editoriali
Rowling al botteghino batte il woke
Nonostante la campagna di odio e boicottaggio, Harry Potter è ovunque
Una rara edizione del primo volume della saga di Harry Potter ha raggiunto un prezzo record in un’asta negli Stati Uniti. Una copia della prima tiratura di “Harry Potter e la pietra filosofale” di J. K. Rowling, stampata in Gran Bretagna nel 1997, è stata venduta per 471 mila dollari. Intanto, a vent’anni dalla prima proiezione di “Harry Potter e la Pietra Filosofale”, il box office dei cinema dell’8 dicembre ne ha riconfermato il successo impressionante. Il primo film della saga è tornato in tutti i multisala del circuito Uci Cinemas per festeggiare il ventesimo anniversario, riscuotendo un successo sorprendente.
Questo porta a farci una domanda: e se la cancel culture, il woke, tutto l’armamentario dell’indignazione, non fossero che fumo negli occhi e che l’opinione pubblica se ne fregasse altamente delle crociate moralistiche contro la scrittrice inglese più famosa e venduta al mondo? Da due anni, Rowling è oggetto di una intensa campagna di denigrazione, delegittimazione e demonizzazione sui social, per via delle sue idee eterodosse e critiche dell’identità di genere. Di fatto, Rowling non vuole che la condizione e la differenza femminile siano cancellate a vantaggio del genere percepito. Non passa settimana senza che la scrittrice non finisca al centro di un caso: un premio riconsegnato per protesta, un editor o un collega scrittore che la boicotta, dipendenti di case editrici che osteggiano un suo nuovo volume, video di roghi di suoi libri, auguri di morte che diventano tendenza digitale. Ma anche un elenco sterminato di minacce di morte.
Eppure, Rowling e la sua creatura continuano a sbancare nelle librerie, nei cinema e nell’immaginazione pubblica. Niente male, per essere uno degli obiettivi prelibati e prediletti della odiosa cancel culture, che va forte sui social e malino nella vita reale.