dallo spazio profondo
Il Picnic dei fratelli Strugackij, quando gli alieni hanno visitato la terra
Torna un classico della fantascienza russa, per la prima volta tradotto dall'originale non deturpato dalla censura sovietica, a cura di Diletta Bacci e Paolo Nori. Un testo che fonde riflessioni esistenziali e azione, all'origine del mito della Zona contaminata
In un episodio della serie tv Mad Men (“Il violino d’oro”, seconda stagione) Don Draper e famiglia fanno un picnic nel parco. Poi si alzano, Don getta la lattina di birra vuota nel bosco e Betty sgrulla la tovaglia. L’inquadratura si chiude sul prato coperto di cartacce e avanzi abbandonati. Anni 60, altri tempi. Una pennellata in più nell’affresco storico che pure è Mad Men, ma c’è dell’altro: il disastro personale dei Draper, Don che non vuole la sua macchina nuova riempita di briciole, ma alla fine dell’episodio Betty vomita a bordo, disgustata dalle rivelazioni sul tradimento del marito. Gli avanzi dei picnic simbolo di un’esistenza che sporca e corrompe per natura.
Come gli alieni in Picnic sul ciglio della strada: dopo essere passati per la terra, in un disastro ricordato come la Visita, hanno lasciato sei Zone contaminate, ma ricche di tracce, artefatti, tecnologia avanzata. Nella cittadina di Harmont, a ridosso della Zona in un Canada fittizio, Redrich Schuhart è uno stalker, un avventuriero che va a caccia di preziosa mercanzia da rivendere sul mercato nero, in mezzo a trappole mortali. Un’esistenza piegata, ma non spezzata: Schuhart, il Rosso, è animato da un insaziabile desiderio. Non tutti gli stalker sono come lui, determinato e all’occorrenza feroce ma capace di pietà e cura per i suoi amici. C’è per esempio Avvoltoio Burbridge, un altro organizzatore di picnic: sul limitare della Zona, per turisti, una copertura per il traffico di artefatti alieni che gli portano giovani e ingenui stalker dopo che lui, Burbridge, ha perso le gambe.
Rosso non è uno di questi sprovveduti, eppure si fa convincere da Avvoltoio – nonostante il retropensiero “chi lo segue ingoia sempre merda” – a cercare l’oggetto supremo, la sfera d’oro, capace di esaudire ogni desiderio. “E’ così in tutto il mondo”, pensa Rosso, “ce ne sono troppi, di Avvoltoi, e non è rimasto nemmeno un posto pulito, è tutto sporco… Noonan è uno stupido: tu, dice, Rosso, rompi l’equilibrio, distruggi l’ordine, tu, dice, Rosso, stai male in qualunque sistema, stai male in quello cattivo e stai male in quello buono, è a causa di persone come te che non ci sarà mai il regno dei cieli sulla terra… Ma cosa ci capisci tu, ciccione? Quando mai ho visto un buon sistema? (…) E’ tutta la vita che vedo morire i Kirill e i Quattrocchi, e gli avvoltoi strisciano sui loro cadaveri come vermi, e sporcano, e sporcano, e sporcano…”.
Picnic sul ciglio della strada è fantascienza filosofica ed esistenzialista ma è anche brividi e azione, cosa che si può ben apprezzare oggi nella bella traduzione di Diletta Bacci e Paolo Nori, la prima dal testo integrale russo (le precedenti erano dalla traduzione inglese). Pagine ricondotte alla loro versione autoriale, dopo che la censura sovietica per le edizioni dell’80 e del ’90 aveva costretto i fratelli Strugackij (Arkadij, 1925-1991, e Boris, 1933-2012), maestri della fantascienza russa, a “duecento umilianti correzioni”.