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Sally Rooney proibisce di essere pubblicata in Israele: il boicottaggio è un trend letterario
L'ultimo caso è della famosa scrittrice irlandese. Ma gli autori non protestano mai per le proprie traduzioni in Turchia o in Cina, dove i colleghi languono in carcere
“Odiare Israele non ti rende woke”, ha detto giorni fa all’Assemblea generale dell’Onu il premier israeliano Naftali Bennett. E invece sì, specie nel mondo letterario, dove ci si indigna magari per l’ignobile frase sugli ebrei proprietari di banche, ma si flirta con chi vuole cancellare lo stato ebraico.
Sally Rooney vieta la traduzione del nuovo romanzo a un editore israeliano
Sally Rooney, una delle più vendute e acclamate scrittrici del mondo anglosassone – e che si definisce “marxista” – ieri ha rifiutato la pubblicazione del suo nuovo romanzo in ebraico a causa del boicottaggio di Israele, che lei sostiene. Rooney non permetterà che il suo ultimo romanzo, Beautiful World, Where Are You?, venga tradotto in ebraico. Il libro è finito subito in cima alla lista dei bestseller del New York Times quando è stato pubblicato a settembre, a seguito di una campagna pubblicitaria che è arrivata sulla scia del popolare secondo romanzo di Rooney, Persone normali (in Italia pubblicato da Einaudi), adattato anche in una serie tv. L’editore israeliano dei primi due libri di Rooney, Modan, ha dichiarato ad Haaretz che Rooney vieta ogni uscita in Israele. Ma non è né la prima né l’ultima scrittrice a fare questo.
I casi di boicottaggio nei confronti di Israele da parte degli scrittori
Il romanziere John Berger, vincitore di un Booker Prize, chiese ai colleghi di rifiutare di pubblicare in Israele. Lo scrittore inglese Iain Banks annunciò che i suoi romanzi non sarebbero mai più stati pubblicati nello stato ebraico. Un’altra romanziera britannica, Kamila Shamsie, premiata e apprezzata (in Italia pubblica per Ponte alle grazie), ha detto all’editore israeliano Keter: “Sarei molto felice di essere pubblicata in ebraico, ma non conosco editore ebraico che non sia israeliano”. E così in Germania il Premio Nelly Sachs, intitolato alla celebre scrittrice ebraica, le è stato ritirato.
Ornit Cohen-Barak, editor alla Modan, dice che Rooney non è il primo caso che devono trattare: “Accade lo stesso con C hristos Tsiolkas, uno scrittore australiano di origine greca (la serie televisiva ‘The Slap’ è basata sul suo omonimo libro). Mi è stato detto che non è disposto a essere pubblicato in Israele a meno che non pubblichiamo anche un’edizione in arabo per i palestinesi. Quando abbiamo rifiutato ci ha informato che non era più disponibile”.
Anche Alice Walker, autrice del celebre Il colore viola, ha rifiutato la traduzione in ebraico. Deborah Harris, l’agente di David Grossman e Meir Shalev, ha detto che molti editori stranieri stanno boicottando gli autori israeliani. “Libri che avrei potuto facilmente piazzare con i principali editori dieci anni fa sono stati educatamente respinti”, ha detto al Time. Eshkol Nevo, i cui libri sono stati tradotti in inglese, italiano e tedesco, fa sapere che “non sono stato tradotto nei paesi scandinavi e le persone con cui lavoro mi hanno detto che il boicottaggio è la ragione”.
Non solo in Europa ci si dovrebbe ricordare quando il Reichinstituts für Geschichte des Neuen Deutschlands, l’Istituto per la storia della nuova Germania nazista, setacciava l’Europa in cerca di libri ebraici da confiscare. Bisognerebbe anche ricordarsi che non risultano autori occidentali che abbiano mai respinto la pubblicazione dei loro romanzi in Turchia, dove lo scrittore Ahmet Altan si è fatto quattro anni di carcere per le critiche a Erdogan, o in Cina, dove un Nobel per la Pace, lo scrittore Liu Xiaobo, dietro le sbarre è morto. Lo scrittore è trendy se dà addosso all’unica società aperta da Casablanca all’India.