“Se con un russo si può trattare, con la Russia non ti metterai mai d'accordo”
I negoziati spiegati con L’enciclopedia dell'anima russa, che tra gli inclassificabili libri di Erofeev è il più bello. Un testo enigmatico e molteplice e che affronta gli stereotipi e li rigenera. O forse li conferma
Viktor Erofeev è un grande boxeur della letteratura russa contemporanea: tecnica sopraffina, gancio sinistro implacabile, ambidestro, e all’attivo una manciata di opere acute e imprevedibili, forbite e crude, repentine per freschezza e circolazione sanguigna, ma dense e profonde, costruite senza tener troppo conto delle leggi della fisica narrativa così come le conosciamo – è uno di quelli che può tutto, insomma, beato lui. Classe 1947, venne espulso nel 1979 dall’Unione degli scrittori per via della sua partecipazione all’almanacco “Metropol”. Da quel momento, per quasi dieci anni, nessun russo ha più potuto leggere in patria, e in lingua originale, la sua opera – ma lo poteva fare in Francia, paese in cui Erofeev ha risieduto negli anni del dissenso.L’Enciclopedia dell’anima russa (Spirali) è, tra i suoi inclassificabili libri, il più bello. Enigmatico e molteplice – saggio totale, romanzo parziale, strale cruento, ode dolcissima – è una bestemmia, una performance, un passepartout, un capolavoro che contiene tutto come titolo promette, e che affronta gli stereotipi e li rigenera; o li conferma, Erofeev non giura mai nulla a nessuno.
“Per quanto Caterina dicesse che la Russia è uno stato europeo, ha ragione Puškin: la collocazione della Russia in Europa è un errore geografico”, racconta Erofeev. “La Russia, in generale, è un refuso. La popolazione russa non solo si distingue dagli europei, è radicalmente opposta agli europei. Ma se non siamo loro, allora chi siamo? Non siamo l’Asia. Però è anche difficile chiamarci euroasiatici: noi non uniamo due culture, siamo intimamente ostili a entrambe. Come difenderti da te stesso, se sei russo? I russi distruggono se stessi sia in grosse percentuali, sia singolarmente, ma non se ne rendono conto. Oltre all’autodistruzione, noi produciamo distruzione, distruggiamo ciò che non siamo e ciò che non ci appartiene. Gli stranieri non possono immaginarsi l’esistenza di uomini fatti apposta per autodistrugersi. Ma come può uno straniero descrivere il russo, se i processi dell’organismo russo non sono né occidentali né orientali? Noi russi siamo i principali nemici della Russia. E la Russia è il nostro principale nemico”. Quindi, conclusione istruttiva, seppur non tranquillizzante: “Che cosa ci differenzia fondamentalmente dal resto dell’umanità? L’avversione per la linea retta. Ma se con un russo si può in qualche modo trattare, con la Russia non ti metterai mai d’accordo”. E chissà chi dei due siederà al tavolo dei negoziati.