Due modi diversi di rappresentare il folclore, uno teatrale e uno spettacolare. Uno che guarda al post pasolinismo, l'altro ispirato al nobel africano Wole Soyinka
Il padiglione Italia alla Biennale di Venezia con l’artista Gian Maria Tosatti e quello degli Stati Uniti con Simone Leigh sono accomunati da quello che mi viene voglia di chiamare “Metafolclore”, attirandomi sicuramente gli strali di chi nella parola folclore vede qualcosa di negativo e spregiativo, razzista addirittura. Folclore per me significa semplicemente tirare dentro la storia la gente qualsiasi e rendere l’arte più accessibile. Cosa che fanno i due artisti, anche se in modi diversi. L’italiano in modo teatrale, l’americana in modo spettacolare. A chi entra nel padiglione italiano viene chiesto di fare silenzio, chi visita quello americano può parlare quanto vuole. Per questo il primo è più artificiale e il secondo più sociale. Il padiglione italiano abusa del folclore intellettuale, quello americano abusa del folclore nascosto, poi nemmeno così tanto, della correttezza politica.
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