Aprire (ma non troppo)
"Gli spettacoli tornino a capienza piena, no a compromessi". Parla Assomusica
Il governo deciderà entro fine mese, ma al Cts prevale la prudenza: cinema, teatri e sale concerti al chiuso potranno essere pieni all'80 per cento, in zona bianca. Protestano le associazioni di categoria, che chiedono un allentamento delle misure, con green pass e mascherine
Teatri, cinema e sale concerto all'80 per cento della capienza. 75 per cento per gli stadi, mentre i palazzetti e i luoghi al chiuso passano dal 25 al 50 per cento. Questo il parere che il Comitato tecnico scientifico ha rilasciato al governo, chiamato a decidere sulle modalità di accesso agli spettacoli dal vivo ora che le vaccinazioni hanno superato quota 42 milioni. Artisti, operatori e tecnici, in un comunicato congiunto, avevano chiesto la riapertura totale degli eventi dal vivo all'aperto (richiesta che è stata accolta, almeno dal Cts), così come delle manifestazione al chiuso. Un appello, quello rivolto al presidente Draghi e ai ministeri competenti, in cui si chiedeva una data certa per la ripartenza al cento per cento, con green pass obbligatori, mascherine e rilevamento della temperatura. Assomusica, che rappresenta circa l’80 per cento delle imprese di categoria, non vuole sentir parlare di soglie più basse. “Non potremmo mai accettare compromessi – ci dice Vincenzo Spera, presidente dell’associazione – non si riuscirebbe a ottenere alcun guadagno. Sul settore delle manifestazioni al chiuso, continuiamo ad aspettarci l’allargamento della capienza al cento per cento”.
Sull’esclusione delle associazioni di categoria dal confronto tecnico sulle riaperture degli eventi, Spera si dice perplesso: “È una pratica che va avanti da tempo, avranno una loro strategia. Quello che non capisco né condivido è perché non si confrontino con un settore prima di legiferare sulla attività dello stesso. Forse sfugge che noi siamo i più esperti nella gestione del pubblico, di masse di centinaia di migliaia di persone: potremmo fornire loro elementi utili alle scelte che vogliono fare”. Eppure, all’estero si organizzano manifestazioni all’aperto, alle stesse condizioni che chiedono gli operatori italiani: il 26 settembre, a New York, Seoul, Londra, Los Angeles, Rio De Janeiro, Sidney, Lagos, Mumbai e soprattutto Parigi artisti di fama internazionali hanno cantato per la lotta contro la povertà al Global Citizen Live. Perché tutto questo ritardo, in Italia? “Bisognerebbe chiedere al Cts le ragioni di questa disparità”, prosegue Spera. “L’evento si è certamente tenuto sotto l’egida delle istituzioni di quei paesi. Non è stata una manifestazione abusiva: non credo che artisti come Elton John e Ed Sheeran andrebbero a suonare sotto la Tour Eiffel se non ci fossero i presupposti. Questo evento testimonia che in tutto il mondo si è aperto alle manifestazioni dal vivo, con le giuste capienze e senza restrizioni. In Italia speriamo di poterlo fare al più presto, con mascherine e green pass”. E dire che Fabio Ciciliano, membro del Cts, in un’intervista del 27 settembre rilasciata al Messaggero prospetta un allargamento, ma a condizione non si parli con chi ci è seduto accanto: “Il numero esatto è oggetto di definizione. Parliamo di ambienti chiusi in cui si sta seduti e con la mascherina, senza neppure parlare con altri spettatori. Non si possono paragonare settori diversi con eventi di tipo diverso: per spettacoli come quelli dei Måneskin servirà più tempo”.
Anche con una riapertura, però, Assomusica non si aspetta l’effetto normalità tanto temuto dai consulenti del governo. Per il suo presidente, “dopo tutto questo stress socio-psicologico, anche se per assurdo gli eventi venissero riaperti a capienza integrale già da domani non ci sarà automaticamente il pienone. Questo forse può accadere per quelle manifestazioni riservate agli under 30, alle loro prime esperienze dal vivo e più “liberi” mentalmente. Le fasce di pubblico più grandi avranno resistenze, anche perché è più probabile abbiano visto più volte un certo artista e quindi siano più disposte a rinunciare”. A proposito di eventi giovanili, le esibizioni dal vivo di Cosmo (Dj/producer/cantante), la “prima festa dell’amore”, pensate con green pass e mascherina ma senza distanziamento, sono state rinviate. “Noi eravamo d’accordo con il suo management, nostro associato, ma dato che né noi, né l’artista, né loro volevano agire contra legem, abbiamo deciso di aspettare”.
Poca la fiducia nelle istituzioni locali, che pure si erano dette a favore dell’iniziativa: “Bonaccini e Schlein sapevano da tempo come avrebbero risposto da Roma. È facile dirsi a favore di qualcosa quando si sa perfettamente che chi deve davvero decidere non lo è. Dovrebbero fare in modo che le loro dichiarazioni abbiano un seguito”. E ancora: “Un ingresso controllato potrebbe dare molti meno problemi rispetto a situazioni prive di monitoraggio. Non ci sono regole per la partecipazione alle manifestazioni di piazza dei politici, mentre per organizzare spettacoli dobbiamo attenerci a disposizioni molto precise e avere una licenza. Chi rispetta le leggi ha dei problemi, chi si improvvisa ne ha meno. Poi può anche andare male, ma i problemi nascono quando provi a fare le cose per bene”.
Le richieste, in ogni caso, restano le stesse: “Vogliamo riprendere a lavorare. Ci hanno fatto stare chiusi anche quest’anno, da gennaio a luglio abbiamo avuto un calo di fatturato del 98 per cento (dati SIAE elaborati da Assomusica, misurato dalla bigliettazione) rispetto al 2019. Se non hanno intenzione di riaprire, che almeno ci diano i dovuti ristori”.