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(1932-2022)

Un libro per ricordare Sempé, artista eccezionale ma sottovalutato

Giacomo Giossi

Il disegnatore è morto giovedì a 89 anni. Ha sempre ricercato nel segno e nello stile del suo disegno l’elemento puro di un linguaggio unico e subito riconoscibile. Un tratto di icastica semplicità e ironia 

Jean-Jacques Sempé, noto nel mondo più semplicemente per il suo cognome che è anche il suo nome d’arte, faceva parte di quella schiera ristretta di ragazzi terribili eppure dolcissimi e un poco impacciati che più che i frutti del maggio sessantottino ne furono veri e propri anticipatori. Protagonisti di quella parte di Novecento che viene dopo le due guerre mondiali e che rappresenta quel secolo giovane che fu il motore del cambiamento sociale ed economico dell’Europa uscita a brandelli dai due conflitti mondiali. Nato nel 1932, come anche François Truffaut, Sempé ha come alter ego Nicolas – così come il grande regista francese aveva Antoine Doinel –,  un bambino un po’ discolo creato da René Goscinny, che rappresenta il senso dell’infanzia in una Francia che va incontro alla modernizzazione. Sempé non si è mai limitato ai fumetti o alle storie umoristiche, ma ha sempre ricercato nel segno e nello stile del suo disegno l’elemento puro di un linguaggio unico e subito riconoscibile.

Il tratto di Sempé sta in perfetto equilibrio tra quello grafico ed essenziale di Saul Steinberg e quello denso e colorato di Tullio Pericoli, ma al tempo stesso offre un grado zero, subito intuitivo, senza nessuna necessaria riflessione ulteriore per il lettore che incontra le sue tavole. 

Di Sempé è uscito da poco in Italia, tradotto da Tommaso Gurrieri, Diari di bordo (Edizioni Clichy, 240 pp., 35 euro), un libro straordinario e ricchissimo che fa del meraviglioso la sua chiave di lettura. Diari di bordo è letteralmente il racconto del viaggio che il tratto e il segno di Sempé devono compiere per arrivare a quell’icastica semplicità e ironia che lo caratterizza. Autore di alcune tra le più memorabili copertine del New Yorker, Sempé vive in una continua sottrazione del tratto, così come fa con le stesse parole che in alcuni casi accompagnano i suoi disegni. Sintetizza all’estremo fino a raggiungere un’esattezza di pensiero che si traduce linearmente in un disegno puro, ma straordinariamente profondo e capace di offrire ogni volta una nuova possibile interpretazione.

 

Diari di bordo mostra sì il laboratorio di un artista unico ed eccezionale, seppur sottovalutato come accade sovente agli illustratori soprattutto del suo tempo, ma è anche – e lo è con estrema chiarezza – il romanzo d’avventura ed esistenziale di una matita che ha il tocco e l’anima di Sempé. Nessuna storia viene qui tradotta narrativamente, ma ogni storia qui è possibile e in via di avveramento. Diari di bordo riesce a essere sia il miglior libro possibile per entrare nel mondo di Sempé così un regalo insperato per i suoi lettori più affezionati che qui possono ritrovare infiniti riferimenti tipici della sua arte. Non sempre infatti entrare nel retrobottega comporta la difficoltà di riconoscere tra gli oggetti comuni e gli affanni quotidiani l’autore o l’eroe che tanto si è celebrato, in alcuni casi e in questo in particolare, significa entrare letteralmente nel mondo privato che è l’essenza dell’immaginario di un artista. Un libro che è un album da disegno che si conclude con la rappresentazione di un “hotel des voyageurs” molto chapliniano. Una casetta immersa nella tormenta, fragile e coraggiosa, come il tratto di Sempé e come lui vede la vita. Jean-Jacques Sempé è morto giovedì scorso nella sua casa di villeggiatura. Aveva 89 anni.

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