non solo romanzi
"Italica", l'antologia curata da Giacomo Papi per tracciare un secolo di storia
Trenta racconti, alcuni conosciuti, altri da riscoprire. Calvino, Ortese, Tondelli, Villaggio, fino alle tre profezie finali di Primo Levi, Anna Rinonapoli e Dino Buzzati. Non solo letteratura: i testi sono ordinati e commentati, con l’aiuto dei dati Istat e di altre fonti. Un censimento narrativo del nostro Novecento
La letteratura italiana non ha mai avuto una passione per il romanzo – ne esistono e son belli, certo, ma la voglia travolgente di raccontare sta altrove. Meno che mai nel Novecento, quando il romanzo è stato attaccato da molti, inadeguato ai tempi moderni. Meglio le poesie e i racconti. Anche i meno conosciuti, di scrittrici ancor meno frequentate, dove troviamo l’incantevole descrizione di un uomo grasso: il viso somigliava a un melone bianco, “e gli occhi erano due lumachini nel melone”.
Non c’è selfie che arrivi a tanto, né ci potrebbe essere. Il racconto di Leda Muccini uscì nel 1962. Lo riporta all’attenzione Giacomo Papi in “Italica - Il Novecento in trenta racconti (e tre profezie)”, uscito da Rizzoli. Sta nel capitolo “Le italiane si confessano”, titolo rubato a una raccolta di lettere ai giornali femminili curata da Gabriella Parca nel 1959 (poi Feltrinelli, dove si disputano la prefazione Pasolini e Zavattini). I tentativi di emancipazione erano ancora timidi, Leda Muccini racconta Silvana, 19 anni, manicure che vive a pensione, va al cinema da sola, e accetta l’invito di uno sconosciuto a salire in auto. No, non finisce male, neppure con un pentimento. E’ l’amante perfetto da ricordare tutta una vita.
Trenta racconti, alcuni conosciuti come “L’avventura di due sposi” di Italo Calvino, Anna Maria Ortese con “La città involontaria”, il primo ragionier Fantozzi (nasce sulla pagina, il cinema verrà dopo, Paolo Villaggio era prima di tutto un grande scrittore), Pier Vittorio Tondelli con “Postoristoro” che apre “Altri libertini”. Altri da riscoprire, di straordinaria audacia come “Salmace” di Mario Soldati, uscito nel 1929, un uomo che diventa donna “alla maniera dei fagiani” (sostiene il parroco e allevatore che “alcuni cambiano sesso, al mutar delle penne”).
Non è solo un’antologia letteraria. I racconti sono ordinati e commentati, con l’aiuto dei dati Istat e di altre fonti, per tracciare un secolo di storia d’Italia, quasi sempre raccontata da chi c’era. Dobbiamo a Giacomo Papi una sorta di seguito a questi testi, con i romanzi satirici “Il censimento dei radical chic” e “Happydemia”, entrambi Feltrinelli. Il censimento narrativo, tra altre liete sorprese, regala un racconto di Andrea Pinketts senza giochi di parole.
Il racconto di Paola Masino intitolato “Fame” fece chiudere da Mussolini la rivista “Grandi Firme” che lo aveva pubblicato. Troppo cruda la storia, mai un cedimento sentimentale. Due bambini hanno fame, ma così fame che pregano il padre di ucciderli (la mamma di fame è appena morta). Il padre cede alle richieste, va a costituirsi ma prima chiede un piatto di minestra. Giacomo Papi fornisce i numeri della dura realtà. Il racconto è del 1938, non si poteva dire povero. “Il rancio del popolo prevedeva 180 grammi di pane, 60 di pasta o riso, 50 di legumi”.
Qua e là, qualche esperienza personale. La prima manifestazione, per esempio, quando Giacomo Papi sentì un compagno dire che “il vento era contrario alla marcia antimperialista e ritardava gli striscioni”. Capì di essere davanti a “un cretino maestoso” (poi si parla di terrorismo, con un racconto di Luce D’Eramo). Le tre profezie sono firmate Primo Levi, Anna Rinonapoli (sì, sono esistite scrittrici italiane di fantascienza, e ne hanno azzeccate parecchie: dagli audiolibri agli algoritmi), Dino Buzzati.
Il secolo si era aperto più speranzoso, sulla città futurista immaginata da Rosa Rosa in “Moltitudine” (1909). Pareti di altissime case, ordini di ipnotizzatori affissi al muro. Teatro e cinematografo che “succhiano la folla”, Esotismi frizzanti che illudono le esistenze casalinghe.