Novant'anni di Settimana enigmistica
Il 23 gennaio 1932 in edicola usciva il primo numero della rivista enigmistica che "vanta innumerevoli tentativi di imitazione”
Novant’anni fa, il 23 gennaio 1932, veniva pubblicato il primo numero della Settimana Enigmistica. “La rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione” è la famosa didascalia in prima pagina. Ideata dall’ingegnere sardo Giorgio Sisini, conte di Sant'Andrea (nominato in seguito Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana), per molto tempo contò solo “tentativi di imitazione”, divenuti “innumerevoli” solo dopo il 2005.
La rivista è arrivata ormai al numero 4.687, ha inventato la dicitura “Parole crociate”, che è un suo marchio registrato, ed è entrata ben presto nell'immaginario collettivo. Già nel 1941 quando apparve al cinema infilata nella cintola dei pantaloni di uno dei marinai intrappolati nel sommergibile del film “Uomini sul fondo”. Nel 1955 si ritrovò ben esposta sul carrello del venditore di riviste nella scena della stazione ferroviaria in “Pane, amore e…”. Veniva letta nel 1960 dal sindaco Vittorio De Sica in “Il vigile”. Ritornò nel film del 2017 “Chi m’ha visto”, quando Fiorello capisce che ha sfondato per davvero quando vede la sua foto in copertina. Enigmi a parte, una rubrica come “Strano ma vero” è diventata addirittura un modo di dire. “Dal 1932 il passatempo più sano ed economico”, è il suo biglietto da visita.
La passione degli enigmi sarebbe venuta a Sisini grazie all’amore: sua moglie era infatti una viennese trasferitasi a Milano, portando con sé dall'Austria anche la passione per i giochi linguistici e di logica che nella buona società austriaca degli anni ’30 imperversava. Lì, per la verità, erano arrivati dagli Stati Uniti. Gli americani avevano preso spunto da passatempi ancora precedenti, che chissà dove portano all'indietro nel tempo. Di quadrati di parole ce n'erano già nell'antica Roma.
Per stare alla storia italiana più recente, un primo esempio di “Parole incrociate” pare che fosse apparso proprio a Milano il 14 settembre 1890 nel Secolo illustrato della Domenica, su idea di Giuseppe Airoldi. Ma era uno schema ancora rudimentale. Un primo modello decisamente più elaborato uscì il 21 dicembre 1913 sul “Fun”, supplemento domenicale del New York World. L’autore era Arthur Wynne, giornalista inglese di Liverpool. Si chiamava “word-cross puzzle”. Un nome sparito dalla storia dell'editoria nel 1924, quando in America venne pubblicato il primo libro di cruciverba che fu chiamato, per errore, crossword. E il nome rimase. In Italia fu pubblicato nel 1925 da Arnoldo Mondadori con la traduzione Cruciverba, inventata dal curatore Valentino Bompiani. Nel 1927 appare la traduzione “parole incrociate”, diventato con la Settimana Enigmistica Parole Crociate.
I rebus invece si ispirano al modo nel quale erano scritti i geroglifici. Nel 1548 papa Paolo III lo rilanciò col patrocinare un libro per “imparare a scrivere” attraverso “cifre figurate”, e in Francia divenne di moda all’epoca del Re Sole. La sciarada più antica è riferita da Plutarco, con Alessandro che prima della caduta di Turo sogna un satiro: un greco un Satyros che come Sa tyros diventa “tua Tiro”. E un indovinello era stato posto dalla Sfinge a Edipo: qual è l'animale che al mattino cammina a quattro zampe, a mezzogiorno con due e alla sera con tre? L’uomo, che gattona appena nato e si appoggia al bastone da vecchio.
C'è molto di più però oltre rebus e parole crociate. Di giochi enigmistici ce ne sono almeno una quarantina. E se sono le parole crociate al centro della Settimana Enigmistica, al lettore non manca l’occasione di cimentarsi in tutti.
Nelle prime sedici pagine in bianco e nero uscite novant'anni fa, c’erano inoltre vignette e spazi umoristici, come “Il tenero Giacomo”. A parte il già citato “Strano ma vero”, sono diventate famose rubriche basate sullo spirito di osservazione come "Che cosa manca?" o "Aguzzate la vista"; altri spazi di notizie e curiosità di storia e attualità come "Forse non tutti sanno che…", "Spigolature"; i quiz di cultura generale "Vero o falso?" e "L'Edípeo enciclopedico". Altrettanto popolari sono i personaggi ad essi associati, come Anselmo e la sua famiglia in “Come fareste, voi?” e luna folta schiera di investigatori.
La prima delle figure riportate in prima pagina fu l'attrice messicana Lupe Vélez. Il costo era 50 centesimi di lire. La redazione era, allora come oggi, presso il Palazzo Vittoria, in piazza Cinque Giornate a Milano. Assieme a Sisini, tra i più noti autori furono Piero Bartezzaghi e Giancarlo Brighenti. Dal 1932 è sempre uscita eccetto una volta, nel luglio 1945.
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