La solitudine in un capanno nel bosco non può placare uno spirito inquieto
Thoreau è irriducibile al decorativismo del “cabin porn”
Tra il 1845 e il 1847, il ventottenne Henry David Thoreau si ritirò a vivere in un capanno nei boschi intorno a Concord, una cittadina del Massachusetts. Allora ritirarsi in solitudine tra gli alberi non era una scelta tanto comune, quindi non c’è da stupirsi se il padre di Henry David, un artigiano specializzato in matite, fosse sorpreso dalla decisione di suo figlio. Chissà come la prenderebbe oggi un genitore se si trovasse davanti a una figlia o un figlio decisi a ripercorrere i passi di Thoreau, uno dei più celebrati naturalisti e filosofi americani e, soprattutto, uno dei primi fricchettoni certificati della storia occidentale.
Probabilmente con meno preoccupazione, visto che ormai è più di un decennio che su internet si parla di cabin porn, cioè della mania di dimenticare le nostre grigie vite urbane guardando migliaia di foto di adorabili e isolatissime casette nei boschi. Il fenomeno non è nuovo e nasce ufficialmente nel 2009, sull’omonimo blog di Zach Klein, un imprenditore digitale allora appena ventisettenne, con alle spalle un successo del calibro di Vimeo. L’idea del blog di Klein è semplice e contagiosa, tant’è che nascono centinaia di siti simili e le immagini di capanni di tronchi cominciano a invadere tutte le piattaforme social.
I gracili hipster americani, che con le loro barbe e camicie di flanella hanno sempre subdolamente cercato di spacciarsi per dei virilissimi cripto-taglialegna, hanno subito abboccato all’esca di Klein: hanno piazzato like e cuoricini sotto le foto di qualsiasi cesso abusivo tirato su con quattro assi di faggio nel cuore della foresta e il mercato ha capito che i tempi erano maturi per trasformare il blog di Klein in un libro (Cabin Porn, 2015, best-seller tradotto in otto lingue), una valanga di calendari fotografici a tema e l’immancabile secondo libro (Cabin Porn. Inside, fine 2019) che, con una certa preveggenza, spiegava come arredare la tua baracca dei sogni, visto che di lì a poco sarebbe scattato il lockdown in mezzo mondo.
Nel suo ultimo saggio, The meaning of travel. Philosophers abroad, la filosofa americana Emily Thomas evidenzia una linea di continuità tra il cabin porn contemporaneo e i due anni che Thoreau trascorse nel suo capanno nel bosco di Concord: c’è quindi un legame forte tra la ricerca spirituale di Walden e quella immobiliare della tumblr generation, ma a questo suo puzzle postmoderno mi sembra necessario aggiungere almeno un pezzo: John Berger.
Dopo aver scritto saggi sulla percezione dell’immagine e realizzato Ways of seeing, una fondamentale serie di documentari per la Bbc, nel 1972 Berger vinse il Booker Prize per G., il suo romanzo più sperimentale. Cedette metà dei soldi ricevuti in premio alle Black Panther e con il resto ci si comprò una casa nella campagna di Quincy, un borgo rurale nell’Alta Savoia francese. In quella casa isolata, a tal punto da essere scollegata dalla rete fognaria, ha trascorso buona parte dei suoi ultimi anni, accogliendo in un ambiente molto spartano ospiti estremamente variegati: Henri Cartier-Bresson, Tilda Swinton e l’idraulico del villaggio. Il buen retiro di Berger non aveva nulla a che fare con il decorativismo boscaiolo del cabin porn: a lui non interessava ricreare un ambiente idilliaco, ma assistere in prima fila alla fine di un mondo, quello dell’agricoltura tradizionale, che Berger stesso racconterà in Le tre vite di Lucie, Una volta in Europa (in cui parla molto di fine dell’artigianato) e Lillà e Bandiera. La casetta di Berger non è quindi un posticino tranquillo in cui rifugiarsi, ma un punto privilegiato da cui osservare la fine di un’era.
Il capanno di Walden e la casetta di Quincy sono la dimostrazione definitiva che il cabin porn è solo un placebo e che il contatto con la natura non placa gli spiriti inquieti. Anzi, tutt’altro. Se Biancaneve, graziata dal cacciatore, avesse trovato rifugio ai confini di una foresta reale, si sarebbe risvegliata allo Spahn Ranch, tra le baracche della Manson Family.