Facce Dispari

Roberto Parodi, il (fu) banker flagello di vegani e ciclisti

Francesco Palmieri

Già ingegnere, poi harleysta estremo e youtuber anti talebani ecosostenibili, ciclisti e vegani integralisti. La cancel culture, le sorelle Cristina e Benedetta, i primi video. Sulle polemiche della Spigolatrice dice: "Se avesse avuto delle belle chiappe non le avrebbe esibite"

Gli inverosimili sono persone con biografie declinate al plurale, riconoscibili dalla difficoltà di qualificarsi in un biglietto da visita. Esempio? Roberto Parodi, 58 anni, scrittore, conduttore di programmi tv sui viaggi in moto, harleysta estremo (da Milano al Sahara a Capo Nord), già ingegnere, quindi banker ma soprattutto – per chi null’altro sa di lui – youtuber fustigatore di costumi, luoghi comuni, vizi e vezzi della borghesia progressista. I suoi video politicamente scorretti non trasudano sarcasmi giacobini, ma l’ironia di chi vuol sfottere la Storia più che prenderla a schiaffi. Fra i suoi obiettivi la “mamma green” con scarpe ecosostenibili da 270 euro, fautrice del menù vegano alle elementari, che beve tisane alla curcuma ma vive nel palazzo ereditato dal nonno che fabbricava mine antiuomo. O l’hipster in monopattino, giacchetta attillata e taglio scolpito, “che pensa di essere fighissimo”. O il “vegan missionario” che ti riprova se mangi luganega anziché tofu. Parodi s’addolora, col sorriso, per i maschi-bianchi-etero “ad alto rischio di estinzione”, per la cancel culture che azzanna pure Platone e non è lontana dalla smania con cui i talebani distrussero le statue di Buddha o dai roghi di "Fahreneit 451".

 

Ha visto la polemica sulla statua della "Spigolatrice di Sapri’?

Stavolta ha sbagliato lo scultore. Doveva evocare un evento drammatico, una pagina del Risorgimento per cui le chiappe alla Belén della statua sono fuori luogo. Pure se la spigolatrice le avesse avute, non le avrebbe esibite. Ben vengano i culi, ma nel contesto giusto.

   

Come le nacque l’idea dei video?

Vivendo nel centro di Milano notai che l’ambiente dell’alta borghesia si prestava molto alla presa in giro. Erano tipi che incontravo tutti i giorni quando prendevo i figli a scuola, per esempio i papà che portano i bambini al McDonald’s e invece di parlare con loro passano il tempo a guardare lo smartphone (o le mamme di altri bambini).

 

Non ha mai temuto che i suoi conoscenti pigliassero a male la satira?

Il bello è che ne hanno sempre riso, specie quelli presi di mira, pensando che non stessi descrivendo loro ma qualcun altro. Grazie a un’enorme presunzione non si riconoscono.

 

Quale fu il primo video?

Nel 2017 avevo aperto una pagina Facebook su un mio programma per Mediaset: 40 mila follower quasi tutti motociclisti. A inizio 2018 postai per gioco un video sugli errori nel look della donna. Diventò virale: 8 milioni di visualizzazioni e schizzai a 300 mila follower. Così confezionai un altro video con gli errori degli uomini.

 

Tra gli obiettivi ricorrenti: scooteristi, pedoni, monopattinisti, ciclisti…

Il codice della strada fu scritto quando c’era una macchina e cento pedoni. Oggi avrebbe più senso abolire le strisce: chi deve attraversare aspetti, piuttosto che buttarsi proditoriamente sulla carreggiata costringendo una bisarca da 50 tonnellate alla frenata improvvisa. I ciclisti sono peggio: la bici è diventata un contrassegno di chi ha sempre ragione, cartellino "no oil", cesto di vimini, maglioncino fatto a mano. Ovviamente è un fake, perché ai primi freddi queste signore prendono il Suv del marito e a ottobre accendono il riscaldamento a 28 gradi. Non sopporto l’autoflagellazione dell’Europa comparata all’inquinamento prodotto da miliardi di persone in Asia. Quei ridicoli negozietto dove vendono collanine “con materiale riciclato ed ecosostenibile”: oggettini di 30 grammi per mettersi la coscienza in pace.

 

Lei si laurea in Ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, poi fa il banker, lo scrittore, lo youtuber e nel tempo libero suona in una band essendo, manco a dirlo, polistrumentista. Non entra mai in conflitto con se stesso?

A un certo punto invidiavo i colleghi più banali perché erano banker al cento per cento dunque felici, mentre io per metà ero lì e con l’altra andavo in moto a scoprire l’Africa e raccontarla, cosa che non serve a vendere emissioni obbligazionarie. Però col tempo ho scoperto un segreto: se sei bravo a fare una cosa non abbandonarla. Coltivala: un giorno tornerà utile. Accadde dopo la crisi dei subprime: Mediaset mi propose un format sui viaggi in moto. Ne avevo abbastanza di banche e le lasciai, dopo aver fatto una fatica nera, io ingegnere, a rilaurearmi in Economia e a competere con agguerriti ventenni inglesi. A proposito, lasciate perdere i guru che dicono di prendervi in mano la vita, che la vita è quella che scegliete: sciocchezze. La vita è per metà cose che capitano senza che uno lo voglia.

 

Le sue sorelle, Cristina e Benedetta, sono volti noti della tv. Come la giudicano?

Siamo molto uniti. Cristina è studiosissima, così professionale da sembrare algida. Benedetta pure, ma se le cade una frittata si mette a ridere. Loro non hanno le mie doti istrioniche. E lo riconoscono.

  

Da dove le viene l’istinto provocatore?

Sono nato ad Alessandria, una delle città più brutte, ma di grandi lavoratori che nel tempo libero seduti al bar esercitano crudele ironia sui passanti.

 

Come si definisce?

Un conservatore persino patriottico ma anarchico. Detesto le imposizioni, a partire da quelle culturali.

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