Pagina 69
Chi legge "Quel maledetto Vronskij" vorrebbe qualcosa di più sostanzioso
Piersanti, per lo Strega, è alto nelle pretese, dando spazio al mistero del silenzio e scomodando Tolstoj. E poi informa sul fondo comune per le spese di casa
Riassunto delle puntate precedenti. E dello sporco lavoro che qualcuno deve pur fare. Siccome noi maligni sospettiamo che neanche i votanti abbiano letto da cima a fondo i sette finalisti del premio Strega, adottiamo il metodo di pagina 69 suggerito da Marshall McLuhan. Il lettore che smarrito si aggira in libreria deve aprire il libro alla pagina 69, leggerla, capire se gli piace. (Grande scandalo per Netflix che considera “visto” un film o una serie dopo neanche dieci minuti dall’inizio: la pratica non è ignota ai recensori).
Prima di correre a pagina 69 di “Quel maledetto Vronskij”, confessiamo un pregiudizio negativo verso i libri che parlano di altri libri (anche per i film con le isole, con i musicisti, con aggeggi da ripresa in soprannumero, basta quello manovrato dal regista). Pregiudizio ampiamente confermato, come la diffidenza verso la parola “silenzio” pronunciata da artisti e scrittori. Claudio Piersanti l’ha piazzata bene in vista sulla copertina di un suo libro precedente: “Luisa e il silenzio”, vincitore nel 1997 del Campiello.
Ecco gli altri "carotaggi"
A pagina 69 si parla di abbronzatura. In absentia. Della persona abbronzata – “Chissà dove sarà adesso, si chiese” – e dell’abbronzatura: “La sua pelle non si abbronzava molto, dopo giorni di esposizione al sole prendeva appena un po’ di rossore”. Lei non c’è, forse sta da un moroso. Dobbiamo prenderla sul serio la pista Vronskij, oppure no? sennò che senso ha scomodare l’amante di Anna Karenina, non è detto che Tolstoj approverebbe. Tempo addietro, aveva qualche familiarità con il narratore ora assalito dai ricordi. “Ricordò pure la sera di tanti anni prima, quando finalmente era riuscito a guardarla sotto il costume. Era notte anche allora, e con la poca luce della luna il chiarore del suo seno diceva che sì, si poteva definire abbronzata, e il disegno del costume sulla pelle lo dimostrava”.
Non so voi, noi da un romanzo vorremmo qualcosa in più. Soprattutto dopo aver letto sul risvolto di copertina “dalla penna di un grande narratore”.
Sempre dal risvolto di copertina apprendiamo che la moglie Giulia (la ragazza che non si abbronzava) ha lasciato il marito Giovanni (colui che aveva controllato l’abbronzatura, a suo tempo, e ora si sente solo) con un biglietto “Perdonami, sono tanto stanca, non mi cercare”. Ieri Veronica Galletta, oggi Claudio Piersanti. I giurati dello Strega devono avere un debole per questi romanzi, altissimi nelle pretese – le righe di presentazione al premio dicono “dà senso e spazio al mistero del silenzio e della solitudine”. Oh yes, fa molto fine. Però chi si diletta a leggere romanzi vorrebbe qualcosa di più sostanzioso.
Proviamo con pagina 99. Magari qualcosa succede, basterebbe una frase originale. Tipografia, in una gelida stanzetta piena di spifferi. Poi arriva il caldo e il nostro soffre per il caldo. Spera che torni la fuggitiva Giulia, per imburrare insieme, e magari marmellare (verbo nostro, i lettori non devono sbadigliare) il pane a colazione. L’implacabile Claudio Piersanti informa sul fondo comune per le spese di casa.