il libro
L'alienazione dei trentenni, tra desideri e vita vissuta, nel nuovo romanzo di Sally Rooney
"Dove sei, mondo bello" è la riprova del talento straordinario della scrittrice irlandese. Di nuovo una doppia coppia, e la dicotomia tra la tensione ideale dei personaggi e gli accadimenti. Una contraddizione che dura fino alla fine, racconta la traduttrice Maurizia Balmelli
Il nuovo romanzo di Sally Rooney (Dove sei, mondo bello, Einaudi 2022) è la riprova, semmai ce ne fosse bisogno, che la romanziera irlandese trentunenne – i cui Parlarne tra amici (2017) e Persone normali (2018) hanno avuto successo planetario, anche nella trasposizione per lo schermo – ha un talento straordinario, da enfant prodige, e che questo talento è capace di rinnovarsi e diventare a ogni libro sempre più nitido e acuto. Non tanto perché lei ne abbia la programmatica intenzione, di raccontare il mondo sempre meglio, ma perché la sua urgenza di narratrice, e di pensatrice, sembrerebbe proprio incunearsi in quello spazio sottile che c’è tra i fatti (gli eventi delle vite singolari, quelle dei suoi personaggi – e di tutti in definitiva) e il pensiero che, su questi fatti, lei e i suoi personaggi producono. E’ come se Rooney scrivesse una gnoseologia del tempo presente – cosa evidentemente ardua – attraverso il racconto delle vite, e soprattutto delle incongruenze di vita, dei suoi giovani personaggi, che attraversano questo nostro tempo così com’è, perché altro non è dato loro da fare. Se non – ed ecco la cifra di Rooney – pensarci su.
Doppia coppia, anche qui come nel suo esordio, ma stavolta sono tutti coetanei, sulla trentina: Alice, scrittrice di enorme successo (il suo alter ego?) e il magazziniere Felix conosciuto su Tinder, solo all’apparenza risolto; di contro, e in rapporto quasi chiastico, l’amica Eileen, redattrice di una poco nota rivista di poesia, e Simon, che si occupa lateralmente di politica ed è in diversa misura legato ad entrambe.
Un romanzo sull’amore? Un romanzo politico? Sociale? Una radiografia del presente?
Per Maurizia Balmelli, storica traduttrice di Rooney, la scrittrice è un’intellettuale tout court e non hanno senso distinzioni di questo genere: il romanzo tiene tutto insieme. “Sally Rooney – spiega – tenta qui, con estrema lucidità e precisione millimetrica, una ricostruzione dell’essere umano e della sua condanna”. Una condanna all’alienazione, intende Balmelli analizzando Rooney, cui nessuno può sottrarsi, dentro e fuori le pagine, e che, secondo la traduttrice, “viene estrinsecata dalla dicotomia che c’è tra la tensione ideale dei personaggi e la loro vita fattuale”. E poi continua: “Lo si capisce anche dalla struttura, in cui coesistono due linee narrative parallele, quella della narrazione cronologica dei personaggi alle prese con la vita di tutti i giorni e l’elevazione intellettuale che traspare dalla corrispondenza mail tra Alice ed Eileen; così come dalla lingua, che è volutamente a tratti quasi anonima, per riprodurre il mondo di device in cui siamo immersi”. (“Non c’è più uno scenario neutro. C’è solo la timeline”, si legge a un certo punto).
E le due realtà, quella del pensiero ragionato e del desiderio interiore da una parte, e quella dei fatti vissuti, degli incontri, delle spiegazioni, delle liti, del sesso stereotipato dall’altra, è come si contraddicessero di forza. Persino nell’apparente lieto fine. A meno che non sia lecito pensare che i ragionamenti e l’idealismo possano piegarsi, ex post, alla vita. Per Balmelli Dove sei, mondo bello (senza punto interrogativo, si osservi) e le aporie che mette in luce sono sintetizzate dalla scena in cui Felix fa una foto con cellulare e “dal gesto non si capiva bene se stesse cercando di vedere meglio l’immagine scattata (…) o se invece stesse semplicemente valutando di lasciar scivolare silenziosamente nel fiume l’apparecchio”. Questi siamo noi – in bilico tra due scelte (e mondi) inconciliabili e i loro (a volte detestati) linguaggi – che nell’intimo continuiamo a chiederci “dove sei, mondo bello”. Passato, presente o futuro che sia.