Attraverso lo specchio: un dialogo tra un fotografo e la sua defunta moglie
Il fotografo giapponese Seiichi Furuya ci racconta la nascita della mostra Face to Face, 1978-1985, presentata in anteprima mondiale al Photolux Festival di Lucca. Per la prima volta, l'artista accosta le proprie foto a quelle scattate dalla defunta moglie, Christine Gössler, creando un dialogo che va al di là del tempo e della morte
© Seiichi Furuya, Graz, 1979
© Seiichi Furuya, Graz, 1980, from the series Face to Face
© Seiichi Furuya, Graz, 1980, from the series Face to Face
© Seiichi Furuya, Christine Gössler, East Berlin 1985, from the series Face to Face, 1978-1985
© Seiichi Furuya, Christine Gössler, East Berlin 1985, from the series Face to Face, 1978-1985
© Seiichi Furuya, Christine Gössler, Izu 1978
© Seiichi Furuya, Christine Gössler, Izu 1978, from the series Face to Face, 1978-1985
Dopo anni passati a combattere la schizofrenia di cui soffriva, Christine Gössler si tolse la vita nell’ottobre del 1985 gettandosi dal nono piano dell’edificio di Berlino Est in cui viveva con la famiglia. Da quel momento suo marito, il fotografo Seiichi Furuya, si è segretamente votato a darle vita eterna attraverso la fotografia. Dopo essere stata per quasi trent’anni al centro della produzione artistica di quest’ultimo, Gössler acquista oggi per la prima volta anche il ruolo di co-creatrice, grazie alle sue foto esposte nella mostra Face to Face, 1978-1985, presentata in anteprima mondiale alla Biennale Internazionale di Fotografia di Lucca, incentrata in quest’edizione sul tema dell’amore.
La mostra, curata da Rica Cerbarano, è basata sul materiale contenuto nel volume omonimo pubblicato nel 2020 dalla casa editrice Chose Commune. È Furuya stesso a raccontare al Foglio la genesi di questo libro fotografico: "Tutto è iniziato nel 2018 con una fotografia trovata mentre mettevo ordine tra le cose della mia soffitta. Era una foto che mi aveva fatto Christine nello stesso momento in cui io fotografavo lei, in piedi con un bastone di bambù in mano, nel 1978, sulla spiaggia di Izu, mia città natale in Giappone. Il ritratto di Christine con il bastone di bambù era considerato il mio capolavoro. Appena ho visto la foto che mi ritraeva mi sono detto: 'Faccia a faccia'. È stato in quel momento che è nato il progetto Face to Face".
Gössler e Furuya si incontrano per la prima volta in Austria nel 1978. Si sposano pochi mesi dopo e, nel 1981, hanno un figlio, Komyo-Klaus. Nello stesso anno la famiglia inizia a trasferirsi frequentemente e Gössler comincia a mostrare sintomi di schizofrenia che la portano, nel 1983, ad essere ricoverata per la prima volta in un ospedale di Graz.
Ora, nella mostra Face to Face, le sue fotografie sono esposte accanto a quelle del marito. Si tratta per lo più dei ritratti che i due si sono scattati vicendevolmente durante gli anni di vita che hanno trascorso insieme, creando un dialogo che è sopravvissuto allo scorrere del tempo. Il loro primo viaggio a Bologna, le loro passeggiate insieme a Komyo o le cene insieme ad amici e parenti.
"Prima di conoscermi, Christine non aveva una particolare connessione con la fotografia, non possedeva neanche una propria macchina fotografica. Dopo avermi conosciuto, iniziò a fare fotografie usando la mia. Ha imparato da me come sviluppare i negativi e stampare e ha scattato molte foto tra il 1979 e il 1980. Sono certo che questo possa essere stato il risultato del suo desiderio di comprendermi meglio", dice Furuya.
Nella mostra, le foto si susseguono in ordine cronologico e sono disposte appaiate: di solito si tratta di due scatti che condividono lo stesso sfondo e ritraggono Gössler da un lato e Furuya dall’altro, spesso con le macchine fotografiche in mano, a sottolineare come siano due foto scattate quasi contemporaneamente. Come se si riflettessero l’uno negli scatti dell’altro e si parlassero attraverso uno specchio.
"Stranamente, mi sembrava di assistere alla storia di qualcun altro", racconta Furuya, che, avendo affidato a Cerbarano ogni decisione circa l’allestimento della mostra, ne ha scoperto l’aspetto finale all’inaugurazione di Photolux. "Non è stato affatto spiacevole; mi sono sentito come se fossi venuto a incontrare le due persone che un tempo erano state me e Christine. […] Guardando le fotografie nelle sale della mostra, mi sono reso conto ancora una volta di come, da quando ho compiuto 70 anni, i sentimenti di rimorso e tristezza per la vita assurda di Christine che ho provato per tanto tempo, siano quasi scomparsi. Mentre guardavo le foto esposte nelle varie sale, grandi e piccole, seguendo lo scorrere del tempo, mi stupivo del fatto che i sette anni e otto mesi della nostra vita insieme fossero ora disponibili al pubblico e, allo stesso tempo, mi convincevo che Christine avrebbe voluto così".
Il prossimo progetto dell’artista mira a raccogliere le fotografie scattate da Grössler durante il loro matrimonio: "Nel 2018, per la prima volta, ho realizzato che Christine stessa usava la fotografia come mezzo d’espressione e fui sconvolto che mi ci fosse voluto così tanto tempo per capirlo. […] Penso che mettendo insieme una raccolta di fotografie del mondo che lei vedeva e sentiva, potrò incontrare un nuovo lato di lei che non avevo avuto modo di conoscere prima".
In una precedente intervista Furuya aveva affermato che "la capacità di dimenticare è molto importante per la vita umana", che è precisamente la frase che conclude il percorso espositivo di Face to Face a Lucca. Tuttavia, il fotografo resiste strenuamente a questa possibilità: "Ci sono molti momenti nella vita in cui dimenticare è necessario per andare avanti. Ho continuato a resistere disperatamente all'oblio per chiarire il mio rapporto con la tragica fine di Christine. Ho mantenuto questo atteggiamento fino a oggi, anche se sono stato spesso sul punto di buttare via tutto. Non l’ho fatto, perché questo avrebbe significato perderla due volte".