Quando Feltrinelli portò in Italia i romanzi proibiti di Henry Miller
Storia dell'operazione con cui nel 1962 l'editore italiano riuscì a commercializzare in Italia il Tropico del cancro, capolavoro dello scrittore americano all'epoca bollato come materiale osceno
Due romanzi riuniti, due copertine diverse, due saggi gemelli, due sequestri per ragioni opposte. La storia italiana dei “Tropici” di Henry Miller si dipana all’insegna di un’inevitabile duplicità. Nel 1961 il libraio Franklin B. Pershina viene chiamato a processo versus il popolo della California per commercio di materiale osceno, ossia il Tropico del cancro appena pubblicato dalla Grove Press: sette dollari e mezzo in cartonato, meno di un dollaro in brossura. Pochi spiccioli per un romanzo di cui, dalla pubblicazione in Francia nel 1934, è stata proibita l’importazione. Sul libraio si abbatte il dito accusatore del procuratore distrettuale Roger Garety, dinanzi a una giuria di dodici persone la cui saldezza morale è garantita dal non aver letto il libro.
Guidati dal buon senso di sette casalinghe, dopo oltre sei ore di meditazione i giurati scelgono però di assolvere il libraio, non senza rimarcare coi giornalisti che il romanzo è effettivamente osceno e andrebbe venduto con un bollino della censura. In Italia, intanto, Giangiacomo Feltrinelli ha preso contatti con Miller in vista di un’edizione nostrana dei “Tropici”, che già sa essere impossibile da diffondere legalmente. Manda allora in tipografia (a Bellinzona) un’edizione double face, dalla copertina volutamente anonima: sul recto la scritta Tropico del Cancro con in piccolo l’aggiunta “Capricorno”, sul verso il contrario. Il nome dell’autore è confinato in un angolino. Una cauta avvertenza spiega che “questa edizione è destinata al mercato estero”, anche se i collezionisti più fortunati possiedono la versione con etichetta dotata del prezzo in lire. Traduttore Luciano Bianciardi, che in quel 1962 di superlavoro pubblica anche La vita agra.
Quell’estate Feltrinelli mette in circolazione anche un volume che è un capolavoro di sagacia editoriale: la “Prefazione ai Tropici” curata da Valerio Riva – in copertina Miller si gratta la nuca cogitabondo – con testimonianze a favore dell’opera da parte dell’autore stesso, di Praz e Sanguineti, di voci anglofone più o meno note fra cui spiccano Orwell e Michael Fraenkel. Le trecentocinquanta pagine contengono anche la cronaca del processo californiano. Regolarmente stampata a Milano, è la prefazione a un libro che non c’è, o meglio che dovrebbe trovarsi solo nel Canton Ticino. Niente di meglio per stimolare il gusto del proibito.
Intanto la Corte Suprema americana dichiara non osceni i romanzi incriminati. Nel 1967 Feltrinelli separa i gemelli siamesi approntando una nuova edizione con un “Tropico” per volume, subendo ovviamente un’accusa di “smaccata oscenità” e finendo a processo con sequestro disposto dal procuratore di Lodi, una specie di wannabe Garety padano. Curiosamente, non è il primo sequestro in Italia: due anni prima la stessa Feltrinelli lo ha ottenuto per una ristampa pirata della traduzione di Bianciardi del primo “Tropico”, edizioni Parnaso 70. In copertina, tanto per aggiungere doppiezza a doppiezza, una simmetricissima macchia di Rorschach.
Nel luglio del 1968 anche il tribunale di Milano si allinea a Washington, assolvendo l’opera di Miller. E’ il momento giusto per smaltire le copie dell’edizione double face rimaste in magazzino: il libro è lo stesso ma viene decorato da una sovracoperta tutt’altro che pudibonda. Una donna nuda di Liliana Landi si tocca languidamente il seno sdraiata sotto i due titoli, il nome dell’autore ben più visibile e un blurb sui “capolavori che hanno terremotato la letteratura e la morale contemporanea”. Ogni modestia è abbandonata. Anche il volume di Riva, riproposto in economica all’uscita ufficiale dei due “Tropici” in Italia, perde il carattere prefatorio e viene ribattezzato “Henry Miller, il sesso, la censura e il Tropico del Cancro”: il testo è identico ma è caduta la necessità di difendere il capolavoro, scalzata dall’impellenza di cavalcare il succès de scandale.
Quando, nel 2005, Feltrinelli festeggia cinquant’anni di attività ristampando pietre miliari con copertina originale, sui “Tropici” opta per la grafica dell’edizione svizzera, a riprova del tramonto del brivido del proibito. Paradossalmente, una volta che Miller non scandalizza più nessuno, si può tornare alla copertina dell’edizione di quando bisognava evitare che qualcuno si scandalizzasse. La rarità diventa di massa. Oggi infatti lo scandagliatore di bancarelle può procurarsi tutti i libri citati in questo pezzo con circa cento euro: cinquanta per l’edizione svizzera, venticinque per quella con sovracoperta, meno di dieci per ciascuno dei due “Tropici” del ’67, altrettanti per l’edizione pirata, cinque per la “Prefazione”. E’ probabile che la riedizione di quest’ultima gliela tirino dietro.