Uffa!
Il linguaggio avvincente del graphic novel, putiferio di autori e capolavori
Dal primo libro, geniale, di Umberto Eco alla letteratura erotica
Non poteva non essere la casa editrice La Nave di Teseo (così fortemente voluta da Umberto Eco e così brillantemente governata da Elisabetta Sgarbi) a ripubblicare il primo e geniale testo di Umberto Eco, edito in 500 copie nel 1958 con il titolo Filosofi in libertà e con la firma joyciana Dedalus. Eco aveva allora 26 anni, e credo fosse ancora un funzionario Rai, dov’era entrato nel 1954 dopo aver vinto un concorso. Un libro geniale, ho detto. Una storia della filosofia in versi (talvolta a rima baciata, talvolta a rima alternata) scanditi da saporose vignette che mi immagino disegnate dallo stesso Eco. Il primo graphic novel mai prodotto dalla cultura non soltanto italiana, la prima volta che testi e immagini si sposassero assieme nel raccontare una storia? Perché no. Del resto l’interesse di Eco per il fumetto è accertato. Faceva parte anche lui del crocchio di intellettuali milanesi da cui all’avvio dei Sessanta nacque Linus, la prima rivista italiana dedicata al fumetto di qualità. Era un frequentatore della casa milanese di Guido Crepax, l’astro nascente del fumetto italiano.
La mia copia dell’edizione Taylor del libro di Eco me l’aveva regalata più di mezzo secolo fa l’allora mio amico fraterno Gianni Amelio, quando ancora viveva a Catanzaro. Nel comparto della mia biblioteca riservato alle sciccherie editoriali del secondo dopoguerra se ne sta adesso con accanto La fantasia dell’arte nella vita moderna, il libro di Piero Dorazio del 1955 che battezza l’astrattismo italiano del secondo dopoguerra, e il catalogo (curato dal libraio antiquario Andrea Tomasetig nel 2016) della spettacolare raccolta di Claudio Pavese di libri Einaudi pubblicati nel mezzo secolo che va tra il 1933 e il 1983.
Il librino del 1958 è in formato piccolo, con una copertina in cartoncino rosso marchiata dal titolo e dal nome dell’autore. Per anni e anni ho temuto che quella mia copia fosse monca di una sua sovracoperta editoriale, il che ne avrebbe falcidiato il suo valore collezionistico. Finché non ho incontrato Eco sul vagone ristorante di un treno ad alta velocità che da Roma andava a Milano. Subito gli ho chiesto se sì o no esistesse quella dannata sovracoperta. Mi ha risposto di no.
La nuova edizione del libro di Eco sarà nelle librerie italiane a partire da venerdì 7 gennaio. L’omaggio più elegante che gli sia stato fatto finora sulla stampa italiana, è il graphic novel di Giuseppe Pollicelli e Sudario Brando pubblicato sulla Lettura del 2 gennaio scorso, di cui Pollicelli ha scritto i testi (in rima alternata come quelli di Eco del 1958) e Brando disegnato le vignette. Non finiremo mai di dire quanto il linguaggio del graphic novel, ossia il rafforzare con le immagini i testi che raccontano una città o un ambiente o un personaggio, sia tra i più avvincenti del nostro tempo. E difatti l’universo attuale del graphic novel è un putiferio di autori e talvolta di capolavori, come dimostra per quanto riguarda l’Italia l’eccezionale riuscita delle fantasie narrative di Gipi o ancor più di Zerocalcare. Sono loro che continuano una storia che in Italia ha dei formidabili precedenti, le storie a fumetti di Hugo Pratt, Andrea Pazienza, Giorgio Carpinteri, Massimo Mattioli, Guido Buzzelli. Tutti libri che non ci rimettono a volerli raffrontare letterariamente con i coevi romanzi fatti di sola scrittura.
E a non dire del comparto del graphic novel centrato sull’erotica, ed è per questo che non ho fatto finora i nomi di Milo Manara, Guido Crepax, Paolo Eleuteri Serpieri, Leone Frollo, Franco Saudelli, Magnus, Roberto Baldazzini, Giovanna Casotto, i nomi dei tanti italiani che ne sono sovrani. Più o meno trent’anni fa entrai in una libreria parigina tutta o quasi dedicata all’arte del fumetto e con intere scaffalature dedicate al fumetto erotico. Tantissimi i francesi, ma non che vi sfigurassero opere di italiani quali il veneziano Eleuteri Serpieri le cui tavole originali hanno conquistato nel tempo quotazioni degne delle opere d’arte tradizionali. Mi è appena arrivato il numero 16 di una rivista che fa testo in materia, Les Cahiers de la BD, dove Charles-Louis Detournay fa l’elogio sperticato della rivista Blue fondata e diretta a Roma da Francesco Coniglio sino all’ultimo suo numero di qualche anno fa, il numero 200, una rivista dove gli autori non soltanto italiani di bandes dessinées erotiche avevano trovato il loro domicilio più confortevole.
Detournay scrive che oggi le librerie francesi non ci tengono più a mettere in bella mostra titoli e copertine delle BD più sgargianti in fatto di erotismo. Sarà certamente così. E del resto sempre una trentina di anni fa, faticai non poco a trovare degli album di fumetti erotici su cui volevo scrivere un pezzo, e finché Carpinteri non mi condusse in una libreria romana che adesso mi immagino non ci sia più.
Solo che adesso c’è Amazon e non è più indispensabile per un amatore di fumetti erotici (quale il sottoscritto) prendere un aereo pur di entrare nella libreria parigina di Boulevard Saint-Germain di cui ho detto prima. Sfogliavo le pagine del numero 16 di Les Cahiers de la BD e mi venivano le vertigini a scrutare titoli che fanno l’orgoglio di case editrici raffinatissime, su tutte La Musardine. La quale è capeggiata da una donna, Anne Hautecoeur, che in materia di erotismo e pornografia non ha evidentemente le opinioni delle più cialtronesche tra le femministe. Il tutto era aggravato dal fatto di sapere che se avessi cliccato su Amazon quei titoli li avrei potuti avere tutti nello spazio di due o tre giorni. Dato che le mie finanze languono eccome, ne ho comprato uno solo. Anthologie de la fellation en BD, edito per l’appunto dalla Musardine. Un’antologia dei disegni dedicati a quella postura erotica di cui i babbei dicono che segna una sottomissione della donna in quanto tale. Non sanno di che cosa stanno parlando.