queste invenzioni? L’Africa aspira solo a beneficiare di queste invenzioni. Chi vorrebbe che questa civiltà finisse? Con quali idee in mente, per quali progetti? Quindi il cattolicesimo, che ha generato duemila anni di questa civiltà, merita il rispetto che si deve a un grande anziano al quale dobbiamo tutto. La messa voluta dal Vaticano II ieri e da Papa Francesco oggi è una messa più leggera, è un vino senza alcool, un caffè decaffeinato, una sigaretta senza nicotina, un latte senza lattosio, una bistecca vegana senza carne, è un’acqua demineralizzata e l’acqua demineralizzata,è fatta per ferri da stiro e batterie di automobili... Sono stato uno di quelli che ha lavorato alla costituzione di un’etica post-cristiana. Ho pubblicato diversi libri a favore di questo progetto, nessuno dei quali rinnego – dal Traité d’athéologie a La Sculpture de soi a Théorie du corps amoureux o Féeries anatomiques. Questi libri rimangono la mia etica, ma un’etica privata non è un’etica collettiva. Perché un’etica collettiva presuppone il sacro e il trascendente per imporsi con l’aiuto di un braccio armato: Gesù non sarebbe bastato a creare una civiltà se San Paolo non avesse creato un corpo di dottrina sviluppato in seguito dalla patristica e, soprattutto, se Costantino non avesse messo la forza dello stato al servizio di questa morale. Quindi le basiliche romane, la messa, il rito, i paramenti sacerdotali di preti, monaci, vescovi, il Papa, le suore, poi le cattedrali, le piccole chiese di campagna, tutte le opere d’arte, dalla più modesta scultura di un battistero in una chiesa rurale al baldacchino di San Pietro del Bernini, tutto questo è patrimonio. Abolire la messa in latino è come dipingere sopra un affresco del Beato Angelico... Sto difendendo questa civiltà contro coloro che vogliono ucciderla”.

 

Siamo partiti dall’appello degli anni Sessanta di cento intellettuali, in gran parte laici, a favore della messa in latino. Oggi non se ne vedono… “Perché una volta c’era intelligenza, cultura e conoscenza in quantità tra gli intellettuali, cosa che accade sempre meno... La scuola e l’università sono diventate le anticamere del politicamente corretto. Non impariamo più a leggere, scrivere, pensare, riflettere, calcolare, dubitare o ragionare, ma ad obbedire al catechismo della Cancel Culture e dell’ideologia Woke. Il sacro è ormai pensato solo da alcuni irrazionalisti che flirtano con l’occulto, i dischi volanti, i vaccini che uccidono, le persone che sono morte e tornate in vita dopo aver sperimentato un tunnel di luce, ecc. Dove sono i Mircea Eliade del nostro tempo? La mia difesa dell’occidente è malruciana: André Malraux non credeva in Dio, né era ateo, ma, accanto al generale de Gaulle, ha condotto una lunga lotta di civiltà con le sue notevoli opere d’arte. L’irréel, Le surnaturel, L’intemporel, in altre parole, La métamorphose des dieux, sono grandi opere che nessuno legge più. C’è bisogno di una solida cultura per poterle leggere. Bisogna aver letto Hegel e Nietzsche,  Spengler e  Faure, Toynbee e Keyserling, tra gli altri autori. La Francia è diventata un paese di ignoranti con la produzione industriale di deficienti con l’istruzione nazionale e l’istruzione superiore, la presa di possesso della cultura da parte dei media che portano avanti la propaganda Woke e la  Cancel Culture. Tutto ciò che ci permette di godere del nichilismo del nostro tempo, il trash, lo scatologico, il kitsch, il regressivo, l’infantile, il rozzo, il volgare, è fiorente! Ho visto oggi una foto scattata a Cannes di alcuni cineasti, i più avanzati come si dice di un piatto ammuffito, di questo nichilismo di stato: erano tutti a scuotere le dita con una faccia felice! A quale retto erano destinate queste dita? Mi chiedo. Ti chiedo…”. 

In una precedente intervista, qualche giorno, fa, Onfray ha detto che vi battete per salvare quel che resta della civiltà giudaico-cristiana. “La nostra civiltà sta crollando”, spiega al Foglio l’autore di “Decadenza”. “Ora non si tratta di temere l’islam, che non resiste al dispositivo che sta uscendo dalla curva della civiltà: il transumanesimo. Sta uscendo dalla curva perché ha soldi. Questo progetto è sostenuto dal Gafam, è promosso, secondo il principio del Cavallo di Troia, da Lgbtq+, che ha con sé le forze nichiliste della Cancel Culture e dell’ideologia Woke, la sinistra culturale che possiede il quasi-monopolio dei media e che è al loro fianco. Cosa c’è dall’altra parte? Il giudeo-cristianesimo, che è stato in carica per duemila anni, e che è ora, con Papa Francesco, in questa squadra nichilista. Lui, che dovrebbe essere la punta di diamante della resistenza, in particolare con la messa in latino, che sarebbe una macchina da guerra, si trova nel campo avversario! La cristianità oggi ha due papi: uno che ha resistito, Benedetto XVI, vedi il suo discorso a Ratisbona, ma che non è più in carica, il che spiega questo, e un altro, Francesco, che collabora, vedi la foto dove posa davanti a un Cristo in croce con il gilet arancione dei migranti che attraversano il Mediterraneo, e che, ahimè, è in carica! Combatto per una civiltà giudeo-cristiana che ha dato vita al pensiero laico di Montaigne contro la filosofia al servizio della teologia, la filosofia di Cartesio con il suo dubbio metodico e il suo esercizio della razionalità contro la sottomissione al catechismo della patristica e della scolastica, la risata rabelaisiana che ripristina il corpo concreto spodestato da un cristianesimo affascinato dalla morte, un corpo che mangia, beve, defeca, piscia, rutta, scusate il registro, è quella di Gargantua, l’ironia voltairiana, i piaceri dei marivaudages  che, attraverso la lingua e la conversazione, la seduzione e il fascino,  trasformano il piacere del desiderio nel desiderio del piacere e nel piacere del piacere, la politica hugoliana che fa del popolo il portatore della storia e del grande gesto francese. Prendere le parti della messa latina è prendere le parti dei nonni senza i quali non saremmo qui, non saremmo quello che siamo. Non pensiamo necessariamente come loro, ma siamo con loro: è la famiglia. Dall’altra parte, molti  vogliono un altro mondo che non è il mio: un mondo dove la laicità, la ragione, la filosofia, l’ironia, il popolo sovrano sono tutte idee considerate come miscredenti e sataniche... Non è casa mia. Non credo che lo fosse neanche di Malraux...”.

 

Una chiesa scompare in Francia ogni due settimane, bruciata, venduta, abbattuta”. E’ la conclusione agghiacciante di Edouard de Lamaze, presidente dell’Observatoire du patrimoine religieux di Parigi, l’organizzazione più importante che monitora lo stato dei luoghi di culto nel paese più travolto dallo choc di civiltà. Lamaze sta lanciando l’allarme sui media sulla scomparsa degli edifici religiosi in un paese noto come “la figlia maggiore della chiesa”, da quando il re Clodoveo I abbracciò il cattolicesimo nel 496.  Oltre a spiegare che un edificio religioso scompare ogni due settimane – per demolizione, trasformazione, distruzione da incendio o crollo – Lamaze ha detto che “due terzi degli incendi nelle chiese sono dovuti ad atti dolosi. Anche se i monumenti cattolici sono ancora avanti, una moschea viene eretta ogni quindici giorni in Francia, mentre un edificio cristiano viene distrutto allo stesso ritmo”, ha detto Lamaze. “Crea un punto di svolta sul territorio che dovrebbe essere preso in considerazione”.

 

Quando i cento pubblicavano il loro appello, lo scrittore e giornalista Michel de Saint Pierre pubblicò un libro dal titolo “Chiese in rovina, Chiesa in pericolo”, in cui lanciava già l’allarme. “Ma da allora la situazione è decuplicata, addirittura centuplicata”.  Al di là dell’aspetto religioso, conclude Lamaze, “se continuiamo così, un giorno la nostra eredità sarà completamente distrutta. Perderemo tutto”. E allora tanti altri atei la rimpiangeranno.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.