A lungo il Foglio ha pubblicato una rubrica – Vite parallele – nella quale la penna e l’arte nella sintesi di Sandro Fusina accostavano figure note a personaggi sconosciuti ai più. Li univa, oltre alla morte, la grandezza della vita, o di un momento di essa. Oggi, 15 settembre 2021, mentre stavo leggendo queste parole: il carisma è “una determinata forma di tempo e di spazio, che abilita a un certo modo di affrontare l’Avvenimento di Cristo, e lo rende più comprensibile, più persuasivo e più pedagogico”, mi è arrivata la notizia della morte di Pier Alberto Bertazzi. Non è un nome noto alle cronache, ma credo che se Fusina l’avesse conosciuto, ne scriverebbe da par suo. Perché Bertazzi – per via di quel carisma di cui sopra – è stato importante per molte persone e per la storia del nostro paese. Pier Alberto Bertazzi (un grande medico del lavoro, di statura e riconoscimento internazionali, capofila di una scuola di medici del lavoro che ha avuto nell’Università di Milano il suo epicentro) è l’uomo che coniò la sigla Comunione e liberazione.
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