Il biologo Richard Dawkins (Foto Don Arnold/Getty Images) 

“Il sesso è dannatamente binario”. I woke a lezione di scienza da Richard Dawkins

Giulio Meotti

Il saggio del biologo ateo più famoso al mondo cui hanno tolto un premio per le critiche al transgender

“Kathleen Stock è meravigliosamente ragionevole ed è quotidianamente circondata da logomachisti oscurantisti. Purtroppo, sono pagati per arringare studenti che si sentono obbligati a prenderli sul serio. Cari studenti, vi prego di rinfrescarvi la mente con la scienza”. A dicembre Richard Dawkins interveniva così sui social a difesa della collega dell’Università del Sussex, Kathleen Stock, che di lì a poco si sarebbe dimessa visto il clima in facoltà contro la sua persona e le sue idee critiche del transgender. Ora Dawkins rinfresca la mente a lettori e fan con un saggio pubblicato su Areo e tradotto dall’Express francese. 

  
“La razza è uno spettro, il sesso è dannatamente binario”, il titolo che scontenterà non pochi. L’ateo più famoso al mondo, il “rottweiler di Darwin” e il paladino della scienza, torna sulla recente polemica in cui è stato pubblicamente disconosciuto dall’American Humanist Association per “transfobia” (Steven Pinker, famoso linguista di Harvard, li ha accusati di essere “una nuova inquisizione”, perché “non è passato inosservato ai commentatori che un’associazione di ‘liberi pensatori’ ha ritenuto impensabili certi pensieri, né che stia imponendo dogmi e catechismi scomunicando un eretico”). 

  
“Dopo avermi nominato Umanista dell’anno nel 1996, mi hanno retroattivamente negato l’onore nel 2021”, scrive Dawkins. Il motivo? Dawkins ha criticato da un punto di vista scientifico il transgender. “Una vita a Oxford ha radicato in me l’abitudine socratica a sollevare discussioni, argomenti dal sapore leggermente paradossale, enigmi, contraddizioni o incongruenze che sembrano aver bisogno di un po’ di chiarimenti”. La razza è uno spettro, scrive Dawkins. “Le persone che hanno un bisnonno nativo americano possono chiamarsi nativi americani. Il sesso, invece, è dannatamente binario. Se hai un genitore nero e uno bianco, puoi pensare di poter scegliere come identificarti. Se scegliessi di identificarmi come un ippopotamo, diresti giustamente che sto diventando ridicolo. E’ più ridicolo della chiesa che identifica la ‘sostanza’ del sangue con il vino e il corpo con il pane. Anche il sociologo più benpensante potrebbe avere difficoltà a sostenere che un pene sia un costrutto sociale. I teorici del genere aggirano il fastidioso problema della realtà decretando che sei ciò che senti, indipendentemente dalla biologia. Se ti senti una donna, sei una donna anche se hai un pene. Maschio contro femmina è una delle sorprendentemente poche autentiche dicotomie che possono giustamente sfuggire alla censura per quella che ho chiamato ‘La tirannia della mente discontinua’”. 

  
Giorni fa, Dawkins ha anche esortato i suoi fan a firmare la dichiarazione della Women’s Human Rights Campaign, un’organizzazione con sede nel Regno Unito che si batte per la protezione dei “diritti delle donne basati sul sesso” e contro l’autodeterminazione di genere, che include un appello a opporsi a interventi chirurgici per la riassegnazione di genere e gli ormoni bloccanti della pubertà a bambini e adolescenti.

    
“Segui la scienza”, si sente ripetere ovunque. Dawkins ai suoi, che sui generi flirtano con l’irrazionalismo identitario, ricorda che questo vale anche per la differenza sessuale.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.