il ricordo
Addio a Mino Milani: l'incredibile, romanzesco “Salgari di Pavia”
Il romanziere e fumettista pavese è stato uno dei più colti e abili scrittori per ragazzi degli scorsi decenni. Ha attraversato tutti ingegneri dell’avventura, ma ha anche collaborato con i maggiori fumettisti italiani, da Hugo Pratt a Milo Manara. Tentò pure il suicidio, ma come in un romanzo non ci riuscì
“Dal nostro inviato nel tempo” era il fumetto su cui nel Corriere dei Ragazzi di inizio anni ’70 Mino Milani narrava i suoi incredibili reportage dagli eventi storici del passato. Alcuni quasi recenti, come il delitto di Salvatore Giuliano. Altri via via più indietro nel tempo, ma in cui si vedeva, appunto, Mino Milani in cravatta che intervistava i testimoni sulla possibile sostituzione del maresciallo napoleonico Ney di fronte al plotone di esecuzione, oppure indagava sulla conquista dell’impero azteco. Finché un giorno, nella rubrica della posta, apparve la domanda di un lettore: “Ma come fa Mino Milani ad essere sempre presente in ogni epoca?”. “Non fatevi ingannare dall’apparenza: in realtà è molto più vecchio di quello che sembra”, rispose il direttore. “E per gli eventi oltre 250 anni fa, quando non era ancora nato, si serve di una macchina del tempo donatagli da Cagliostro in persona”.
Adesso il “Salgari di Pavia”, come Gianni Rodari lo aveva ribattezzato, è morto sul serio. Così, si è infine accertato che di anni ne aveva solo 94, compiuti il 3 febbraio. Ma gli sono bastati per scrivere ben 157 libri, se non ce ne siamo dimenticati qualcuno. E se non c’era lo zampino di Cagliostro, in questo vigore creativo soprannaturale… 17 di questi libri coprono il ciclo dell’Imperial Regio commissario Melchiorre Ferrari. Detective asburgico nella sua Pavia di metà 800. Altri otto sono su quel cowboy Tommy River che, per il Corriere dei Piccoli, gli aveva commissionato il direttore Giovanni Mosca e poi pubblicati da Mursia per la famosa collana Corticelli: un must per i ragazzini anni ’60. Altri tre del ciclo di Efrem, ragazzino lombardo del ’300 che diventa soldato di ventura. E ben 48 saggi storici, perché lui dalla Storia aveva iniziato: laurea in Lettere moderne nel 1950, con una tesi sul brigantaggio nelle Calabrie basata sul carteggio del concittadino Gaetano Sacchi; poi direttore della Biblioteca Civica di Pavia.
Tra romanzi e saggi almeno 21 di questi titoli parlano infatti di Garibaldi e del Risorgimento; 23 di Pavia; un paio delle due cose assieme. Ma Milani ha firmato anche 25 volumi di fumetti, con tutto il Gotha del disegnatori italiani: Hugo Pratt, Mario Uggeri, Sergio Toppi, Milo Manara, Giancarlo Alessandrini, Dino Battaglia, Attilio Micheluzzi, Alarico Gattia… E non è che una parte della produzione che usciva nei “giornaletti” settimanali. In modo vorticoso Milani trasformava i suoi studi storici in romanzi: a partire dal “Romanzo militare” tratto dalla sua tesi. E sceneggiava gli stessi temi a fumetti. E scriveva storie a puntate che poi raccoglieva in volume. E sceneggiava a fumetti i classici della letteratura. E raccontava i grandi personaggi.
Gli mancò forse di fare anche il regista, ma da un paio di suoi romanzi fantasy furono tratti film non disprezzabili: “Fantasma d’amore” di Dino Risi e “La Trappola” di Carlo Lizzani. E varie sfumature di fantastico furono esplorate nelle serie a fumetti che sceneggiò accanto a quelle storiche: da un verniano “Il dottor Oss” uscito negli anni ’60 per i disegni di Grazia Nidasio, altra grande figura della letteratura per l’infanzia, fino a “Il maestro” e “Anni 2000” he negli anni ’70 anticipano rispettivamente Dylan Dog e Martin Mystére.
Ulteriore tocco salgariano, nel 1986 tentò il suicidio, sparandosi al cuore con una calibro 38. Ma un osso dello sterno deviò il colpo. “Realtà romanzesca”: come si chiamava un’altra sua famosa rubrica, che aveva tenuto sulla Domenica del Corriere.