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La svolta di Gagosian: le gallerie d'arte si evolvono da casta a business globale
La galleria ha annunciato la formazione di un consiglio di amministrazione composto da dipendenti e membri esterni, tra i quali Francesco Bonami e la regista Sophia Coppola. Una mossa che potrebbe riguardare i piani di successione del gallerista
La Gagosian Gallery, la più potente e influente galleria d’arte al mondo, con 20 sedi sparse in tre continenti, da Los Angeles a Hong Kong, galleria sulla quale “il sole non tramonta mai”, ha annunciato di aver formato un consiglio di amministrazione per la gestione delle sue operazioni. La mossa rappresenta un radicale stravolgimento nella struttura manageriale della galleria, finora sotto il controllo esclusivo del suo fondatore, Larry Gagosian. Una mossa senza precedenti per una galleria commerciale che avrà ripercussioni sul modello futuro di gestione. Il consiglio di amministrazione è composto da membri provenienti da settori apparentemente disparati, dall’immobiliare alla tecnologia, al cinema e alla televisione, per “alzare il livello del pensiero strategico e della visione futura della galleria”, ha dichiarato Gagosian in un comunicato stampa.
Un super board fatto di celebrità e figure di successo che, forse per sottolineare la dimensione della sua privacy e l’indipendenza con l’esterno, si era già formato alla fine del 2021 per riunirsi già due volte nel maggio scorso. Il resto del mondo viene informato fuori tempo, ma a tempo debito. Finalmente una scelta che certifica e prende pubblicamente le misure rispetto alla crescente complessità ed eterogeneità di figure che operano nel mondo dell’arte. Un mondo elitista ma apparentemente estroverso, non più chiuso su se stesso e composto da intellettuali appassionati delle arti e ai quali basta una stretta di mano per acquisire un quadro. L’arte contemporanea, e il mondo dell’arte che la governa, hanno subìto uno stravolgimento negli ultimi 30 anni. Da casta a business globale, asset d’investimento e strumento di consenso sociale. La scelta della Gagosian Gallery certifica questo cambiamento e ha il merito di farlo in modo pubblico e privo di retorica. Una scelta dove il pragmatismo prevale sull’ipocrisia e la visione manageriale rispecchia lo stato di questo mercato unico al mondo per operatività (e volatilità), gestione di flussi ed endemiche contraddizioni.
Il consiglio di amministrazione è composto da otto dipendenti della galleria, tra i quali lo stesso Gagosian, e da dodici membri esterni, alcuni dei quali presenziano i board di importanti musei statunitensi. Tra questi figurano il curatore Francesco Bonami, la regista di “Lost in Translation” Sophia Coppola, il miliardario gestore di hedge fund J. Tomilson Hill, l’artista della Gagosian Gallery Jenny Saville e Delphine Arnault, figlia maggiore dell’amministratore delegato di LVMH Bernard Arnault e membro del comitato esecutivo. “Abbiamo riunito molte delle menti più talentuose nei rispettivi settori, alcune delle quali hanno un’esperienza specifica nell’intersezione tra il loro mestiere e l’arte. Le loro intuizioni possono aiutarci a convalidare le nostre priorità e il modo in cui stiamo posizionando l’azienda per il suo successo e crescita”, dice Gagosian in una nota.
La mossa è vista da molti come un segnale del settantasettenne gallerista rispetto ai suoi piani di successione. Il futuro a lungo termine della galleria Gagosian è infatti da tempo oggetto di interesse nel mondo dell’arte, a differenza dei proprietari delle altre mega-gallerie quali David Zwirner, Iwan Wirth, Marc Glimcher, che appartengono entrambi a famiglie di galleristi e sono anche molto più giovani. Gagosian, che non ha figli, si è sempre trovato da solo in cima alla sua azienda. Una galleria gestita come un’azienda che si occupa di creatività, gusto e della sublimazione dell’inutile. Tutto très chic.