una storia autobiografica
Il dolce naufragar tra i libri, sommersa dalle troppe richieste di recensioni
"Non puoi non farlo tu". Recensirli, si sottontende. E allora via con manuali di caccia e pesca, o ancora volumi su Catanzaro. Pretese costanti: lusinghiere e al contempo minacciose. Fino a quando non ci si ritrova a Potenza, a parlare del romanzo sbagliato, di fronte all'autore sbagliato
Cara Annalena, spero tutto bene. Ti scrivo perché stiamo per pubblicare un libro che non poteva non farci pensare a te. È un giallo ambientato in un mondo distopico minacciato da funghi velenosi vestiti da damine del Settecento. Intanto però volevo sapere che cosa pensi di quei cinque romanzi che hai ricevuto l’altroieri, quando ne scriverai?
Da bambina leggevo sempre, leggevo tutto e un mio compagno di scuola materna diceva che se ci fosse stato scritto sopra qualcosa avrei letto anche la cartigienica, la maestra lo sgridava ma io non capivo perché lo sgridasse: era vero, sarebbe stato magnifico leggere Tiramolla anche sulla cartigienica. Quindi di che cosa ti lamenti, adesso, ingrata? Non mi lamento, però adesso scusa devo rispondere a un tizio che è infuriato perché non ho risposto alla richiesta di presentare il libro di suo cugino a Catanzaro. Ma il tizio chi è? Non lo so, ma ha detto che il libro di suo cugino è bellissimo: è un romanzo storico su Catanzaro e io adesso mi sento in colpa ma Catanzaro è lontana e il libro non l’ho letto. E se è bello? Se scopro che Catanzaro è come Yoknapatawpha di Faulkner? E se dopo aver letto questo libro la mia vita sarebbe stata tutta a Catanzaro? E se fosse stata bellissima?
Ma non ho fatto in tempo perché la mia vita è governata dai libri e sono tutti libri molto esigenti, soprattutto i manuali di caccia e pesca che è inconcepibile che non me ne occupi io, che non li recensisca io, che non li presenti io nelle riserve di caccia di tutto il paese.
Non puoi non farlo tu, in particolare, è la frase che mi governa e mi rovina.
Non puoi non farlo tu è una frase che significa un sacco di cose, anche minacciose oltre che lusinghiera, tranne una: non puoi non farlo tu.
Non puoi non farla tu questa storia dell’equitazione, non puoi non farlo tu questo memoir sulla guerra del Peloponneso, non puoi non farlo tu questo vademecum su come si diventa un tiranno in sei mesi, non puoi non farlo tu questo romanzo sulla gentrificazione, non puoi non farla tu questa autobiografia di un’anatra d’acqua dolce. E io annuisco e penso: chi altro potrebbe parlare come me di gentrificazione nel Peloponneso?
Beh, prima devo leggerlo, appena trovo il tempo, è la risposta che dà inizio alla rovina.
Te lo mando! Va bene il pdf?
Il pdf va sempre bene, certo, io amo i pdf e ho un dottorato in pdf, posso leggere il pdf di qualsiasi cosa e provo una specie di eccitazione davanti ai pdf perché posso poi ritrovare delle frasi usando solo una parola chiave, senza risfogliare tutto il libro cercando le sottolineature o le orecchie o i segnetti (mi maledico quando faccio ancora i segnetti, che poi diventano subito invisibili, scompaiono, si autocancellano, o vengono cancellati da gente che mi boicotta), insomma evviva i pdf, che posso iniziare a leggere in qualunque momento, anche mentre attraverso sulle strisce e fuori dalle strisce. Il momento in cui dico: ok, pdf, è un momento di tregua, in cui mi sembra che ho ancora una libertà, la possibilità di entrare in libreria e trovare un altro libro che non mi aspettavo e leggerlo tutto lì, facendomi sgridare dai librai come quando avevo vent’anni e avevo una vita.
Ma poi il pdf arriva. Anzi, arriva subito, all’istante. Non è vero: è già arrivato; se uno dice pdf, alla “d” arriva, posta in entrata nuovo messaggio. Va ad aggiungersi agli altri pdf, e tutti i pdf insieme si prendono per mano e mi ballano intorno, minacciosi. Pdf grassi, pdf magri tutti cantano in coro: leggimi, a volte mi tirano addosso la bibliografia e i ringraziamenti, ma solo quando sono molto incazzati, quando sentono che un altro pdf è passato avanti ingiustamente nell’elenco delle priorità: scusami pdf, ma a me la fantascienza non piace molto, non la capisco. Ma questa non è vera fantascienza, non essere volgare: è una metafora della fantascienza, quella navicella spaziale in realtà è una donna, anzi quella navicella spaziale sei tu, non può non piacerti. Scusami pdf, ma non me la sento di leggere questa spy story ambientata in un formicaio. Ma come un formicaio? È solo in apparenza un formicaio, e non è una spy story, è un saggio sulla contemporaneità di quelli che piacciono a te. E a quel punto penso che tutte le cose significano un’altra cosa, non solo il formicaio e la navicella spaziale, ma il latte, il cibo per i gatti, i depliant nella cassetta della posta. Niente significa quello che significa, ma una cosa molto più importante. Non so che cosa, ma so che è importante.
E comunque: sono passate già due ore, è passata una notte intera, è passato un giorno. E a quel punto, dopo un giorno, come posso essere così pazza da non avere ancora letto l’autobiografia di un’anatra d’acqua dolce? Sono solo ottocento pagine, sono solo cinquecento pagine, sono solo trecento, dai, non l’hai ancora letto?
Dalla cartigienica della scuola materna sono molto cambiate le forme e l’intensità con cui compro libri, li ricevo, ci penso, ne parlo, ne scrivo, li sogno la notte, ma soprattutto li leggo. Perché dev’essere chiara una cosa, sennò non vado avanti: li leggo (mi capita di sentirmi dire da persone che credono di stupirmi: perché sai, io un libro lo leggo tutto. E mi strizzano l’occhio. Ah, wow, sei grande, ma perché, c’è forse un altro modo? Ci metti la mano sopra e lo assorbi o lo metti sotto il cuscino e ti entra nel cervello? Quanti anni hai, tredici? Una volta l’ho fatto anch’io, ho messo sotto il cuscino il libro di storia e ho preso 4 all’interrogazione. Ma ero, appunto, minorenne. E comunque se mi strizzi ancora l’occhio ti tiro un calcio).
Ho imparato a leggere in tutti i modi possibili, oltre al pdf: bozze di carta, bozze non definitive, libro rilegato, libro non rilegato, file di word, sul computer, sull’iPad, sul kindle, sul telefono, sui muri. L’unica forma in cui per me è impossibile leggere è via audio: un libro ascoltato non è mai un libro letto. Mentre ascolto un libro potrei fare qualunque altra cosa che mi distrae, ad esempio leggere un bel pdf. Ho imparato a leggere tutto, ma amo i pdf senza condizioni. Posso piangere solo se mi lascia un pdf, per il resto me ne fotto.
Dentro questo inseguimento, dentro questo seppellimento, dentro questo struggimento in cui i libri mi guardano dalla scrivania, dal computer, dal comodino, dal divano, dalle sedie e sono sempre molto delusi da me perché non leggo abbastanza velocemente (ecco perché poi mi lasciano e si mettono con un lettore velocissimo), dentro questo soffocamento c’è la grande bellezza dei libri belli, dei libri che sapevo che erano belli ancora prima di leggerli e dei libri che invece non lo sapevo e quindi adesso sono esaltata.
La bellezza dei libri che aspettavo e la meraviglia dei libri che non aspettavo. La fortuna di scrivere quello che voglio di tutti i libri che voglio. Come se le giornate fossero di quaranta ore, come se avessero messo Tiramolla sulla cartigienica.
Dopo aver letto l’autobiografia di un’anatra d’acqua dolce scrivo che in effetti è un bellissimo romanzo, mi ha affascinato, convinto, e mi sento felice perché è vero, è davvero un bel libro, ma mi sento ancora più felice perché è un pdf in meno. A quel punto però, poiché l’anatra mi è tanto piaciuta e ho trovato parole così anatrose per descriverla, “sta per uscire il romanzo di un barbagianni, è il suo libro più coraggioso secondo me, so che ti piacerà, so che è in buone mani e comunque dovresti già avere il pdf. A proposito, sarebbe bello che tu presentassi il libro dell’anatra su quel lago in Trentino-Alto Adige, a soli sei treni e quattro pullman da Roma, l’autore ci tiene molto, mi fai sapere con calma tra dieci/quindici minuti? Non puoi non farlo tu”.
La rovina è una tentazione perenne, la rovina è un posto pieno di libri e pdf (teoricamente, il paradiso) in cui io perderò il capolavoro della letteratura mondiale per eccesso di stimoli e inseguimenti. Per questo, per questa paura, quando ricevo un pdf non resisto alla tentazione di aprirlo subito, di leggere le prime dieci o venti pagine: perché sono pronta in qualunque momento a uccidere gli altri pdf, a farli precipitare in fondo alla fila. “Cos’è successo a quel pdf?”, “è morto cadendo dalle scale”.
Ma la rovina è anche un posto in cui, se prendo coraggio, se sparisco con un pdf rubato oppure dico che però adesso è un momento difficile, ho il Covid, ho la congiuntivite, ho il ginocchio della lavandaia e il gomito del tennista o ho queste cose tutte insieme, le persone e i libri diventano subito molto comprensivi: allora facciamo così, ti leggi solo questi cinque, il sesto non importa, ti lascio in pace. Il sesto magari la settimana prossima, non c’è fretta, dimmi solo se allora prendi il pullman per Potenza per quella presentazione alle undici del mattino? Guarda che è comodissimo, parte alle 4 da Tiburtina, lo prendono tutti.
Se lo prendono tutti, allora voglio prenderlo anch’io. Voglio arrivare a Potenza sotto il diluvio universale e venire anche maltrattata dall’autore del libro che è nervoso perché c’è poca gente (alle undici del mattino a Potenza, chi dovrebbe esserci? Un prete spretato, un ragazzino che ha fatto sega a scuola e cerca un posto dove nascondersi, una tizia che vuole darmi tutti i suoi pdf, la signora che vende i libri e io; no, a essere sinceri anche un uomo che alza la mano per una domanda: vuole sapere perché i suoi romanzi di fantapolitica non vengono pubblicati ed è piuttosto aggressivo). Io comincio a parlare con molta convinzione dell’anatra d’acqua dolce, e ne parlo con sapienza dopo aver letto il pdf e averne scritto, e mentre parlo mi rendo conto che era in Trentino Alto Adige che dovevo parlare dell’anatra d’acqua dolce, ma ormai lo sto facendo, e la cosa incredibile è che mi stanno ascoltando tutti, e anche l’autore del libro fa sì con la testa, e alla fine mi dice: bella la metafora dell’anatra d’acqua dolce. Gli rispondo: tutte le cose significano qualcos’altro.
A Potenza voglio espiare tutti i pdf che ancora non ho ancora letto, voglio scusarmi con i capolavori di cui non mi sono accorta, e sul pullman del ritorno voglio leggere i libri che mi mancano. In pace. Ma mentre sono in pullman, ancora bagnata dal diluvio dell’andata, squilla il telefono e io assurdamente rispondo: è l’autore del libro, vuole scusarsi se mi è sembrato un po’ nervoso, ma non è certo colpa mia, né sua, è colpa dei librai, del governo, della Russia, dell’ignoranza e di Amazon, così per diciotto minuti alla fine dei quali mi dice che è stato tanto felice di questa bella presentazione, sarebbe bello farne un’altra prestissimo, magari in un’altra città, magari con un’organizzazione migliore, magari con il sole e l’aereo: solo tu puoi farlo.
Cade la linea, stacco il telefono, mi rimetto a leggere. Questo pdf è fantastico. Non so perché, ma sento che la rovina non mi riguarda più: è come l’anatra d’acqua dolce.
Universalismo individualistico