Il risveglio dei libri
Altro che uccisi dall'online, Il 2021 è stato un anno d'oro per i libri
Boom di vendite rispetto al 2020, ma soprattutto rispetto al 2019 secondo il rapporto dell'Assocazione italiana editori. Crescono le vendite di tutte le case editrici, tra i generi vincono saggistica e fumetto e no, Amazon non ha ucciso le librerie indipendenti
Dovendo prepararmi a qualche settimana di ferie autunnali, ho messo in borsa più libri superiore di quelli che potrò leggere, ma questo è normale. La novità è che ho scelto libri massicci, dalle 400 pagine in su, contravvenendo a un mio solido pregiudizio contro la lunghezza. O meglio la sarebbe, una novità, se non fosse che anche tutti gli altri italiani, in questi mesi, hanno acquistato molti libri, e non soltanto di quelli che una volta si definivano “d’evasione”, con un filo di snobismo. Gli “altri italiani” lettori, ovviamente: che sono cresciuti del 31 per cento in un solo anno, fino a quota 7 milioni e 900 mila. E che comprano, dunque leggono, più libri di prima: 5,8 milioni di persone hanno acquistato nell’ultimo anno quello strano oggetto: un 25 per cento in più. E spesso si tratta di saggi, molta “non fiction”, divulgazione, biografie. Nel 2021 va forte persino la critica letteraria, più 94 per cento, grazie a quello che un recente rapporto dell’Aie, l’Associazione italiana editori, elaborato con Nielsen definisce “Effetto Dante”. Un popolo di poeti, e di esegeti.
Non sono le ferie fuori stagione e nemmeno i lunghi mesi passati al chiuso del lockdown, ormai lontani, ad aver aumentato la predisposizione alla lettura. In termini di valore di mercato, nella prima metà dell’anno le vendite sono cresciute del 44 per cento rispetto al 2020 (si dirà: per forza, l’anno scorso stavamo tutti rinchiusi). Ma il grande balzo in avanti da osservare con interesse è il 31 per cento in più rispetto al 2019, anno che fu normale. Certo, è evidente che dalla stagione all’inferno del Covid siamo tutti usciti con abitudini e punti di riferimento modificati. Forse anche con una maggior propensione ai tempi lunghi e alla riflessione. Oppure, forse, ne abbiamo semplicemente abbastanza della istantanea fluidità dei social, serve un ancoraggio più pesante. Dunque viva i libri. Anche se la carta magari costa qualche albero di troppo e l’inchiostro inquina di più. Viva i libri: pensavamo che sarebbero stati la prima vittima collaterale del virus, travolti da aperi-zoom e serie tv, sostituiti dagli e-book e dagli audiolibri. Invece dopo un 2020 funesto (chi si ricorda di quando si poteva andare in libreria, e solo coi guanti, ma non sfogliare i volumi?) le vendite sono cresciute alla grande e hanno addirittura surclassato il 2019, ante Wuhan.
Ho messo in borsa anche un paio di fumetti da boomer, Tex e Corto Maltese; ma non avrei mai pensato di contribuire a spostare verso l’alto uno dei segmenti editoriali di maggiore crescita. Qualche settimana fa il libro più veduto in Italia è stato un fumetto. Non da boomer, più precisamente un manga (tipologia che del resto in Francia rappresenta quasi il 50 per cento delle vendite). Si tratta di un numero speciale di “One Piece”, fumetto giapponese di Eiichiro Oda pubblicato da Star Comics, una (ex) piccola casa editrice umbra che aveva cominciato stampando supereroi della Marvel. La lezione del manga che batte in classifica anche Valérie Perrin, Madeline Miller e pure Sallusti-Palamara serve per dire che contrariamente alla lagna secondo cui si legge sempre meno (non è vero), leggono soltanto i lettori forti (non è verissimo) e a leggere sono gli adulti da una certa data di scadenza (molto sbagliato), il pubblico che sta aiutando i fatturati degli editori è composito e segmentato, come dicono quelli del marketing. Il più 200 per cento di vendite di fumetti (basta guardare lo spazio nelle librerie), il più 99 della saggistica dicono che esistono lettori diversi. Con loro si muove il mercato.
Basta osservare che i “top 50”, ossia i titoli più venduti, nei primi sei mesi del 2021 hanno rappresentato il 7 per cento del totale degli acquisti: significa che a essere cresciuti sono tutti gli altri settori, aiutati anche dai 75 milioni spesi dai giovani attraverso la 18app. Gli editori – quasi tutti, c’è qualche flessione soprattutto tra i piccoli – non credono ai propri occhi. Una crescita al 25 per cento non si vedeva da decenni. I dati delle case editrici sono generalmente tutti in crescita. Mondadori dal 2020 al 2021 ha visto crescere del 25 per cento il proprio fatturato, in linea con la crescita complessiva del mercato. Feltrinelli o Einaudi crescono attorno al 10, Adelphi addirittura del 30, tanto per stare ai nomi più noti; altri marchi di media stazza come Marsilio, hanno fatto balzi sopra il 40, cioè sopra il trend generale. Ed è interessante che la crescita riguardi tutti i generi, compresa la saggistica di qualità, e spesso editori che fanno più fatica ad affacciarsi alle librerie tradizionali. I conti si fanno in fretta: con 80 mila novità all’anno sfornate nel nostro paese, e calcolando che una libreria di grandi dimensioni può contenere circa diecimila volumi, è chiaro che i titoli che non vedono la luce sono molti. Un segno in controtendenza, rispetto a tanti timori del passato: la risorsa della vendita online offre al lettore e all’editore possibilità d’incontro un tempo insperabili.
Ma la notizia più simbolicamente importante è che il libro di carta è vivo. Rispetto al “normale” 2019, ci sono 11 milioni di copie vendute in più. Con un mercato cresciuto fino a valere quasi 700 milioni di euro. L’altro dato che non ci si sarebbe aspettati riguarda i canali di vendita. A farla da padrone è ovviamente l’online, che significa soprattutto Amazon, anche se piattaforme come Ibs hanno raddoppiato gli affari. Ma la cosa significativa è che il successo di Amazon non ha ucciso le librerie indipendenti, anche se ovviamente sono il canale più sofferente, e tantomeno le catene, che hanno una stazza adeguata a galleggiare sul mercato. E’ una interessante novità, che forse ci costringerà a cambiare le nostre opinioni sul crollo di consumi culturali “alti” che avrebbero dovuto finire sepolti dal digitale come la Statua della libertà nel “Pianeta delle scimmie”. L’online ha semplicemente allargato, anzi raddoppiato, il mercato: si vendono molti più libri di prima. E’ un fenomeno semplice: se sei un utilizzatore abituale dell’e-commerce per il sushi o le scarpe, è naturale che ti possa incuriosire anche dell’acquisto di libri. Come ha detto il presidente dell’Aie, Ricardo Franco Levi: “Il mercato librario in questo momento è come una marea che, alzandosi, solleva tutte le barche”. Le barche degli editori, quella dei rivenditori. Allargando il pubblico. I numeri ottimi del 2021 spiegano che non saranno le opposizioni ideologiche ad Amazon a salvare i librai e il tradizionale lettore da libreria. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna è nato un fenomeno come Bookshop.org. (le ipotesi di sbarco in Italia sono ancora remote) che si propone come una rete digitale orizzontale in grado di favorire le vendite delle librerie. Ma per il momento il dato essenziale è che i libri vivono e gli editori vivono. Le nostre abitudini cambiate hanno trovato una sponda in più, e non in meno, sul mercato online.
Più tardi, un giorno, arriveranno anche in Italia rivoluzioni del consumo culturale che altrove sono già di massa: in Svezia, gli audiolibri rappresentano quasi la metà di tutto il mercato editoriale, gli e-book sono da noi ancora un mercato di nicchia. Sono altri modi di leggere, ma il vecchio caro libro sta dimostrando di funzionare ancora benissimo.