I migliori libri del 2022 per Nordio, Calenda, Fontana, Conte, Gentiloni, Mantovano, Letta e Bonaccini
Qualcuno ha risposto suggerendo un libro uscito nel 2022. Qualcun altro ha suggerito un libro scoperto nel 2022. Ma in ogni caso il piccolo esperimento è riuscito e quella che segue è la carrellata di suggerimenti arrivata dai politici che ci hanno risposto
Nelle pagine centrali del Foglio, oggi troverete divisi per sezioni quelli che sono i nostri libri dell’anno, con qualche incursione pazza, come vedrete, e con qualche libro che abbiamo pensato di mettere a fuoco, stroncandolo, per evitare di fare brutte figure a Natale. Mentre organizzavamo la nostra carrellata abbiamo tentato uno scatto creativo e abbiamo posto ad alcuni politici la stessa domanda che ci siamo posti noi: qual è il miglior libro letto nel 2022?
Qualcuno ha risposto suggerendo un libro uscito nel 2022. Qualcun altro ha suggerito un libro scoperto nel 2022. Ma in ogni caso il piccolo esperimento è riuscito e quella che segue è la carrellata di suggerimenti arrivata dai politici che ci hanno risposto.
Il primo a offrici il suo libro dell’anno è Carlo Nordio, ministro della Giustizia, parlamentare di Fratelli d’Italia, che considera il miglior libro letto nel 2022 “L’opium des intellectuels” di Raymond Aron, “libro di più di mezzo secolo fa trovato a Parigi”, che secondo Nordio è “la più sferzante e intelligente critica alla presunta superiorità morale degli intellettuali di sinistra”.
Il secondo a risponderci è Carlo Calenda, senatore e leader di Azione, che considera il suo libro dell’anno “Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln”, che, secondo Calenda, “spiega perfettamente il genio politico di Lincoln e la capacità di gestire avversari, avversità e pubblica opinione”.
Il terzo a rispondere è Giuseppe Conte, senatore e leader del M5s, che considera il suo libro dell’anno “Il grande racconto del Mediterraneo” di Egidio Ivetic, edizione il Mulino, “un affresco trasversale del Mare Nostrum, sempre in bilico tra dialogo e conflitto, un libro che ripercorre una storia plurisecolare di quello che è stato un ponte tra culture e storie differenti”.
Secondo Paolo Gentiloni, ex presidente del Consiglio e oggi commissario europeo all’Economia, i libri dell’anno, sono due. Primo: “Disorder”, di Helen Thompson, Oxford University Press, “buon compendio delle sfide attuali”. E poi: “Spin Dictators: The Changing Face of Tyranny in the 21st Century”, Princeton University Press, “metodi meno sanguinari di molti odierni uomini forti”.
Enrico Letta, attuale segretario del Pd, consiglia “Storia confidenziale dell’editoria italiana” di Gian Arturo Ferrari, Marsilio, “un libro sull’epopea affascinante dei libri italiani: ne sono uscito ancora più innamorato dei libri e con la grande speranza che il futuro sarà ancora più pieno di libri”.
Uno dei suoi possibili successori, Stefano Bonaccini, offre un consiglio più leggero e suggerisce “La partita. Il romanzo di Italia-Brasile”, di Piero Trellini, Mondadori, “perché intere generazioni ricordano perfettamente dov’erano e cosa facevano il giorno in cui battemmo 3-2 il Brasile celebrando un eroe nazionale che diventò internazionale come Paolo Rossi, in un momento drammatico, gli anni di Piombo, durante il quale l’Italia si strinse attorno a Bearzot, Zoff, Rossi e tutti quei ragazzi che unirono un paese e intere generazioni in un trionfo collettivo”.
Infine una risposta articolata ce la offre anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, della Lega, che prima si è esercitato in una simpatica captatio benevolentiae del direttore di questo giornale – “Ho letto con interesse Le Catene della destra”, libro non tenerissimo né con Fontana, né con il suo partito, né con quello di Meloni, “e l’ho fatto perché ho sempre ritenuto che tutte le proposte letterarie, quando contengono critiche intelligenti e costruttive, vadano accolte e approfondite e non riposte nel cassetto degli steccati ideologici”. Fontana consiglia poi “Suicidio occidentale” di Federico Rampini, un volume che, secondo il presidente della Camera, “ha il merito di accendere i riflettori anche sull’abisso dell’omologazione – strumento tipico delle imposizioni totalitarie – in cui sta precipitando la nostra civiltà giorno dopo giorno. Non un campanello d’allarme, quello di Rampini”, dice Fontana, “ma uno squillo di trombe, che si deve ascoltare, a partire da una riflessione sulla diversità, che non è indice di superiorità di alcune realtà su altre, ma espressione di democrazia e di rispetto della storia, dei valori, dell’identità e delle radici che ci appartengono. Cerchiamo di esserne fieri custodi”.
Alla fine della giornata, ci risponde anche Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e ci risponde offrendoci questa indicazione: “Se scrivi un libro e lo intitoli ‘Dio o niente’ significa che non fai sconti. Da anni, grazie all’editore Cantagalli, Robert Sarah ci pone davanti non a un testo sacro, o a un indistinto spirituale, ma a un Dio che diventa carne e sangue. ‘Per l’eternità’, pubblicato nel 2022, affascina come i precedenti a firma del cardinale, perché conduce sulla soglia dell’abisso, e convince che nell’abisso precipiti se ti lasci imprigionare dalla quotidianità assillante, dall’ansia di prelazione, dalla pretesa di risolvere tutto. Mentre lo eviti (l’abisso), se ogni tanto alzi il tuo sguardo. ‘Libro di meditazione per sacerdoti’, dice il sottotitolo di ‘Per l’eternità’. Ma non è soltanto roba da preti”.
Grazie e buona lettura.