(Foto di Ansa) 

il ricordo

Luigi Amicone, l'intellettuale suo malgrado che traduceva tutto in sale

Giuliano Ferrara

La vita e l'opera dell'ex direttore di Tempi non si possono prendere alla leggera, era la più grande persona di cultura a cavallo dei tempi. Un libro raccoglie il suo pensiero 

Pubblichiamo in anteprima la prefazione di Giuliano Ferrara al libro “Luigi Amicone. L’anarcoinsurrezionalista” (Itaca). Il fondatore del Foglio, insieme all’inviato di guerra Gian Micalessin e al presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, Davide Prosperi, presenterà il volume sabato 16 luglio alle 21.30 in piazza Vescovado a Caorle (Città della cultura veneta 2022), nell’ambito di “Chiamare le cose con il loro nome”, la tre giorni organizzata da Tempi in memoria di Luigi Amicone. L’evento, che si aprirà venerdì alle 21.15, sarà l’occasione per dibattere di guerra, libertà e informazione con ospiti italiani e internazionali. Domenica, a Matteo Matzuzzi sarà consegnato il “Premio  Luigi Amicone” e il Premio Cultura Comune di Caorle.

 


 

Dolce com’era, Luigi Amicone aveva il problema dei problemi e lo ha rappresentato platealmente tutta la vita all’ombra di due soli maestri, Gesù Cristo e don Giussani: non tanto il senso della vita, quello è problema comune e può essere insipido, ma il sale della vita. 


Quattro anni prima di morire all’improvviso, ha improvvisato senza accusare nessuno la sua formidabile requisitoria spirituale su Tempi, il suo giornale, mettendo insieme san Paolo, Cristo unica realtà, e Oscar Wilde, Gesù non insegna niente a nessuno ma in sua presenza diventi qualcuno. Evangelisti e apostoli testimoniarono, padri e dottori ordinarono anima e pensiero della teologia, mistici e quietisti si fecero il Dio personale del profondo, gli umanisti opposero la philosophia Christi alla sola fede di Lutero, la lunga Controriforma innovò la dottrina, la sviluppò dogmatizzandola, i movimenti del Novecento cercarono il sale nel frattempo disperso in una disperata e folle rincorsa contro la decristianizzazione. Luigi era il movimento, i movimenti, l’esperienza diretta di Cristo quando Cristo era scomparso dall’orizzonte del razionale e del reale. 


Non è stato un mestiere facile, il suo, e non era un mestiere. La sua rivolta contro il “mutarsi della vita umana in una passione inutile” era fatta di verità, di giustizia, di errore, di precipitazione nell’eterno, di peccato e di santità. La santità dell’istante, la devozione incondizionata delle ventiquattr’ore, una quasi blasfema volontà di risporcare il mondo con il nome cristiano, questo era il suo demonio, questa la sua divina mania. Non si è mai risparmiato, ne è uscito consumato come uno straccio di cucina, postumo di sé stesso come solo le grandi anime, ma molto e intensamente vivo. Non era interessato al moralismo, pallido sostituto e ipocrita della necessità del vero. Craxi e Mario Tuti, l’innocente e il corrotto, il ricco e il povero, l’uomo e la donna, padri e figli, generazioni e generazione, comunione e liberazione, autorità e beffa, educazione e dissuasione, matrimonio e carità, gonfiore non sentimentale dell’esistenza e proterva magrezza delle idee, fede e piacere, tutto in lui si mescolava e aveva il tratto del doppio magistero in cui si riconosceva, la sua teologia della Croce e del Gius. I professori giocano spesso al gioco del millenarismo, e si considerano intellettuali per questo, mentre Luigi Amicone, che leggeva molto e molto intensamente, traduceva tutto in sale; vivendo in corrispondenza della sua immaginazione, del suo vulcanismo metaforico, nel campo fertile della vita sua e degli altri, è stato senza volerlo e senza volerlo sapere un grandissimo intellettuale a cavallo dei tempi. 


Oggi i movimenti sono in discussione, rispettabili faccende intraecclesiali. Amicone è indiscutibile, il suo statuto personale di movimento incarnato è testimone a difesa della più grande teologia politica degli ultimi cent’anni, come hanno riconosciuto due grandi papi che fanno epoca e futuro, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Non si può caricare sulle spalle di Luigi un peso superiore al sostenibile, con la scusa della sua dismisura umana e filosofica, letteraria e giornalistica, militante e politica. Ma la sua vita e la sua opera, come dimostrano questi frammenti, non si possono prendere alla leggera.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.