Mecenate abita qui
Il recupero di una dimora fascinosa attraversata dalla storia. E idee per il rilancio
Sala Verde, con il Tavolo Borghese e il fascione affrescato rappresentante putti che giocano
Sala da pranzo, adornata da arazzi eseguiti a Bruxelles nel XVIII sec e restaurati grazie al sostegno della Fondazione Sacchetti
Sala da Pranzo. Serie di sei importanti arazzi a grottesche, disegnati da Jean Baptiste Monnoyer
Sala Verde. Una delle quattro consolles barocche di fattura romana, sovrastata da busti di imperatori e da dipinti di Dughet
Sala Gialla con i due arazzi seicenteschi opera di Jan Raes II
Sala Verde, gli importanti restauri mantengono inalterata l’atmosfera della grande casa romana
L’abitazione che fu, e che oggi è sede dell’ambasciata dell’Ordine di Malta presso la Santa Sede, porta preferibilmente un doppio cognome, ma non è un vezzo nobiliare, per quanto anche i muri, nel caso, potrebbero ben permetterselo: è un modo per definirla meglio, ché “casa” risulta decisamente riduttivo e soltanto “palazzo” darebbe un’approssimazione per eccesso, il tutto per la parte. Si parla dunque di uno degli indirizzi più fascinosi e misteriosi di Roma, Casa Litta-Palazzo Orsini, nascosta nel verde di via di Monte Savello e incastonata nel complesso del Teatro di Marcello, un paio di millenni di edilizia creativa e circolare, che ora è stata recuperata nel suo ricco patrimonio di saloni affrescati, arazzi e soffitti a cassettoni. E in un luogo così carico di storia – il barocco, la nobiltà romana, la Roma di Papi e cardinali – la cronaca ha saputo dire la sua: l’intervento di restauro, finanziato con capitali privati, in prima fila con il contributo più cospicuo la Fondazione Giulio e Giovanna Sacchetti, si è concluso in tempi rapidi, coincisi per di più con la pandemia: da gennaio 2020 a giugno 2021.
Vicino al Teatro di Marcello
Vedendo ora da vicino quelle sale, cosa che non sarà impossibile nel prossimo futuro, sia pure per pochi fortunati, e associandole alle persone a cui sono in qualche modo legate, è difficile rimanere indifferenti: le coordinate spazio-temporali che affondano nel passato fanno girare la testa. Lì dietro – non si vedono da Casa Litta, ma sai che ci sono – le arcate di quello che era il Teatro di Marcello: terminato sotto Augusto nel 13 avanti Cristo, depredato a partire dal V secolo, trasformato con successive aggiunte in un palazzo fortificato e infine dimora nobiliare dei Savelli (due Papi nella famiglia e un cardinale che nel Cinquecento diede al palazzo l’assetto attuale) e poi degli Orsini. Dall’alto, da un terrazzo a cui si accede tramite una specie di giardino d’inverno, il Portico d’Ottavia – e questo si vede benissimo – e il Ghetto e i suoi tetti.
All’interno, più forti i fili che si dipanano lungo la storia attraverso le persone che questi luoghi hanno abitato. L’ultima, la contessa Valeria Rossi di Montelera, prima moglie di Gianfranco Litta Modignani (ecco Casa Litta), lasciò nel 1994 all’Ordine di Malta quest’ala di Palazzo Orsini, una dimora su quattro piani con tutti i suoi arredi, minacciati fino a ieri dalle ingiurie del tempo. Giovanna Sacchetti – la cui Fondazione si dedica a quello che giustamente definisce “mecenatismo contemporaneo”, intervenendo indifferentemente in favore del pubblico e del privato: tra i più recenti gli interventi milanesi, sul Mantegna del Poldi Pezzoli e su due sale di Brera – ricorda ancora l’amica e la casa, ricorda “pranzi perfetti e fiori meravigliosi” e, fra tutte le opere e gli oggetti, in particolare il “Tavolo Borghese”, gioiello ritrovato nel salone verde: in origine una grande lastra di diaspro appartenuta al cardinale Scipione Borghese, per la quale Alessandro Algardi disegnò un supporto di bronzo cui mise mano più di un secolo dopo Luigi Valadier senza minimizzare più di tanto il trionfo barocco.
Cardinali e Ordine di Malta
Il “Tavolo Borghese” aveva fatto parte fino al 1950, quando tornò in Italia, della collezione del barone Hillington. Ma non è l’unico pezzo di Casa Litta a essere temporaneamente espatriato: due consolle del Seicento sono appartenute per un certo tempo ai duchi di Westminster, oltre che ai Doria, la tigre in marmo del salone verde a Talleyrand. Hanno girato molto anche gli arazzi del salone giallo, che nel corso dei secoli hanno fatto parte degli arredi dei Torlonia, dei Chigi, degli Sforza Cesarini. Si tratta di due esemplari, degli undici esistenti al mondo, della serie “Paesaggi con animali” realizzata dai più importanti tessitori di Bruxelles all’inizio del Seicento, su commissione di Alessandro Peretti Montalto, un altro grande cardinale collezionista.
L’intervento di recupero, presentato nei giorni scorsi a Roma, consentirà a Casa Litta-Palazzo Orsini di ospitare eventi e attività di rappresentanza di banche, società e imprese. E il ricavato, ha spiegato l’ambasciatore dell’Ordine di Malta presso la santa Sede, Antonio Zanardi Landi, andrà a beneficio delle attività di assistenza dell’Ordine, attivo con progetti medici, sociali e umanitari in 120 paesi del mondo. Zanardi Landi ne ha citato uno per tutti: l’ospedale Sacra Famiglia di Betlemme.