Il foglio della moda
La sfilata Valentino e la bancarella in fiamme: sogno e realtà dell'uomo
A Roma la sfilata di Valentino incanta e commuove la platea. Pierpaolo Piccioli, da direttore creativo, ha saputo traghettare la casa di moda lungo le pieghe e le evoluzioni della storia
L’umanità come dovrebbe essere e l’umanità come è nella realtà vanno in scena entrambe fra la sera di venerdì 8 luglio e le luci dell’alba di sabato 9 luglio a Roma. Questa storia ha un limite geografico, il cosiddetto “Tridente” che va da piazza di Spagna a piazza del Popolo fino a lambire piazzale Flaminio, e per protagoniste due espressioni paritetiche della cultura e della società contemporanee: gli abiti incantevoli e l’umanità potente, inclusiva e pacificata della collezione couture di Valentino “the beginning” e i libri usati della “Bancarella del professore” di piazzale Flaminio, tradizionale punto di ritrovo capitolino per studenti, appassionati e, appunto, professori, prevalentemente di storia dell’arte, teatro e letteratura, di proprietà del gentile Alberto Maccaroni, coadiuvato da un paio di ragazzi medio-orientali competentissimi e anche affettuosi sui prezzi già ottimi.
La prima espressione socio-culturale di questa sceneggiatura involontaria di una notte di inizio luglio incendia e commuove la platea, prima fra tutti Anna Wintour, direttrice editoriale del gruppo Condé Nast, che al termine della sfilata si alza in piedi di slancio come nessuno le ha mai visto fare e inizia a battere le mani, dando il via a un processo imitativo che porta seicentocinquanta persone ad alzarsi a loro volta, commosse, mentre il direttore creativo Pierpaolo Piccioli scende lungo i gradini consunti e maltrattati della scalinata accompagnato dalle sue sarte e corre ad abbracciare Giancarlo Giammetti, confondatore di quel piccolo impero nato nel 1959 e di cui adesso si celebra la continuità creativa, ma anche un decisivo cambio di passo, con una sfilata che nasce e si conclude a Palazzo Mignanelli, oltre seicento metri circolari simbolici come l’uroboro.
Valentino Garavani, che per primo si fece fotografare sulla scalinata attorniato dalle sue premières e le sue collaboratrici, alla metà degli Anni Ottanta, non c’è: lo scorso maggio ha compiuto novant’anni e non gode di ottima salute, ma il suo testimone è racchiuso nel sorriso felice di Piccioli che, con l’infinita delicatezza di modi e la grande sensibilità che lo contraddistinguono, in ventitre anni di lavoro nella maison e quindici da direttore creativo ha saputo traghettarla lungo le pieghe e le evoluzioni della storia: la moda come espressione estetica ed esclusiva del jet set di cui Valentino era interprete e cantore è finita come la stessa definizione. La moda di oggi nasce dai sogni di bellezza delle periferie (lo stesso Pierpaolo Piccioli, fiero cittadino di Nettuno, racconta degli anni in cui prendeva il treno per assistere oltre le transenne alle sfilate di “Donna sotto le stelle” e poi dormiva alla Stazione Termini in attesa del primo treno della mattina), da una voglia di rivalsa anche politica (Demna Gvasalia di Balenciaga, georgiano, con la seconda guerra dell’Ossezia nei ricordi di infanzia), da un interrogarsi perlopiù maschile sulla propria personalità e la propria fisicità, argomento peraltro molto noto alle donne, alle quali si sono resi necessari cent’anni di battaglie e di scherno pubblico per conquistare in occidente il diritto di “indossare i pantaloni”.
Questo mondo sognante e sognato che, come diceva lo stesso Piccioli lo scorso 7 luglio al Foglio della Moda, “racconta quello che vedo intorno a me e quello che vorrei vedere”, un “potere della bellezza che rende possibile immaginare un futuro dove le persone, il valore intrinseco della nostra umanità, siano al centro di tutto” va letteralmente in fumo poche ore dopo, dopo la bella festa alle Terme di Caracalla di cui Valentino sponsorizzerà il restauro dei mosaici ritrovati e dove l’assessore ai Grandi Eventi, Sport Turismo del Comune Alessandro Onorato, si sofferma sull’ottima riuscita di un evento che ha dimostrato la capacità organizzativa di Roma, certo a fronte di interlocutori all’altezza, ma comunque efficace. Brucia poche ore dopo che il suo collega alla Cultura Miguel Gotor ha espresso parole di grande soddisfazione per l’organizzazione perfetta, i vigili cortesi e felici che regolano il traffico degli ospiti e delle navette, dopo che Gianni Letta, accompagnato dall’inseparabile moglie Maddalena, mostra di aver colto il significato profondo della sfilata soffermandosi sul tema delle maestranze e del senso di comunità. Brucia con i suoi circa 5mila volumi accatastati, i pochi quadri, i molti fumetti, mentre a pochi chilometri l’organizzazione di Valentino termina di smantellare gli arredi della festa, i banchi e i tavoli in metallo che non invadono l’area archeologica preziosa, che non la deturpano e la stravolgono come successe, purtroppo, con il Tempio di Venere riallestito da Dante Ferretti in un trionfo kitsch di finte colonne in occasione della tre giorni di celebrazioni di Valentino nel 2007.
Brucia mentre pensavamo davvero che il mondo delle colonne auto-illuminanti si fosse esaurito e del jet set à la Onassis si fosse esaurito e “sogno, scopo, intenzione e metodo” potessero confluire “nella fotografia di un finale nel tramonto rosa di Roma e nella brezza. Dicono che si sia trattato della “bravata”, termine ipocrita e insopportabile, di un gruppo di ragazzi: che cosa vi sia di eroico nel distruggere la cultura e mettere in difficoltà un uomo già avanti con gli anni non è dato capire se non risalendo all’epoca nazista. Le telecamere consegneranno questi “bravi” manzoniani alla giustizia e ai genitori che, senza alcun dubbio, li avranno forgiati a propria immagine e somiglianza, e che dunque nulla faranno. Il quartiere, ed è bello poterlo scrivere, si è già mobilitato per offrire nuovi libri da vendere al signor Maccaroni, che intende riaprire quanto prima. Ma resta il dubbio che l’umanità sognata da Piccioli continui a vivere oltre le transenne che delimitavano l’area della sfilata e che solo pochissimi, come lui, siano riusciti a superarla.