La guerra contro J.K. Rowling

Sarah Ditum

Era considerata voce liberal e autorevole, ora le danno della bigotta e la insultano per aver detto che donna si nasce, non si diventa. Storia di una scrittrice che ha voluto dire ciò che pensa, a un prezzo altissimo

Quando il comico David Chappelle voleva fare capire da che parte stava nella guerra di genere, gli è bastato pronunciare un nome: J. K. Rowling. “Hanno cancellato J. K. Rowling”, dice con incredulità nella sua ultima serie su Netflix, The Closer. "L’hanno cancellata essenzialmente per avere detto che il sesso è un fatto… Sono d’accordo. Sono d’accordo, amico mio. Il sesso è un fatto”. Chappelle ha detto di appartenere al “team terf”, un acronimo per “trans exclusionary radical feminist”, che viene usato in modo derisorio (e viene frequentemente accompagnato da abusi e minacce) per etichettare chi critica il concetto di identità di genere. Anche se “The Closer” contiene delle battute sulle donne in generale, le lesbiche in particolare, gli uomini bianchi poveri e gli ebrei, è questa sezione ad aver destato scalpore. Alcuni impiegati di Netflix erano così indignati da avere inscenato una protesta. 

   

Lo show è stato accolto da tanti articoli che hanno condannato la presunta transfobia di Chappelle, citando il suo appoggio a Rowling. Questa donna rappresenta la quintessenza del “terfismo”. Rowling è sempre stata un personaggio politico ma, fino al 2019, questa politica non le aveva attirato così tanto odio. Da quando la serie “Harry Potter” le ha dato una fama straordinaria – e una ricchezza sbalorditiva – lei è sempre stata silenziosamente ma costantemente vicina alla sinistra. Notoriamente, e sorprendentemente, si è rifiutata di usare dei marchingegni legali per eludere le tasse. Nel 2018-2019, ha ricevuto oltre 100 milioni di sterline dai diritti cinematografici e da altre fonti, e ha pagato 48,6 milioni allo stato. 

    

Rowling è sempre stata un personaggio politico ma, fino al 2019, questa politica non le aveva attirato così tanto odio

   

La convinzione di dare la sua parte al collettivo nasce dalla povertà estrema che ha patito in prima persona quando era una ragazza madre negli anni Novanta. “Ricordo le notti in cui letteralmente non c’erano soldi”, ha detto parlando della vita da sola con la figlia dopo la rottura del suo primo matrimonio. “Ci sono state notti in cui mangiavo un biscotto e quella era la cena”. 

 

La somma iniziale ricevuta per “Harry Potter e la pietra filosofale” era solamente di 2,500 sterline ma, per lei, era una “fortuna”. Successivamente, i suoi libri hanno fatturato oltre un miliardo di sterline, sommati ai 200 milioni derivanti dagli adattamenti cinematografici. Non è stata una passeggiata – la scrittrice ha dovuto fare i conti con le denunce e il rogo dei suoi libri da parte degli evangelici indignati dai contenuti sovrannaturali delle sue storie – ma gli ha lasciato una ricchezza enorme, nonostante i notevoli contributi alle casse dello stato. Con quei soldi ha donato delle grandi somme al Partito laburista e a varie associazioni benefiche. L’organizzazione di Rowling, Lumos, è stata fondata nel 2006 dopo che è rimasta scioccata dal numero di bambini abbandonati negli orfanotrofi in Moldavia. Oggi opera in tutto il mondo per sostenere le famiglie in difficoltà. Tuttavia, molti dei suoi interventi hanno destato scalpore. Nel 2014, la scrittrice ha appoggiato la campagna “Better Together” in occasione del referendum sull’indipendenza scozzese. Rowling ha sostenuto che rompere il Regno Unito sarebbe stato “un errore di portata storica”, e ha fatto seguito alle sue parole con una donazione cospicua. In risposta, i nazionalisti scozzesi su Twitter l’hanno chiamata “puttana” e non solo. 

   

Ci saremmo messi a ridere se quattro anni fa ci avessero detto che sarebbe diventata il volto del conservatorismo sociale

  

Rowling era anche contraria alla Brexit. La scrittrice ha criticato pubblicamente la guida del Labour perché era frustrata dalla presunta mancanza di leadership di Jeremy Corbyn nella campagna per il “Remain”. Anche quella posizione gli è costata molti insulti sui social. Ma queste controversie non hanno compromesso la sua autorevolezza. 
Ci saremmo messi a ridere se quattro anni fa ci avessero detto che Rowling sarebbe diventata il volto pubblico del conservatorismo sociale, venendo rinnegata dai suoi sostenitori e denunciata dagli attori diventati famosi come i personaggi che ha inventato. Per far sì che accadesse ci è voluto un tema incredibilmente tossico e un’atmosfera di straordinaria certezza morale. Per fare accadere tutto ciò, ci è voluto uno scontro con il movimento degli attivisti trans. La posizione di Rowling nelle guerre di genere ha iniziato a emergere pubblicamente relativamente tardi, nel 2018. Nel Regno Unito la giornalista femminista Julie Bindel aveva affrontato questo tema a partire dai primi anni Duemila, e altri scrittori si sono aggiunti più tardi. C’era stato un aumento di interesse costante dal 2017, quando il Women and Equalities Committee pubblicò un rapporto sull’uguaglianza transgender. Questo documento aveva accolto alcune istanze degli attivisti, come la richiesta di riconoscere il sesso sulla base dell’autoidentificazione piuttosto che sulla base del parere degli esperti. 

 

A questo punto, vale la pena fermarsi un attimo per guardare al perché l’autoidentificazione è un tema così divisivo. Al momento nel Regno Unito il processo legale per cambiare sesso viene definito dal Gender Recognition Act (Grc) del 2004. Chiunque è nato uomo e vuole essere ufficialmente riconosciuto come donna, o viceversa, deve ottenere un certificato di riconoscimento di genere. I richiedenti devono dimostrare di essere soggetti alla disforia di genere (ovvero di provare disagio per il loro sesso di nascita), di essersi identificati con il sesso opposto per due anni, e di volere prendere una decisione vincolante per il resto della loro vita. I trans si sono lamentati che questo processo è burocratico, intrusivo e impersonale: i richiedenti non incontrano mai di persona il comitato che deve valutarli. Inoltre, c’è molto risentimento verso il fatto che l’individuo in questione non sia il solo ad avere una voce in capitolo sulla loro identità. James Morton della Scottish Transgender Alliance ha detto al Women and Equalities Committee che “molte persone trans sono state traumatizzate e umiliate da questo processo”. 

  

L’alternativa proposta eliminerebbe il requisito delle prove, e darebbe a ogni individuo il diritto di ricevere un Grc. Per gli attivisti trans come Shon Faye, che ha scritto il libro “The Transgender Issue”, questa sarebbe una “semplice modifica legislativa” che renderebbe il processo di ottenimento del Grc “più accessibile e meno patologico”. Faye sostiene che un processo simile è già in vigore in molti altri paesi europei, e non si vedono effetti negativi. Ma questi argomenti non soddisfano gli scettici dell’autoidentificazione. Se il sesso corrisponde da un punto di vista legale a ciò che sostieni di essere, diventa impossibile per chiunque altro dire che non lo sei. Questo è un problema per ogni servizio, gruppo o istituzione creata per servire solamente un sesso. Un uomo che sostiene di essere donna dovrebbe avere accesso allo spogliatoio delle donne? Il bagno delle donne? Gli sport femminili? I rifugi delle donne? Le carceri femminili? I premi riservati alle donne? Le quote rosa? 

 

Tutte queste cose sono state create per porre rimedio agli svantaggi patiti dalle donne per via del loro sesso – che si tratti della minaccia del voyeurismo da parte di uomini strani, alla sottorappresentazione delle donne in politica e in alcune professioni. Il fatto che un individuo sia infelice con il proprio sesso non significa necessariamente che il suo sesso diventi irrilevante da ogni punto di vista. “Se noi crediamo che ci siano delle buone ragioni per mantenere gli spazi riservati alle donne… queste ragioni non cessano di esistere quando gli uomini si autoidentificano come donne”, scrive la filosofa Kathleen Stock.

   

I detrattori della scrittrice l’hanno fatta passare non come una donna cattiva, ma come una che non sa di cosa parla

  

L’esperienza dimostra quanto siano legittime queste preoccupazioni. Casi come quello di Karen White – lo stupratore uomo che si identificava come donna e che è stato rinchiuso in una prigione femminile (pur senza avere un Grc), e che ha successivamente molestato sessualmente le compagne di cella – mostra che l’affermazione dell’identità di genere può avere delle conseguenze reali e dannose per le donne. 

 


Un altro fattore importante è che la definizione di “trans” è cambiata drammaticamente dall’introduzione del Gra circa vent’anni fa. Nel 2004 questa espressione veniva usata raramente. Invece, il concetto di “transizione” veniva usato per riferirsi ai transessuali, ovvero le persone che hanno cambiato le proprie caratteristiche sessuali per vivere nel sesso opposto. Pensate all’autore britannico Jan Morris (che aveva descritto il suo passaggio da uomo a donna nel suo libro “Conundrum” del 1974) o alla porno star americana Buck Angel: entrambi si avvalsero di ormoni e della chirurgia plastica per passare al sesso opposto.

 

Ma negli anni 2010 questa teoria iniziava a essere vista come obsoleta. Sempre di più, si sosteneva che non fosse ragionevole chiedere a qualcuno di farsi operare per vedere riconosciuta la propria identità reale. Il Grc è stato concepito come un modo per dare status legale alle persone che avevano fisicamente “cambiato sesso”: a quel punto, gli attivisti hanno iniziato a sostenere che subordinare il riconoscimento del loro genere a un’operazione che li avrebbe resi di fatto sterili, rimuovendo i loro organi riproduttivi, fosse una “sterilizzazione forzata”. 

 

In altre parole, avere un pene pienamente funzionante non dovrebbe essere un ostacolo a essere donna. Quindi, se lo scopo del femminismo è quello di aiutare le donne più vulnerabili, questa categoria perché non dovrebbe includere le donne trans? E se così fosse, l’enfasi sulle esperienze fisiche femminili sconosciute alle donne trans non contiene un pregiudizio contro questa categoria? 

  

Non temeva di sporcarsi le mani come dimostrano le sue posizioni sul referendum scozzese, Corbyn e la Brexit

  

Dopo la marcia delle donne del 2017 per protestare contro la vittoria di Donald Trump, la scrittrice trans Katelyn Burns si è lamentata perché era stata “esclusa” da una retorica “vagino-centrica”. 

 
Dall’altra parte bisognava prendere in considerazione le persone con le vagine che non si consideravano donne. Forse è meglio evitare del tutto l’uso della parola “donna”. 

 

Questo ci riporta a Rowling. Lo scorso 6 giugno la scrittrice ha twittato un link che si rivolgeva nel titolo alle “persone mestruate” (è uno dei neologismi creati per evitare di usare la parola “donna”. Tra gli altri ci sono “persone incinta” e “persone con la cervice”, anche se delle espressioni simili per gli uomini, come “possessori di prostata”, non si sono ancora affermate) 

 

Rowling ha commentato: “‘Persone che si masturbano’. Sono sicura che esiste una parola per queste persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?”. Variety lo ha descritto come un “tweet antitrans”. Nbc è stata più circospetta, dicendo che Rowling era stata “accusata di transfobia”. Queste critiche hanno preso la forma di migliaia di messaggi furibondi sui social, molti dei quali contenevano delle minacce terribili sostenendo che l’uso della parola “donna” fosse un affronto oltraggioso alla comunità trans.

 

Non era stato questo il primo intervento di Rowling sull’argomento. Lo scorso dicembre, la scrittrice aveva espresso il suo sostegno a Maya Forstater, ricercatrice presso un think tank che aveva perso il posto di lavoro dopo avere condiviso su Twitter le sue idee critiche contro il gender. “Vestitevi come volete. Chiamatevi come volete. Dormite con ogni adulto consenziente che vi vorrà. Vivete la vostra vita in pace e sicurezza. Ma fate licenziare le donne perché sostengono che il sesso sia reale? #IStandWithMaya #ThisIsNotADrill”, ha twittato Rowling. 

  
Quella volta i detrattori della scrittrice l’hanno fatta passare non come una donna cattiva, ma come una che non sa di cosa parla. Tuttavia, nel 2020 ha dato seguito con un post molto preciso sul suo sito web. Ha ribadito il suo sostegno per le persone trans e stigmatizzato ogni attacco nei loro confronti. Ma ha anche rivelato che, essendo reduce da un matrimonio violento, conosce il costo della violenza maschile, e dunque non vuole fare scomparire le protezioni per le donne. 


Era un articolo intimo e bilanciato che avrebbe dovuto destare simpatia anche da parte di chi non era d’accordo. Invece, ha scatenato un putiferio. Prima della fine del 2020, i tre protagonisti dei film di “Harry Potter” l’avevano condannata direttamente o avevano preso le distanze dalla scrittrice. Nessuno aveva offerto il proprio sostegno a una vittima di violenza domestica. I siti dei fan di “Harry Potter” si sono affrettati a ribadire il loro sostegno verso la causa trans, e la loro opposizione all’ideatrice dei libri da loro amati. Se andate sul sito The Leaky Cauldron verrete accolti dal logo di un fulmine blu e rosa, i colori della bandiera trans.

  

Anche quando Rowling non è stata esplicitamente abusata o scaricata, è stata descritta come un caso patologico: un ritratto del New York magazine si è domandato “Chi è diventata J. K. Rowling?”, e ha tratto la conclusione che lei fosse così segnata dalla fama raggiunta al punto da non riuscire più a provare alcuna simpatia per chiunque non avesse vissuto la sua stessa esperienza. Solo questa involuzione psicologica poteva spiegare il motivo per cui una donna con delle credenziali di “centrosinistra” era diventata, per i suoi detrattori, palesemente bigotta e crudele. Ma non sarebbe giusto dire che la linea politica assunta da Rowling sia sempre stata “comoda”. Lei non aveva paura di sporcarsi le mani quando lo riteneva necessario, come dimostrano le sue posizioni sul referendum scozzese, Corbyn e la Brexit. La magnitudo della campagna contro la scrittrice deriva dal fatto che – nei primi due casi – si è schierata contro delle cause perdenti che hanno successivamente usato il tema dei diritti dei trans come pretesto per portare avanti le loro battaglie. Per gli indipendentisti scozzesi dell’Snp, andare oltre Westminster sui diritti dei trans è stato un modo per porsi come un partito riformista, mentre nella sinistra laburista post-corbinista questo tema è diventato una bandiera ideologica.

  

Tuttavia, questo aiuta a spiegare solamente alcune delle reazioni nel Regno Unito. L’enorme condanna globale a cui è stata sottoposta la scrittrice va vista nell’ottica del suo personaggio. Essendo la creatrice del protagonista più amato da una generazione, Rowling veniva custodita gelosamente dai suoi ammiratori. C’era la sensazione che lei in qualche modo appartenesse ai suoi fan. Non avere assunto la linea richiesta è stato percepito come qualcosa di più grande di un fallimento. Era un tradimento da parte di una madre simbolica. 

 

Rowling crede che il sesso sia reale, che la violenza maschile sia un problema, che le donne dovrebbero parlare di loro stesse usando un linguaggio chiaro e che nessuna donna dovrebbe perdere il suo posto di lavoro come punizione per avere espresso queste opinioni. Nessun critico ha spiegato in modo convincente perché sostenere questo nuoccia ai trans. La rabbia contro Rowling è in realtà la rabbia per una donna che si è rifiutata di starsene silenziosamente sullo sfondo, ma che invece ha fatto sentire la sua voce. Questo è ciò che dà fastidio, ed è il motivo per cui molti dei suoi critici su Twitter rispondevano ai suoi post con delle immagini pornografiche. La natura sessuale di questa violazione non è una coincidenza. Ma Rowling non si è fatta intimidire dagli abusi. Oggi, lei è diventata senza volerlo la capofila di un tema altamente controverso; ma è troppo indipendente per essere ridotta a una caricatura.

   
Questo articolo era la storia di copertina del settimanale britannico New European del numero del 4 novembre.
(Traduzione di Gregorio Sorgi)
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