il cammino dei vulcani - diario di bordo
La rivoluzione del camminare
Da Trevignano a Monterosi, da Monterosi a Campagnano. La seconda tappa del cammino di Marco Pastonesi e compegnia è lunga ventotto chilometri, è un viaggio nel senso del muoversi a piedi
Camminare è un atto – addirittura, ancora, sempre - rivoluzionario. Perché camminare significa andare controcorrente e controtendenza, contromano, controsterzo e perfino contropiede, la legge (non è questa, ma potrebbe anche esserlo, almeno musicalmente) del contrappasso. Perché camminare significa allungare i tempi e allargare gli spazi, preferire la lentezza alla velocità, il reale al virtuale, il terrestre al digitale, il tardi al subito, l’in quel modo all’in qualche modo, il vecchio al nuovo, il vecchio che avanza e il nuovo che retrocede. Camminare è un atto rivoluzionario anche se indebitamente elitario, involontariamente snob. E camminare in salita è un atto perfino religioso. L’ascesa diventa ascensione, anche accensione, sfida, in alcuni casi perfino espiazione.
Si pensa a questo, nel nostro piccolo, nel nostro niente, camminando in salita da Trevignano Romano verso Rocca Romana, a una quarantina di chilometri a nord di Roma, che non è più soltanto Romana, ammesso che lo sia mai stata, neanche allora, già un po’ etrusca o falisca o veientana. Una dolce essenziale silenziosa pacifica pedestre rupestre campestre equestre convinta mattutina rivoluzione. Se fosse un colore, celeste e poi azzurra e quasi blu, tra lago e cielo. Se fosse un abito, nuda, come i cespugli, come i rami, come gli alberi. Se fosse una poesia, tutte, perché tutte le poesie camminano, ogni parola un passo, ogni virgola un respiro, ogni punto una sospensione.
Da Trevignano a Monterosi, da Monterosi a Campagnano: ventotto chilometri, al di là della salitella iniziale, pianeggianti, orizzontali nel senso degli orizzonti che propongono il Soratte, il Terminillo, il Velino, la neve; un tappone di trasferimento nel Cammino dei vulcani, un tavola naturalistica (l’illustrazione è un herbarium di Ornella Ricci). Vista da lontano Rocca Romana, vista da vicino la cascata del Monte Gelato, vista attraverso e durante la Via Francigena (contromano, appunto, dunque anche in questo caso rivoluzionaria), vista d’incrocio la Via Amerina, antica romana basolata stratificata sana dimenticata ritrovata, vista un’autopattuglia dei guardiaparco del Parco di Veio rimuovere una delle tante, troppe discariche abusive a flagellare zone naturali, riservate, protette, visti ciclisti impegnati in una metamorfosi, trasformando i piedi in pedali, i passi in ruote, l’aria in vento. La loro, non si capisce bene se è una mezza rivoluzione o una rivoluzione doppia.
A Campagnano si arriva dal basso, il basso di una valle, la valle scavata da un torrente che non c’è più, o non è più lì. La prima casa è diroccata, una chiesa medievale è in vendita, un cartello indica i 1.715 chilometri che ci portano a Canterbury, i 2.219 che ci uniscono a Santiago de Compostela, i 3.681 che ci stringono a Gerusalemme. Camminare non divide e non separa, ma lega e collega. E anche questa è una meravigliosa rivoluzione.
L’Ostello Campagnano. Domani è un altro giorno e si camminerà.
Qui potete leggere la prima puntata del viaggio di Marco Pastonesi - qui l'intervista a Toni Demuro che presenta il progetto "ANDante"